Direttore, i ragazzi sono interessati alla scienza?
I ragazzi sono interessati al mondo intorno a loro, e quindi anche alla scienza. Ma non solo, amano molto gli animali e la natura, la tecnologia e i misteri, ma vogliono anche essere interessati con storie di ragazzi come loro, magari che vivono in altri Paesi del mondo. E poi, vogliono partecipare in prima persona, ed essere coinvolti. Hanno opinioni e le vogliono esprimere.

In questi anni si registra la crisi delle iscrizioni alle facoltà scientifiche, con il conseguente rischio di un impoverimento del tessuto della ricerca nel nostro Paese. Avvicinare i più piccoli alla scienza può essere un modo per scongiurare questo rischio?
La scienza è una parte fondamentale della nostra vita, quindi non ci dovrebbe essere la necessità di “avvicinare” nessuno. Se c’è un distacco o una scarsa affezione nei confornti della scienza è perché la scuola in primis e i media la “ghettizzano”, limitandosi agli aspetti complessi o curiosi, senza rendersi conto che la scienza si “respira” tutti i giorni esattamente come per comunicare dobbiamo sapere l’italiano o per correre dobbiamo fare un pò di esercizio fisico.

In quale modo può essere raccontata la scienza ai ragazzi?
Il linguaggio semplice e vicino ai lettori per qualsiasi argomento: più un tema è difficile più va curato il modo di esporlo. E poi, nessuna preclusione: non ci sono argomenti tabù, i ragazzi sono interessati a tutto, basta presentarlo in modo accattivante.

Secondo Lei dovrebbe essere fatto di più a livello istituzionale, sul fronte della formazione, per promuovere l'interesse dei giovani alla scienza, alla ricerca?
E’ un processo che richiede tempo: se i genitori, i giornalisti e gli insegnanti pensano alla scienza come a qualcosa di molto lontano dalla propria vita, fatalmente i ragazzi faranno altrettanto.