Come ci è già capitato di scrivere su
queste pagine, la disseminazione della
scienza è un’attività impegnativa e
complessa, che può essere condotta
efficacemente solo operando su più
fronti. Uno è quello che passa per l’informazione
giornalistica, di cui chi
scrive si occupa come responsabile
dell’Ufficio Stampa del Consiglio
Nazionale delle Ricerche: una mediazione
importantissima ma condizionata
da alcuni parametri imposti dai
mass media, ad esempio la semplificazione
dei contenuti e l’accelerazione
dei tempi, che comportano un costante
rischio di scivolare nella banalità e
nella notizia ‘strillata’.
Va però considerato che sempre meno
cittadini ricorrono ai media tradizionali
quale fonte di informazione: il
numero di lettori dei giornali è drammaticamente
stagnante, i giovani si
allontanano anche dalla televisione,
l’aumento dell’offerta determinato
dalle potenzialità tendenti all’infinito
del web e dalle nuove reti radio-televisive
digitali e satellitari comporta
anche un’inevitabile difficoltà di intercettare
il canale giusto per raggiungere
il target prescelto e/o l’audience auspicata.
Inoltre, bisogna valutare che, per
una nota legge della fruizione comunicativa,
il medium connotato da una
ricezione passiva ha una penetrazione
minore, mentre le modalità più interattive,
che determinano maggior
investimento da parte del destinatario,
hanno un impatto maggiore.
Ecco perché anche chi per mestiere si
occupa di carta stampata, radio e tv
non dovrebbe sottrarsi all’impegno
volto a raggiungere direttamente i cittadini,
soprattutto al fine di promuovere
nel miglior modo possibile le fortunatamente
sempre più numerose
iniziative di divulgazione, attivate
dalla comunità scientifica e da varie
organizzazioni. Principi quali l’interattività
e l’hands on, all’estero praticati
da decenni, si vanno sempre più diffondendo
anche nel nostro Paese, con
soddisfazione generale, sia per il loro
successo quantitativo, sia per l’auspicato
ritorno che se ne attende, ad esempio in termini di recupero nelle
iscrizioni alle facoltà scientifiche.
In questo senso, lo sforzo del Cnr è
apprezzabile, ancorché insufficiente
rispetto alle esigenze e l’Ufficio stampa
cerca di non far mancare mai il suo
appoggio: sia con iniziative organizzate
direttamente dall’Ufficio, sia promuovendo
sui media quelle curate da
altri uffici e istituti dell’Ente.
Un esempio recente del primo caso è
‘Scienziati e studenti all’Auditorium’,
che si è svolto fino all’aprile scorso
presso il Parco della Musica di Roma.
L’evento, dedicato ai ragazzi delle
superiori e in questa terza edizione
dedicato a ‘La salvaguardia del nostro
pianeta’, mira a stabilire un rapporto
diretto fra i ragazzi e i ricercatori in un
terreno ‘neutro’, fuori delle aule e dei
laboratori. Dunque non un insieme di
lezioni, ancorché semplificate, ma uno
scambio, un percorso didattico che
parte con la presentazione del progetto
alla classe, prosegue con il lavoro di
ricerca dei ragazzi che realizzano uno
‘spot’ da presentare il giorno dell’incontro,
e termina con l’interazione
con i ricercatori.
Il successo della formula creata da Rita
Bugliosi e Fabrizio Casa è attestato dai
numeri della partecipazione: 25 scuole
e 1.600 studenti coinvolti in una
ventina di incontri. L’intenzione è che
i ‘corti’ realizzati per ‘Scienziati e studenti’
possano essere visibili, oltre che
sul sito della manifestazione
(www.scienziatiestudenti.it), anche in
altri eventi, rassegne, mostre o festival.
Fra le svariate attività a cui l’Ufficio
stampa del Cnr fornisce la promozione
sui media (tramite comunicati
stampa, conferenze stampa, articoli
sull’Almanacco della scienza,
www.almanacco.cnr.it, banner sul
proprio sito www.stampa.cnr.it) sono
infatti sempre più frequenti quelle a
carattere video.
