Sonoormai trascorsi più
di 15 anni da quando mi capitò di imbattermi per la
prima volta in un paziente affetto da tumore neuroendocrino.
Poche erano le informazioni su questa categoria di tumori,
se non che fossero neoplasie a bassa incidenza e, per
tale motivo, considerate rare. Rare, ma anche sconosciute:
anzi, misconosciute e non solo in termini meramente
epidemiologici.
E anche facendo ricorso alla memoria, di questi tumori
mi era concesso solo il ricordo di poche righe su qualche
testo di anatomia patologica, dove il tumore neuroendocrino
veniva sbrigativamente licenziato col termine di karzenoide
tumoren, così come lo aveva chiamato all’inizio del
‘900 Oberndorfen, oppure richiamando gli studi classici
di Pearse che alla fine degli anni ’60 aveva coniato
per questi tumori l’acronimo APUD. Niente di più e,
francamente, un pò poco.
La curiosità fece il resto e con essa l’opportunità
di partecipare ai primi pionieristici studi europei
di clinica sperimentale sugli analoghi della somatostatina,
molecole di grande interesse e di indubbio fascino che
avrebbero avuto in seguito un ruolo fondamentale nella
strategia terapeutica di questi tumori. Cresceva quindi
la consapevolezza che il nostro ospedale avrebbe potuto
diventare un importante punto di riferimento per la
gestione di questi tumori.
Un
contributo importante va riconosciuto alla grande disponibilità
dei Colleghi che ancora oggi nel nostro ospedale si
occupano di diagnostica per immagine e di laboratorio,
nonché alla attiva collaborazione, ormai consolidata,
con gli altri specialisti del settore: in primo luogo
l’oncologo, il radioterapista, l’endocrinologo, il gastroenterologo
e il pneumologo.
Quindi, l’immagine di un gruppo affiatato di esperti
che cooperano in un settore delicato come quello che
investe la gestione dei tumori rari si fece strada prima
a livello regionale e poi su tutto il territorio nazionale.
Il primo risultato che potemmo osservare e che oggi
trova un posto di riguardo fra gli obiettivi strategici
in questo settore, risiede nella qualità del prodotto
offerto al paziente in un ambito non facile; ed è proprio
per questo motivo che col tempo siamo riusciti a implementare:
• la collaborazione con altri esperti su tutto il territorio
nazionale, compreso il settore universitario;
• la partecipazione attiva alla stesura di protocolli
clinici sperimentali;
• un grosso numero di pubblicazioni scientifiche sull’argomento;
• l’attiva partecipazione a numerosi corsi su questo
tema in tutta Italia;
• l’attivazione di un sito dedicato (www.neuroendocrini.it)
attivo dal novembre 2002 e che a tutt’ggi è stato visitato
da oltre 20.000 utenti.
Così, in 15 anni, il nostro ospedale ha potuto osservare
oltre 250 casi di tumore neuroendocrino provenienti
da tutta l’Italia e, in qualche sporadico caso, anche
d’oltre oceano. Una casistica fra le più ricche in Europa,
che gratifica il lavoro di anni.
IL POLO TUMORI ORMONALI
RARI (TOR) ::..
Con queste premesse, nel corso del 2005 la Direzione
Sanitaria ha iniziato a esplorare la possibilità di
creare nella nostra Azienda un Polo di riferimento dedicato
alla gestione dei tumori neuroendocrini, che la Direzione
Generale ha reso operativo dal gennaio 2006 come “Polo
di riferimento aziendale per lo studio dei Tumori Ormonali
Rari” (TOR) che non è esaustivo per i soli tumori neuroendocrini,
ma per tutte quelle neoplasie che abbiano come caratteristica
comune la bassa incidenza e l’imprinting endocrino.
Collateralmente e allo scopo di potenziare la strategia
di reclutamento dei pazienti con le caratteristiche
inerenti al TOR, è stato chiesto dalla nostra Direzione
Generale ai competenti servizi della Regione Lombardia
l’inserimento di una lista specifica di tumori ormonali
rari nell’elenco delle malattie rare, allo scopo di
percorrere la strada dell’accreditamento istituzionale;
inoltre, il nostro ospedale è entrato a far parte della
Rete Tumori Rari, area di interesse della Rete Oncologica
Lombarda, con il duplice scopo di fornire a livello
regionale l’esperienza della nostra Azienda in questo
specifico settore e per ottenere un accreditamento come
punto di riferimento regionale.
REFERENTE AZIENDALE (TOR)
::..
Il Referente Aziendale per i Tumori Ormonali Rari ha
la responsabilità del Piano di Diagnosi e di Cura per
questi tumori con un ruolo di tipo organizzativo e di
controllo; egli gestisce i percorsi dei pazienti in
collaborazione con altri specialisti della rete interna
del Polo.
