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Premio Sapio per la Ricerca Italiana Edizione 2004





 
Già da alcuni anni le cellule staminali vengono utilizzate con successo nella cura delle leucemie. Molti ritengono che in futuro il loro impiego potrà estendersi anche ad altri settori della Medicina quali la Cardiologia e la Neurologia. Le aspettative degli scienziati sono molte, ma per raggiungere i traguardi più ambiziosi la ricerca deve fare ancora molta strada. Questi temi sono stati al centro di un importante convegno tenutosi lo scorso 15 Ottobre presso l’Università degli Studi di Milano. L’incontro, intitolato “Workshop on stem cell and tumor tissue banking” ha celebrato anche la nascita a Milano di un centro avanzato per la raccolta e la conservazione di materiale biologico, un futuro punto di riferimento per la Ricerca italiana ed europea.

A che punto si trovano le ricerche sulle cellule staminali? Quale impatto avranno sulla medicina di domani? Cosa sta facendo l’Italia in questo campo? Questi sono alcuni dei temi del congresso scientifico tenutosi nell’Ottobre scorso all’Università di Milano, per la sesta edizione del Premio Sapio. Importanti personalità del mondo scientifico italiano ed internazionale hanno preso parte all’evento, offrendo a ricercatori e studenti l’opportunità di approfondire molti argomenti di interesse nel campo delle Biotecnologie e della Medicina.
Il programma della giornata si è articolato in due parti. La prima, presieduta da Paolo Rebulla (Milano Cord Blood Bank e Cell Factory, Università di Milano) si è incentrata sui risultati raggiunti nel campo delle cellule staminali e sulle prospettive future nella ricerca clinica e di base. La seconda parte, presieduta da Jim Vaught (National Cancer Institute), è stata dedicata all’Oncologia e al ruolo strategico delle biobanche nella ricerca. Questo convegno, infatti, è stato organizzato in concomitanza con la nascita a Milano di BioRep, un centro avanzato per la raccolta e la conservazione di materiale biologico, concepito per offrire molteplici servizi di supporto alla Ricerca Medica e di Base.

Cellule Staminali: studi e prospettive
I progressi scientifici nel campo delle cellule staminali e i dibattiti che ne conseguono trovano oggi larga eco nei mass-media.
Ma cosa sono le cellule staminali? E perché suscitano tanto interesse?
Le cellule staminali si trovano nell’embrione, nel cordone ombelicale e in alcuni tessuti dell’adulto e si caratterizzano per il fatto di essere cellule non-differenziate. Dividendosi, esse possono dar luogo ad altre staminali oppure a cellule destinate a differenziarsi in modo irreversibile. Grazie a questa proprietà, si pensa che possano essere utilizzate per riparare organi o tessuti umani danneggiati.

La Cardiologia è uno dei settori della Medicina maggiormente interessati al possibile impiego di staminali: alcune applicazioni sperimentali prevedono ad esempio l’impiego di queste cellule per la cura dell’infarto del miocardio.

Anche la Neurologia nutre molte aspettative. La scoperta di staminali cerebrali fa infatti intravedere la possibilità di curare un giorno malattie gravi e diffuse come l’Alzheimer od il Parkinson. Gli addetti ai lavori invitano però alla prudenza: il campo delle cellule staminali costituisce senza dubbio una meravigliosa opportunità per la ricerca, ma è un campo giovane, in cui scoperte e smentite si susseguono senza sosta. Quello che per ora si può dire con certezza è che le cellule staminali sono una vera grande opportunità, perché già si prestano ad uno spettro molto ampio di studi e sperimentazioni, che vanno dai trapianti all’analisi farmacologica, fino alla riproduzione in laboratorio di particolari patologie, per studiarne l’evoluzione.

Un altro contributo nel campo della Neurologia è stato portato da chi da anni conduce ricerche sul Morbo di Canavan. Questa rara malattia genetica colpisce in età infantile, con sintomi molto gravi: ipotonìa, difficoltà di movimento, cecità, crisi epilettiche. I pazienti muoiono di solito in età adolescenziale.

