Sezioni Tematiche

Editoriale

Dalla disabilità alla diversa abilità

La parola alle Aziende

La parola alle Associazioni

La parola ai medici

La parola alle Strutture Sanitarie

Spazio riabilitazione

Parliamo di ...



 
La Regione Marche ha presentato al Ministero della Sanità un progetto di ricerca su "Sperimentazione Gestionale di un Sistema di Disease Management della Malattia di Alzheimer", da cui è poi scaturito il Progetto Alzhemier della Regione Marche.

Premessa
La malattia di Alzheimer, e più in generale la Demenza Senile, rappresenta uno dei problemi emergenti della sanità moderna per il progressivo aumento dei casi prevalenti e per l'impatto sociale che ne deriva (Max 1993, Hendrie 1998). Costituisce in particolare un gravissimo problema per le famiglie, in quanto questi pazienti devono essere seguiti continuamente mettendo in crisi anche i sistemi familiari discretamente strutturati (Hay 1997, Trabucchi 1999).

Del resto la rete dei servizi tradizionalmente offerti ai pazienti con malattia di Alzheimer sono in genere assolutamente inadeguati ad affrontare le problematiche di questi ammalati, ove i bisogni di carattere sanitario si sovrappongono continuamente a problematiche di rilevanza sociale.

Su queste basi la Regione Marche ha ritenuto di dover presentare al Ministero della Sanità, nell'ambito del Bando speciale per la Ricerca Finalizzata per l'Alzheimer del 2001, un progetto di ricerca su "Sperimentazione Gestionale di un Sistema di Disease Management della Malattia di Alzheimer", da cui è poi scaturito il Progetto Alzhemier della Regione Marche.


Progetto Alzheimer Marche
Il Progetto Regionale Alzheimer Marche è stato finanziato nel 2001 dal Ministero della Salute nell'ambito di grande Progetto Finalizzato sulla Malattia di Alzheimer.

Si è concluso nel Febbraio 2005 ed è in corso di stesura la relazione finale. Gli elementi chiave del Progetto sono basati su 4 parole chiave:
1) Alzheimer
2) UVA
3) Disease Management
4) Integrazione Socio Sanitaria


La Malattia di Alzheimer è la variante più diffusa di Demenza Senile ed è una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale che determina un ingravescente deficit di memoria, orientamento, capacità critica, fino ad una gravissima compromissione delle principali funzioni cognitive.

Non esiste ad oggi una cura efficace della malattia, ma solo trattamenti palliativi o in grado di ritardare alcuni sintomi (Rogers 1998, Rosler 1999). Esistono invece numerosi trattamenti, non solo farmacologici, per attenuarne i sintomi e per migliorare la qualità della vita del paziente e dei suoi familiari (Marriot 2000). La malattia può insorgere già dopo i 50 anni, ma il rischio cresce progressivamente con l'età.

Circa il 10% della popolazione ultraottantenne è affetta da Alzheimer o da una forma di demenza ad espressione simile. Nelle sue diverse fasi di malattia il paziente, ed i suoi familiari, sviluppano bisogni mutevoli che interessano via via figure e strutture diverse: i medici di medicina generale, gli ospedali ed i centri specialistici, le Unità Valutative Alzheimer, i Distretti, i servizi di assistenza domiciliare, i servizi sociali dei comuni, le associazioni di volontariato, i centri diurni, le case di riposo e le strutture residenziali (Wimo 1998). I centri diurni sono quelli che hanno dimostrato ad oggi il maggior consenso (Brizioli 1994), mentre permangono giudizi contrastanti sulle unità speciali residenziali per dementi (Sloane 1995). Questi centri sono comunque presenti in modo disomogeneo sul territorio, operano con criteri molto difformi sono coordinati tra di essi in modo occasionale; per questi motivi la discontinuità del trattamento e, spesso, la sua inappropriatezza, sono fonti di disagio per il paziente ed i familiari nonché causa di cattivo utilizzo delle risorse. Si è quindi affermata nel tempo l'esigenza di creare dei modelli di rete per specializzare le diverse funzioni e favorire un modello di continuità assistenziale (Bianchetti 1995).

