L’operazione chirurgica è per tutti
una grande paura. Per il bambino
ancora di più. I momenti
che la precedono, come l'induzione
dell'anestesia, sono i più ansiogeni per
il piccolo in attesa di sottoporsi all'intervento.
Il 60 per cento dei piccoli
pazienti soffre di ansia preoperatoria
nelle fasi che precedono l’operazione:
ha difficoltà ad addormentarsi per
paura di staccarsi dai genitori, teme
l’ambiente estraneo che lo circonda, i
colori, i rumori, gli odori e si sente sradicato
dalla sua dimensione familiare.
La paura del bambino viene alimentata
dall’incomprensione della necessità
dell’operazione. "Non ho dolore, non
mi fa male nulla – è la domanda che il piccolo si fa – perché allora mi devono
operare?". Una paura che, come la letteratura
scientifica ha dimostrato, condiziona
anche la sua ripresa post-operatoria,
provocando una serie di disturbi.
Per ridurre questo forte stato di ansia
all’Ospedale Pediatrico Meyer di
Firenze il Servizio di Terapia del Dolore
(Andrea Messeri, Simona Caprilli e
Arianna Robiglio) si è avvalso della presenza
in corsia dei clown di Soccorso
Clown (finanziato dalla Fondazione
Meyer), operatori professionisti preparati
ad interagire con il bambino con
improvvisazioni, magie, giochi e gags.
Una "sperimentazione" che è stata
oggetto della tesi di laurea della psicologa
Laura Vagnoli.
Tesi i cui risultati hanno rappresentato il nucleo centrale
dello studio scientifico pubblicato nell’ottobre 2005
dalla prestigiosa rivista internazionale statunitense
"Pediatrics". Una ricerca che per la prima volta al mondo
ha "misurato" l’efficacia della distrazione dei clown
per ridurre l’ansia nei bambini in attesa di intervento.
Ebbene, nei piccoli pazienti accompagnati dai clown l'ansia
preoperatoria si riduce del 50% rispetto ai coetanei che
hanno atteso l’intervento con la sola compagnia di mamma
o papà.
Quei nasi rossi in corsia, l’idea per la tesi ::..
"L’idea di realizzare la ricerca – spiega la psicologa
Simona Caprilli della Terapia del Dolore del Meyer – nasce
dalla curiosità e dalla voglia di approfondire l’efficacia
di tante iniziative fatte per i bambini. Mi riferisco
non solo ai clown, ma anche alla presenza dei cani addestrati
e dei musicisti. In questo caso volevamo sondare un ambito
molto ansiogeno per i piccoli pazienti, qual è appunto
il momento che precede l’intervento chirurgico". Perché
proprio i clown? Spiega l’autrice della tesi Laura Vagnoli:
"E’ un interesse che ho sempre avuto. Non a caso sono
arrivata al Meyer dopo aver contattato Soccorso Clown.
Poi, guardando in letteratura ci siamo accorti che non
c'era nemmeno uno studio di questo tipo. Perché allora
non verificare se i clown potevano aiutare i bambini ad
affrontare la paura dell’intervento? Per quantificare
l’ansia pre-operatoria dei piccoli pazienti c’è uno strumento
specifico: è m-YPAS (Modified Yale Preoperative Anxiety
Scale), una scheda di osservazione elaborata da Kain negli
Usa. Per l’occasione è stata tradotta in italiano da tre
operatori (questo per un maggiore rigore scientifico).
La scheda, costituita da cinque item, è di facile applicazione.
"Si basa sull’osservazione del comportamento del bambino
nelle due fasi che precedono l’operazione, l’attesa e
l’induzione - prosegue Laura Vagnoli – e permette di valutare
in senso quantitativo l’ansia vissuta dal bambino". Per
rendere il risultato ancora più significativo sotto il
profilo statistico la valutazione della tesista è stata
correlata con quella di un "giudice esterno".
Dal letto di degenza alla sala operatoria ::..