Tale patologia è dovuta ad una mutazione nel gene dell’enzima Aspartociclasi, che provoca un accumulo di acido N-acetilaspartico nel cervello. L’équipe impegnata in questa ricerca ha messo a punto un protocollo clinico per trasferire copie funzionali del gene nelle cellule nervose, utilizzando un vettore virale e raccogliendo risultati iniziali incoraggianti. E’ questo il primo esempio di terapia genica applicata ad una malattia degenerativa: la sfida è ora quella di ricreare il tessuto cerebrale nelle aree danneggiate utilizzando le cellule staminali. Le prime sperimentazioni sui pazienti verranno avviate entro i prossimi diciotto mesi.
Di grande interesse sono anche le ricerche condotte sull’impiego di cellule staminali dermiche e cerebrali nella cura delle lesioni spinali da trauma. Sembra che nei ratti sottoposti al trapianto di staminali, pur rimanendo le lesioni iniziali, si possano ripristinare alcune funzioni motorie. E’ bene sottolineare che questi risultati, pur incoraggianti, si riferiscono solo a modelli animali e pertanto vanno presi con le dovute cautele.
Le speranze che la medicina ripone nella cura con le staminali sono molte, ma bisogna essere prudenti per evitare di generare entusiasmi troppo precoci o aspettative fuori luogo: servirà ancora del tempo prima di arrivare a molte applicazioni terapeutiche e vi è ancora molto lavoro da fare nel campo della ricerca.

Su di un punto gli scienziati sono concordi: lo sviluppo di queste nuove terapie nel prossimo futuro porrà la necessità di infrastrutture in grado di stoccare cellule e tessuti umani con elevati standard qualitativi e con la garanzia di immediato reperimento. Paolo Rebulla, in particolare, ha sottolineato l’importanza della corretta conservazione di questo materiale biologico per la ricerca e la terapia.


Banche di materiali biologici
Nel corso del convegno si è parlato anche delle nuove frontiere delle Biotecnologie applicate allo studio dei tumori.

E’ emerso con chiarezza nel corso delle relazioni che la conservazione di cellule e tessuti è una necessità primaria anche nel campo della ricerca oncologica.

Riportando l’esperienza delle tissue-bank statunitensi (NIH-NCI), si è parlato dei mutamenti della ricerca scientifica a livello globale e della necessità crescente, da parte di istituzioni di ricerca pubbliche e private, di usufruire di grandi criobanche.

Tale necessità comporta una notevole mobilitazione di finanziamenti per potenziare e modernizzare le infrastrutture esistenti o per costruirne di nuove.

Un momento importante della giornata è stato quello della presentazione al pubblico di BioRep, il più grande centro italiano per il deposito e la conservazione di materiale biologico. Il progetto, che punta a diventare una realtà di riferimento a livello europeo, è supportato da due grandi aziende italiane che operano nel settore dei gas criogenici e delle basse temperature e nasce in collaborazione con il Coriell, uno dei più prestigiosi istituti americani che si occupano di criopreservazione.

Si tratta di un centro tecnologicamente all’avanguardia, in grado di garantire la raccolta e lo stoccaggio di cellule e tessuti con elevati standard di sicurezza e di fornire servizi integrati di Biologia Cellulare e Molecolare. BioRep darà risposta alle numerose e crescenti esigenze della ricerca scientifica in ambito universitario, biomedico e industriale.

Anche l’Italia si trova quindi in prima linea in un settore strategico di grande interesse. Come ha infatti sottolineato Marco Pierotti dell’Istituto Nazionale Tumori Milano “Con la Genomica possiamo decifrare tutto del paziente e il materiale biologico è come le fondamenta su cui bisogna costruire questa casa. Conservando e mettendo a disposizione della comunità scientifica questo materiale, rendiamo le biotecnologie applicabili a una concretezza clinica e non le lasciamo all’interno dell’astrattezza accademica”.

Cosa sono le cellule staminali
Le cellule staminali si caratterizzano per il fatto di essere cellule non-differenziate; non possiedono cioè caratteristiche funzionali e strutturali specializzate.

Durante il ciclo vitale di un organismo esse possono dividersi senza limite, dando luogo ad altre staminali oppure a cellule destinate a differenziarsi in modo irreversibile.