Nella Regione Marche stimiamo circa 18.000 soggetti affetti da Demenza Senile, di cui almeno 8.000 assolutamente non autosufficienti. Nel nostro progetto il termine Alzheimer viene adottato in termini estensivi, in quanto le soluzioni offerte possono essere riferite non solo ai pazienti con stretta diagnosi di Malattia di Alzheimer, ma a tutte le Demenze Senili in cui si associano deficit di memoria e disturbi del comportamento. I problemi principali legati all'assistenza all'Alzheimer sono da individuarsi nelle tardive o incomplete diagnosi, nella scarsità di servizi specifici a supporto del paziente e della famiglia, nell'assenza di coordinamento tra i diversi servizi esistenti.


Le UVA (Unità Valutative Alzheimer) sono degli organismi multiprofessionali istituiti con D.M. n. 214 del 20.07.2000 per la valutazione dei pazienti candidati al trattamento con le specialità medicinali a base di Donepezil Cloridrato e di Rivastigmina.

La realizzazione delle UVA ha consentito di costruire in tutto il territorio nazionale una rete diffusa di servizi, tutti a valenza clinico-diagnostica, ove hanno cominciato a lavorare insieme diversi referenti dei servizi sanitari locali, sia ospedalieri che territoriali (Fuschillo 2004).

Le UVA hanno inoltre rappresentato in qualche modo un "luogo" ove la famiglia dei pazienti Dementi ha avuto l'opportunità di confrontarsi con operatori specializzati, finendo per proporsi come veri terminali (Rodriguez 2003).

Nel nostro progetto si è inteso di sviluppare al massimo la funzione delle UVA facendo leva sulla loro organizzazione per strutturare una rete di servizi professionale omogeneamente diffusa sul territorio.


Il Disease Management (DM), nella sua forma originaria, è un approccio alla cura dei pazienti affetti da patologie croniche che prevede l'educazione del paziente a controllare in modo costante il suo stato di salute e a seguire nel dettaglio la terapia prescritta (Brizioli 2001). I programmi terapeutici sono basati sui principi della Evidence Based Medicine ed il trattamento presuppone anche l'adesione a programmi di prevenzione, supportato da uno staff di operatori sanitari che segue il paziente nel tempo. Questo modello di DM, inizialmente supportato e sponsorizzato dalle principali industrie farmaceutiche, è stato progressivamente affiancato da un modello ispirato al trattamento "integrato e multidisciplinare" della malattia. In questa chiave il Disease Management non ha più come obiettivo la semplice riduzione della spesa sanitaria, ma più in generale l'appropriato ed efficace utilizzo delle risorse, il cui consumo specifico può anche aumentare - specie nel caso di utilizzo di servizi di long term care - purchè il beneficio complessivo del trattamento sia dimostrabile in termine di specifici outcome, ma anche di costi sociali e qualità della vita del paziente e dei caregivers (Zitter 1994, Bodenheimer 1999).
Un modello di questo tipo, che comporta alti costi di gestione, deve essere necessariamente supportato da grandi organizzazioni o da autorità governative; su questi presupposti il modello non ha dimostrato effettivi vantaggi economici nel sistema statunitense (Boult 2000), ma ha riscontrato invece crescente interesse nei paesi Europei (Lauwrence 1996, Ellrodt 1997, Richards 1998), ove l'accezione Disease Management viene comunemente utilizzata in senso estensivo e ricomprende l'adesione del paziente a specifici percorsi clinico-assistenziali "evidence-based" nonché la stretta integrazione e coordinamento dei diversi soggetti erogatori coinvolti nella gestione del paziente.


L'Integrazione Socio-Sanitaria rappresenta una sorta di Chimera del nostro sistema di Welfare. Sulle problematiche della integrazione socio-sanitaria si interrogano da diverse anni le Regioni ed i Comuni, con implicazioni che il D.L. 229/99, il DPCM 18 febbraio 2001 ed il successivo DPCM 29.11.2001 di definizione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), non sono riusciti a sciogliere.
Rimane il problema delle famiglie che continuano a non trovare non solo risposte, ma spesso neanche interlocutori a cui porle in modo coerente.
La creazione di una sorta di "agenzia" che assuma in sè le problematiche della integrazione dei servizi esistenti diviene in questa ottica strumento essenziale. Anche se una "agenzia" non può risolvere le numerose problematiche legate alla definizione di regole per l'erogazione, l'accesso, la copertura finanziaria dei servizi, una realtà con un compito di questo tipo potrà svolgere non solo funzione di indirizzo ma anche di stimolo allo sviluppo di servizi coerenti al bisogno e rispondenti agli indirizzi della legislazione nazionale.