I partners coinvolti nella gestione del Polo
sono i seguenti:
U.O. Chirurgia Generale (Direttore P. Alquati);
U.O. Breast Unit (Direttore A. Bottini);
U.O. Pneumologia (Direttore G. Bosio);
U.O. Medicina Generale II e Servizio di Endoscopia Digestiva
(Direttore P. Bodini);
U.O. Radioterapia (Direttore I. Cafaro);
U.O. Medicina Generale I e Day Hospital Oncologico (Direttore
R. Passalacqua);
U.O. di Anatomia Patologica (Direttore A. Bersiga)
Servizio di Medicina Nucleare (Direttore G. Lima);
Servizio di Radiologia (Direttore L. Olivetti);
Servizio di Citogenetica (Direttore P. Cavalli);
U.O. Dermatologia (Direttore G. Caresana);
U.O. Urologia Oncologica (Direttore V. De Luca).
ATTIVITÀ E FINALITÀ DEL POLO
::..
Investire in un settore difficile come quello dei tumori
rari corrisponde a una scelta nuova e per certi versi
coraggiosa. La bassa incidenza di queste neoplasie impedisce
infatti di utilizzare i comuni indicatori per il monitoraggio
di attività, quando invece la soddisfazione percepita
dal paziente diviene un criterio di giudizio estremamente
importante e competitivo proprio perché costruito attorno
ad una patologia di nicchia. L’informazione dedicata
al paziente, che ha bisogno di precise risposte con
alto grado di expertise, diventa così un utile che non
ha e non può avere un prezzo spendibile in modo convenzionale,
ma è senz’altro un utile determinante per la qualità
di vita del malato.
EPIDEMIOLOGIA DEI TUMORI NEUROENDOCRINI
::..
Anche se il numero di patologie neoplastiche a sfondo
ormonale è numeroso, sono i tumori neuroendocrini che
occupano la parte più consistente nel gruppo dei Tumori
Ormonali Rari, e il cui modello strategico di gestione
può essere in qualche modo assimilabile alla maggior
parte dei tumori rari.
I dati conosciuti relativi all’incidenza dei tumori
neuroendocrini (NETs) ci fanno affermare che stiamo
parlando indiscutibilmente di tumori rari: infatti,
l’incidenza media di queste neoplasie si assesta intorno
a 1 caso/100000/anno. Ma se confrontiamo i dati di incidenza
clinica con quelli di prevalenza autoptica, valutati
fino a 1500 casi/100000/anno (limitatamente ai tumori
endocrini del pancreas), per quanto questi dati non
siano statisticamente confrontabili, ci accorgiamo comunque
di una forte discrepanza che interpreta bene le difficoltà
del clinico di fronte alla diagnosi di questi tumori.
Il motivo è da ricondurre sicuramente al fatto che nell’80%
dei casi questi tumori sono asintomatici (non funzionanti).
Ed anche quando sia presente un sintomo o una sindrome
caratteristica di questa patologia (emblematico è il
caso della diarrea cronica) prevale nel clinico l’idea
che la scarsa frequenza di questi tumori possa costituire
una buona giustificazione per escluderli a priori dal
campo delle ipotesi diagnostiche.
In Italia, nel 1998 è stato chiuso un importante progetto
(Progetto GEP) volto allo scopo di verificare quanti
fossero i casi di tumore neuroendocrino digestivo nel
nostro paese, con il coinvolgimento di 45 centri distribuiti
in 32 città, e finendo col raccogliere dal 1995 al 1998
470 casi, compresa una analisi retrospettiva di casi
adeguatamente documentati a partire dal 1960. In definitiva
i tumori neuroendocrini, come altre neoplasie rare,
ci sono: dobbiamo far crescere l’abitudine a cercarli
per poterli curare precocemente.
DIMENSIONE
CULTURALE DEL PROBLEMA ::..
Oltre agli aspetti dichiaratamente epidemiologici e
classificativi, esiste una dimensione culturale legata
al problema NETs che non deve essere sottovalutata,
e che è congiunta al grado di conoscenza di questo problema
da parte del clinico.
I tumori neuroendocrini infatti appartengono alla sfera
delle neoplasie rare e per tale motivo possono sfuggire
all’interesse del clinico maggiormente coinvolto negli
aspetti organizzativi ed operativi per patologie neoplastiche
più frequenti.
Spesso capita al paziente di imbattersi in Istituzioni
dove la conoscenza del problema NETs sia parziale e
dove le risorse tecnologiche per la diagnosi e le opportunità
per un corretto trattamento siano molto limitate.
La presenza di Centri con diverso grado di esperienza
ha condizionato una forte e costante migrazione sanitaria
alla ricerca di certezze sia in termini di diagnosi
che di terapia. E, in molti casi, queste certezze non
sono proprio dietro l’angolo di casa, costringendo il
paziente a spese aggiuntive, non solo in denaro. La
migrazione sanitaria è un problema nel problema: possiamo
ritrovare lo stesso paziente inserito in più data base
con problemi di lettura epidemiologica dei dati e il
risultato di una errata dimensione del problema. La
dispersione di dati che consegue a tutto questo impedisce
infine la raccolta di campioni adeguati e pertanto scarsamente
significativi in termini statistici.