Le staminali hanno un ruolo fondamentale nel rimpiazzare, all’interno dei tessuti, quelle cellule specializzate che non hanno esse stesse la capacità di dividersi. Grazie alle loro proprietà, si pensa che le staminali possano essere utilizzate in medicina per riparare organi o tessuti umani danneggiati.

Esse si trovano nell’embrione, nel cordone ombelicale e in alcuni tessuti dell’adulto, per esempio nel midollo osseo. Le cellule prelevate dal midollo sono, in effetti, già utilizzate da parecchi anni nella cura delle leucemie.

Le staminali adulte si trovano però ad un livello di differenziamento più avanzato rispetto a quelle embrionali.

Infatti, mentre le staminali embrionali sono pluripotenti (possono cioè trasformarsi in molte altre cellule di tessuto umano come, ad esempio, cellule del fegato, del cuore, delle ossa, del cervello etc.), quelle adulte si differenziano in genere nei tipi cellulari del loro tessuto di appartenenza.

Negli ultimi anni, però, si sono raccolte evidenze che anche le staminali adulte, in opportune condizioni, possano seguire vie di differenziamento diverse.


Sono intervenuti al convegno “workshop on stem cells and tumor tissue banking”:
Alberto Albertini (Direttore dell’Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR); Francesco Salamini (Direttore del Centro di Eccellenza CISI dell’Università degli Studi di Milano);

Cesare Angelantoni (Presidente di BioRep);
Maurizio Colombo (Vice-presidente del Gruppo Sapio S.r.L. e Presidente di Sapio Life);

Elena Cattaneo (Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Centro di Eccellenza sulle Malattie Neurovegetative dell’Università degli Studi di Milano);

Paola Leone (Direttore del Cell & Gene Therapy Center UMDNJ – Robert Wood Johnson Medical School Department of Surgery, Division of Neurosurgery, The Cooper Health System, Camden, USA);

Arnon Nagler (Direttore dell’Hematlogy Bone Marrow Transplantation and Cord Blood Bank The Chaim Sheba Medical Center, Tel-Hashomer, Israele);

Paolo Rebulla (Direttore del Dipartimento Servizio Trasfusionale e Immunologia trapianti - IRCCS dell’Ospedale Maggiore di Milano);

Biagio Saitta (Associate Professor, The Coriell Institute for Medical Research, Department of Medicine UMDNJ, Camden, USA);

Marco Pierotti (Direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Nazionale Tumori Milano);

Jim Vaught (NCI Biorepositories Director Rockville, MD, USA);

Aldo Scarpa (Direttore dell’Istituto di Patologia dell’Università degli Studi di Verona);

Ida Biunno (Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR, Milano);

Fabio Marazzi (Professore di Diritto Internazionale dell’Università degli Studi di Bergamo);

Renzo Marchesi (Dipartimento di Energetica del Politecnico di Milano);

Manuela Maffè (Dipartimento di Energetica del Politecnico di Milano);

Michael Eckstein (The Coriell Institute for Medical Research, Camden, NJ, USA); Pasquale De Blasio (BioRep).


BioRep: una biobanca italiana
BioRep (www.biorep.it) è un centro avanzato per la raccolta, la manipolazione, la conservazione e la distribuzione di materiale biologico in ambito biomedico e di ricerca.

Nasce dall’impegno congiunto di due grandi realtà industriali italiane che operano nel settore dei gas criogenici e delle basse temperature: Sapio Life (società del Gruppo Sapio) e Angelantoni Industrie. BioRep non è una semplice biobanca, ma offre un ampio ventaglio di servizi correlati di biologia cellulare e molecolare per rispondere alle richieste di Università, Istituti di Ricerca e Industria.

BioRep, ha siglato un accordo di partnership esclusiva con il Coriell Institute for Medical Research (Camden, NJ, USA, www.coriell.org) un centro di riferimento mondiale per la conservazione di materiali biologici. BioRep ha sede nella zona Est di Milano, all’interno di un nascente bioparco in cui si trovano anche CISI (Centro di Eccellenza), Multimedica, Integrated Systems Enginneerig (ISE) e Bioskills.






 
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A cura di:

Pasquale De Blasio
BioRep srl

Claudio Oliveri
Università degli Studi di Milano
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