Facendo base su queste parole chiave il Progetto Marche, aveva come obiettivo la sperimentazione di un Sistema di assistenza continuativa per i pazienti con Demenza Senile, la formazione del personale, la proposizione di un Modello di Rete dei Servizi ed il suo funzionamento a regime.

Il progetto è stato curato da un Comitato di Coordinamento Scientifico cui hanno dato il loro contributo esperti riconosciuti in campo nazionale ed internazionale: Enrico Brizioli (coordinatore) Guido Gainotti, Massimiliano Panella, Leandro Provinciali, Osvaldo Scarpino, Marco Trabucchi.

Il Progetto ha avuto come principali Output la definizione del modello di Rete dei Servizi e la sua sperimentazione, previa formazione di oltre 1500 operatori, la creazione di 6 Centri Diurni e 2 Unità Residenziali Alzheimer in RSA, la realizzazione di diversi studi scientifici, la pubblicazione di due importanti libri per i tipi della prestigiosa casa editrice Franco Angeli.

I due Libri sono "Malattia di Alzheimer: manuale per gli operatori" e "Progettare l'Ambiente per l'Alzheimer" e sono stati curati, oltre che dai membri del comitato scientifico, da alcuni ricercatori esperti coinvolti nel progetto. Il primo libro è uno strumento essenziale e completo, basato sulle più recenti conoscenze e sui principi della Evidence Based Medicine, destinato a tutti coloro che sono chiamati a fornire a questi pazienti risposte assistenziali, dal medico non specialista fino all'operatore dell'assistenza.

Il secondo libro è un vasto ed approfondito studio sulle soluzioni tecnico-architettoniche indicate per costruire ed adattare abitazioni private, centri diurni, residenze sanitarie, in modo da costruire intorno al paziente un ambiente "protesico" che garantisca sicurezza, serenità ed in alcuni casi anche supporto terapeutico.

La Relazione Finale, che è in fase di elaborazione, riguarda non solo i risultati della ricerca, ma fornisce anche una serie di indirizzi per lo sviluppo della rete dei servizi che è stata sperimentata.

Il Sistema proposto avrà come fulcro il Distretto Sanitario attraverso le Unità Valutative Alzheimer (UVA) e lo Sportello della Salute, e prevede l'individuazione di un case-manager referente che seguirà il paziente lungo tutto il suo percorso di malattia, indirizzandolo verso le diverse opzioni assistenziali e supportando la famiglia con informazioni, costruzione di percorsi terapeutico-assistenziali, consulenza assistenziale ed organizzativa, facilitazione dei diversi passaggi istituzionali e sanitari.

Il Sistema si completa con una serie di interventi a favore dei pazienti e delle loro famiglie migliorando l'assistenza al proprio domicilio con assegni di cura, riprogettazione della casa e fornitura di un servizio domiciliare specializzato, ma anche certificando i Centri Clinici Ospedalieri e potenziando la rete dei Centri Diurni (fino a 15) e delle Unità Speciali Alzheimer nelle RSA (fino a 500 posti letto). La formazione continua, il collegamento tra gli operatori, la continuità degli interventi assistenziali e la verifica dei risultati costituiscono gli aspetti caratterizzanti del Sistema.

La Regione Marche dovrà valutare in che misura applicare le risultanze dello studio, integrandole con i più generali interventi in favore degli anziani, le politiche per la disabilità, la programmazione delle RSA, l'organizzazione dei servizi residenziali, la riorganizzazione dell'INRCA.




Bibliografia
1) Bianchetti A., Govoni S. Il Piano Alzheimer della Regione Lombardia: un modello per l’assistenza alle persone affette da demenza. Alzheimer Update, 3: 91-94, 1995.

2) Bodenheimer T. Disease Management – Promises and Pitfalls. N Eng J Med, 340(15):1202-1205, 1999.

3) Boult C., Rassen J., Rassen A., Moore RJ., Bouquillon S. The effect of case management on the cost of health care for enrollees in Medicare HOMs. J Am Geriatr Soc 48:996-1001, 2000.