La ricerca ha studiato il comportamento di 40 bambini
di età compresa tra i 5 e i 12 anni, suddivisi casualmente
in due gruppi: il primo accompagnato da una coppia di
clown in corsia e l’altro con un genitore, a scelta del
bambino. "Abbiamo scelto di sottoporre allo studio bambini
che avevano un’età tale da poter apprezzare l’interazione
con i clown – spiega sempre Laura Vagnoli -. Troppo piccoli
non trovano negli operatori una distrazione e troppo grandi
non la gradiscono. Inoltre lo strumento di valutazione
(psicologica) offre la massima efficacia in questo range
di età". Vediamo allora com’è proseguita la ricerca. A
scegliere se farsi accompagnare dai nasi rossi sono stati
proprio i bambini. I piccoli che nel reparto mostravano
gradimento per le magie e le distrazioni dei clown avrebbero
poi avuto come compagni di attesa i loro coloratissimi
e vivaci beniamini. "Abbiamo cercato di lasciare la massima
naturalezza nella decisione dei bambini", ricorda Laura
Vagnoli. I clown hanno così "contattato" i piccoli pazienti
già in reparto, inventando con loro storie fantasiose
e giochi coinvolgenti. "Con alcuni bambini i clown hanno
elaborato una serie di improvvisazioni – spiegano ancora
i ricercatori-: a un bambino, ad esempio, hanno assegnato
il ruolo di presidente, mentre ad un altro quello di un
giocatore di basket che con una palla immaginaria doveva
centrare un canestro di carta. Ebbene, durante lo spostamento
tra il reparto e lo spazio di attesa della sala chirurgica
quel gioco proseguiva, trasformando un ambiente altrimenti
ostile in spazio di gioco". Un gioco che, come ricordano
sempre i ricercatori, si trasformava in base agli oggetti
che trovavano.
"Per entrare in quello spazio, i clown, il bambino
e il genitore dovevano vestirsi con
sovrascarpe, cuffia e vestaglia – aggiunge
Laura Vagnoli. Nella loro interazione i clown
continuavano il gioco utilizzando quegli
indumenti per le loro gags. Si mettevano in
testa il sovrascarpe o lo trasformavano in un
buffo fazzoletto e familiarizzavano il bambino
agli strumenti altrimenti paurosi di quell’ambiente".
Dall’attesa alla sala di induzione.
Anche il delicatissimo momento del passaggio
nella camera dove il piccolo paziente
viene anestetizzato era in compagnia con gli
amici clown. "Erano loro a invitare il bambino
a salire sul lettino e sempre loro inventavano
distrazioni fantasiose con gli strumenti
di anestesia – ricorda l’autrice della tesi -.
Addirittura alcuni bambini si addormentavano
sorridendo. Un piccolo è stato anestetizzato
mentre cantava nella mascherina che i
clown avevano trasformato in "microfono di
una radio". Ricordo un bimbo a cui erano
stati messi piccoli elettrodi che nel gioco avevano
perso la loro funzione medica diventando
medaglie. Magie che come è emerso nell’osservazione
dei due momenti hanno sciolto
la paura dei bambini verso un evento altrimenti
drammatico".
Mentre il primo gruppo di bambini veniva distratto
dai nasi rossi, il secondo (quello di controllo)
ha vissuto questi momenti con la sola
compagnia del genitore.
Con clown o senza clown, come cambia
la paura ::..
Dalle misurazioni dell’ansia nei due gruppi è emerso un
dato più che significativo. Nel gruppo con i clown l'ansia
preoperatoria cala del 50%. Il livello d’ansia registrato
da loro in sala di induzione è di 37,5, mentre quello
misurato nei bambini senza clown è di 68,25 (su una scala
da 23 a 100). Una differenza notevole testimoniata anche
dalle osservazioni espresse dagli stessi bambini. Un piccolo
paziente ha detto alla mamma prima di entrare in sala
d’induzione: "Non importa che tu venga là, i clown sì!".
Differenze che Laura Vagnoli ha scorto anche nei disegni
che alcuni bambini hanno poi fatto una volta tornati in
reparto. I piccoli seguiti dai clown hanno disegnato l’operazione
come un momento positivo con colori accesi e piccole magie.