Inoltre, questi tumori a causa della loro bassa incidenza
non possono recare quei vantaggi economici che sono
propri delle patologie oncologiche più frequenti, col
risultato di una ulteriore sottostima del problema.
DIAGNOSI ::..
La diagnosi di questi tumori può essere in parte semplificata
nelle forme sintomatiche: a questo scopo sono utili
alcuni esami di laboratorio insieme all’imaging radiologico
e medico nucleare.
TERAPIA TRATTAMENTO CHIRURGICO
::..
Criteri generali La terapia chirurgica riveste un ruolo
importante nel trattamento dei NETs, sia quando si esprima
come curativa con l’asportazione di una lesione primitiva
non metastatica, sia quando interpreti il ruolo della
palliazione nella malattia avanzata. Criteri generali
indispensabili per un corretto approccio chirurgico
alla malattia sono la ricerca radiologica del tumore
primitivo, lo studio delle eventuali localizzazioni
metastatiche, la ricerca immuno-(cito)isto-chimica preoperatoria,
quando possibile. Chirurgia radioguidata E’ una delle
metodiche più innovative che utilizza una gamma-camera,
una sonda manuale e uno specifico radionuclide come
tracciante. Implica esperienza e una forte collaborazione
fra chirurgo e medico-nucleare. L’indicazione principe
della metodica è nella ricerca di una primitività occulta
nella malattia metastatica. Manca ancora il riscontro
di dati definitivi sulla qualità di vita e soprattutto
sulla sopravvivenza dei pazienti trattati con questa
metodica.
TERAPIA
FARMACOLOGICA ::..
Il trattamento medico dei NETs va considerato nella
malattia metastatica. I farmaci utilizzati sono i chemioterapici,
gli analoghi della somatostatina e gli interferoni.
Chemioembolizzazione Si tratta di una metodica che appartiene
alla radiologia interventistica, adatta nei casi di
malattia avanzata limitata al fegato.
E’ uno strumento efficace per il controllo dei sintomi
con percentuali elevate in numerosi studi e un controllo
della malattia con una interessante durata della risposta.
Radiofrequenza Utile nelle forme metastatiche paucinodulari
limitate al parenchima epatico.
Con l’uso di sonde dedicate (cooled-tip o multi-hook
design) è possibile trattare lesioni con diametri anche
superiori ai 3 cm.
La metodica può essere integrata con altre forme terapeutiche
nella malattia avanzata.
Terapia radiometabolica Il trattamento radiometabolico
dei NETs in fase avanzata, prevede l’uso di sorgenti
radioattive introdotte nell’organismo per via parenterale,
orale o loco-regionale. Viene impiegata come linea avanzata
nel trattamento del neuroblastoma, feocromocitoma, paraganglioma,
carcinoma midollare della tiroide e in alcuni NETs digestivi.
La terapia radiometabolica può essere associata ad altre
metodiche terapeutiche.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
::..
L’imaging diagnostico è oggi in grado di portare il
chirurgo in sala operatoria con la certezza di asportare
il tumore neuroendocrino primitivo in oltre il 50% dei
casi. Negli altri casi è indispensabile valutare l’opportunità
di una esplorazione chirurgica in termini di cura piuttosto
che di palliazione, con uno sguardo attento alla qualità
di vita del paziente. A questo proposito, la medicina
nucleare è oggi in grado di aiutare a sciogliere il
dilemma fra trattamento medico e chirurgico, orientando
verso scelte terapeutiche differenti.
Lo studio immuno-(cito)isto-chimico della neoplasia,
anche preoperatorio, fornisce utili notizie di carattere
prognostico aiutando nella scelta terapeutica più adatta.
L’aspetto più importante per qualsiasi modalità di trattamento
è la valutazione della sua efficacia in termini di successo
terapeutico. Senza dubbio gli analoghi della somatostatina
hanno modificato drasticamente la qualità di vita dei
pazienti affetti da neoplasie endocrine e, in molti
casi segnalati, i benefici si sono osservati anche in
termini di sopravvivenza.
Il ruolo degli interferoni, specie l’alfa, necessita
ancora di un vaglio definitivo, anche se sono note le
sue proprietà immunomodulanti e apoptosiche. La chemioterapia
resta l’opzione indispensabile nelle forme indifferenziate
avanzate. Per quanto questi concetti possano oggi consentire
una gestione equilibrata della patologia neuroendocrina,
è indispensabile evitarne l’assolutizzazione. Infatti,
i tumori neuroendocrini sono ancora oggi motivo di revisioni
che contribuiscono a mostrare una nuova immagine della
malattia svelandone aspetti stimolanti ancora da esplorare.
POLO TUMORI ORMONALI RARI
::..
Telefono: 0372 405 309
e-mail: f.cirillo@neuroendocrini.it
Sito web: www.neuroendocrini.it
|