4) Brizioli E., Aprile A., Pelliccioni G., Scarpino O. Care models for demented patients having behaviour troubles: the semi-residential centre. In “Dependency, the challenge for the year 2000” JC Rey and C Tilquin eds, Swiss Institute for Public Health Press, Geneve pp. 377-382, 1994.

5) Brizioli E. Il Disease Management. In “Rapporto Sanità 2001”, Trabucchi M. e Vanara F. eds., ed. Il Mulino, pp. 159-172, Bologna 2001.

6) Cannara A., Brizioli C., Brizioli E. Progettare L’ambiente per L’Alzheimer. Franco Angeli editore, Milano 2004.

7) Ellrodt G., Cook DJ., Lee J., Cho M., Hunt D., Weingarten S. Evidence-based disease management. JAMA 278(20)1687:1692, 1997.

8) Fuschillo C., Ascoli E., Franzese G., Campana F., Cello C., Galdi M., La Pia S., Cetrangolo C. Alzheimer's disease and acetylcholinesterase inhibitor agents: a two-year longitudinal study. Arch Gerontol Geriatr Suppl. 9:187-194. 2004.

9) Hay JW., Sano M., Whitehouse PJ. The Costs of social burdens of Alzheimer’s Disease: What can and should be done? Alzheimer Dis Assoc Disord. 11(4):181-183, 1997.

10) Hendrie HC. Epidemiology of Dementia and Alzheimer’s disease. Am J Geriatr Psychiatry 6(2 suppl 1):S3-18, 1998.

11) Lawrence M. Williams T. Managed Care and disease management in the NHS. BMJ 313:125-126, 1996.

12) Marriott A., Donaldson C., Tarrier N., Burns A. Effectiveness of cognitive-behavioural family intervention in reducing the burden of care in carers of patients with Alzheimer's disease. Br J Psychiatry; 176:557-562, 2000.

13) Max W. The Economic Impact of Alzheimer’s Disease. Neurology ,43(4):S6-S10, 1993.

14) Pucci E., Brizioli E., Gainotti G., Provinciali L., Scarpino O., Trabucchi M. La Malattia di Alzheimer: manuale per gli operatori. Franco Angeli editore, Milano 2004.

15) Pucci E., Angeleri F., Borsetti G., Brizioli E., Cartechini E., Giuliani G., Solari A. General practitioners facing dementia: are they fully prepared? Neurol Sci. 24(6):384-9, 2004.

16) Richards T. Disease Management in Europe. BMJ 317: 426-427, 1998.

17) Rodriguez G., De Leo C., Girtler N., Vitali P., Grossi E., Nobili F. Psychological and social aspects in management of Alzheimer's patients: an inquiry among caregivers. Neurol Sci.;24(5):329-335, 2003.

18) Rogers SI., Doody RS., Mohs RC. Donezepil improves cognition and global function in AD. Arch Int Med 158:1021-31, 1998.

19) Rosler M., Anand R., Cicin-Sain. Efficacy and safety of rivastigmine in patients with Alzheimer’s disease. BMJ 318:633-638, 1999.

20) Sloane PD., Lindeman DA., Phillips A., Moritz AJ., Koch G. Evalueting Alzheimer’s Special Care Units: Reviewing the Evidence and Identifying Potential Sources of Study Bias. The Gerontologist, 35(1):103-111, 1995.

21) Trabucchi M. An economic perspective on Alzheimer’s disease. J Geriatr Psychiatry Neurol, 12(1):29-38, 1999.

22) Wimo A., Karlsson G., Winblad B. eds. Health Economics of Dementia. Chichester, John Wiley sons Ltd, pp. 465-493, 1998.

23) Zitter M. Disease Management: a new approach to Healthcare. Medical Interface, 8:70-78, 1994.
 












 
Cerca nel sito
 
 
Il Progetto Alzheimer della Regione Marche

Come prima

L'uomo del mistero

Dolomiti senza barriere

10 anni di sport per gli "Altri"

Polo Nautico per tutti

Il mio ritorno alla vela

Musica! Un'occasione per lottare

Parco Regionale del Delta del Po - Emilia-Romagna

 

A cura di:

Enrico Brizioli

Segnala tramite email >>