Un bambino addirittura ha disegnato come nuova scoperta
il viaggio in ascensore. I piccoli senza clown hanno invece
tracciato composizioni piene di angoscia, dai toni bui
(molto nero e grigio) con macchine fredde e ambienti gelidi,
raffigurandosi piccoli e indifesi.
"E’ stata una piacevole sorpresa":
la parola ai genitori ::..
"E’ stata una piacevole sorpresa". "E’ un toccasana anche
per noi, ci sentiamo proprio rilassati". Positiva e piacevole:
così le mamme e i papà di bambini accompagnati dai clown
hanno risposto all’intervista fatta in attesa del termine
dell’operazione. Rilassamento, distrazione, tirano su
l’umore, non fanno esprimere le emozioni negative, aiutano
a vivere meglio l’ospedalizzazione, fanno passare il tempo:
è la descrizione che i genitori hanno fatto dell’effetto
dei clown. E ancora: "Divertente. L’attesa è il momento
peggiore, ci hanno aiutato". "Credo sia servito molto
in sala per l’anestesia, era sereno. E anche noi". Il
loro giudizio è positivo: i genitori hanno dichiarato
che la presenza dei clown in quei momenti è utile. "Benchè
dal test che ho fatto loro sia emersa una forte ansia
per l’intervento chirurgico del figlio – dice Laura Vagnoli
– nelle interviste si sono espressi favorevolmente alla
presenza dei clown. Il loro intervento ha dato ai bambini
tranquillità e serenità". Per sondare l'ansia del genitore
la ricercatrice ha utilizzato il test STAI, strumento
molto usato in psicologia a livello mondiale.
Il
giudizio degli operatori ::..
Con la stessa metodologia con cui sono stati ascoltati
i genitori, così i ricercatori hanno sondato l’opinione
di tutti gli operatori presenti in sala (anestesisti,
chirurghi, caposala, infermieri, ferristi..).
"Anche in questo caso abbiamo voluto sondare il loro gradimento,
utilizzando strumenti che permettevano di avere un valore
quantitativo – sostiene la tesista -.
Ebbene gli operatori hanno riconosciuto l’utilità della
distrazione dei clown per ridurre l’ansia dei bambini,
ma hanno rilevato che la loro presenza può rappresentare
un affollamento della sala operatoria e un rallentamento
dei tempi dell’intervento chirurgico.
Alla domanda "volete continuare il progetto", hanno risposto
negativamente perché rappresenta una presenza in più da
gestire.
Dai suggerimenti che loro stessi ci hanno posto emerge
però un orientamento positivo: la volontà di programmare
incontri tra operatori e clown per armonizzare la loro
presenza.
Culturalmente il personale di sala operatoria appare non
ancora pronto ad accogliere i clown. Ma come evidenziano
i ricercatori lo stesso accadeva anni fa quando per la
prima volta le sale operatorie si aprirono alla presenza
dei genitori. E come è successo con loro, così nei prossimi
anni può accadere anche con gli operatori clown.
Come sottolinea Simona Caprilli questa ricerca è doppiamente
importante: non solo perché fa comprendere l’efficacia
della distrazione per la riduzione dell'ansia preoperatoria
nel bambino, ma fa comprendere quanta importanza abbia
per il personale di sala operatoria intervenire su un
piccolo paziente sereno e rilassato.
Sorrisi e giochi fanno bene ::..
Lo studio ha quindi evidenziato l’importanza del gioco
e del "ridere" per i bambini in ospedale, dimostrando
scientificamente che la distrazione e il sorriso aiutano
i piccoli pazienti ad affrontare il dolore e lo stress,
agendo direttamente su ansia e paura. Il progetto "Clown
in Corsia" è finanziato dalla Fondazione dell'Ospedale
Pediatrico Meyer e si avvale dei professionisti di Soccorso
Clown
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cura di: |
Roberta Rezoalli – Azienda Ospedaliero-Universitaria
Meyer - Firenze
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