È, tra gli altri, il caso del ‘Rome
DocScient 2009’, un festival internazionale
del documentario scientifico
che si è tenuto nello scorso marzo a
Roma, a Villa Torlonia, con la partecipazione
di tutte le tre Università capitoline
e del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, presso la cui sede si sono
tenute la conferenza di apertura e la
premiazione. Anche qui, i numeri
sono significativi: rispetto alla prima
edizione i video presentati sono passati
da 45 a 69 e la giuria, coordinata dal
direttore artistico Pippo Cappellano e
dal geologo Attilio Vitali, presidente
dell’Associazione Culturale Progetto
Scienza e ideatore dell’evento, ha
avuto il suo bel daffare per scegliere i
vincitori. I documentari prescelti sono
stati: ‘0.9 Ampere’ di Giotto Barbieri e
‘Il volto nascosto della paura’ di
Enrico Cerasuolo e Sergio
Fergnachino, ‘Le armonie nascoste.
Federigo Enriques nella cultura
d'Europa’ di Francesco Andreotti,
‘Tara, voyage au coeur de la machine
climatique’ di E. Roblin e T. Ragobert
e ‘Space transportation’ di Massimo
Sabbatini.
In questo caso il dialogo che si cerca di
stabilire è fra il mondo della ricerca e
il mondo dell’audiovisivo, così da
favorire la diffusione delle produzioni
non commerciali degli Enti di ricerca
e degli atenei e l’idea dei documentari
scientifici come strumenti divulgativi
che coniughino l’alta qualità iconografica
con la correttezza scientifica.
Il panorama delle iniziative rivolte al
grande pubblico e all’incontro concreto
e pratico fra scienza e società, come
si accennava, è fortunatamente sempre
più ricco: dalla ‘Settimana della scienza’,
che si svolge ogni anno nel mese di
marzo con il sostegno dal Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca, alla ‘Notte dei ricercatori’ che
si tiene invece a settembre, promossa
dall’Unione Europea.
Il calendario delle iniziative proposte
in quest’ambito dal Cnr e promosse
anche con il contributo dell’Ufficio
stampa è molto ricco.
Facendo grave
torto agli esclusi, citiamo almeno
quella organizzata dalla sezione di
Mazara del Vallo dell’Istituto ambiente
marino costiero (Iamc-Cnr) su ‘Il
mare fantastico’, un vero e proprio
stage accelerato sulle attività di laboratorio
su ambiente e organismi marini.
Oppure il ‘Tunnel sensoriale’ organizzato
dall’Istituto di ricerche sulla
popolazione e politiche sociali (Irpps-
Cnr) presso il Planetario di Roma, una
sorta di installazione artistica che ha lo
scopo di richiamare l’attenzione sulle
discriminazioni di genere nel mondo
della ricerca e di incoraggiare le donne
ad intraprendere un lavoro faticoso
ma di indubbia importanza. Fra le
altre ‘invenzioni’ esposte al pubblico,
‘Lucia’, realizzata dai ricercatori
dell’Istituto di scienza e tecnologie
della cognizione (Istc-Cnr): una faccia
proiettata su uno schermo che saluta,
parla, risponde, ride, piange e si emoziona.
E ancora: Leonello Tarabella del
Cnr di Pisa ha eseguito un ‘concerto’
durante il quale, muovendo le mani
nell’aria, il ricercatore dà vita a suoni
sintetici prodotti dalla tecnologia
wireless.
La ‘Notte dei ricercatori’, in particolare,
ha la caratteristica di porsi come un
insieme di spettacoli, performance ed
esposizioni in cui valorizzare i risultati
scientifici e le tecnologie realizzati dai
ricercatori. Uno ‘spettacolo’ di questo
tipo può essere indirizzato tanto verso
gli adulti, quanto ai ragazzi e ai bambini,
al fine di avvicinarli in maniera
‘ludica’ ad un settore che, purtroppo, è
ancora visto come elitario e accessibile
solo a ‘chi ci capisce’.
Ad essere privilegiato in questo tipo di
iniziative è il target giovane, poiché
diversi studi internazionali attestano
che bisogna intervenire in età quanto
più possibile precoce per stimolare sia
la passione scientifica, anche come
possibile scelta formativa e professionale,
sia una corretta coscienza rispetto
alle molteplici e complesse questioni che ci vengono poste come cittadini.
In questa direzione va ad esempio
il giocoso laboratorio di educazione su
‘La sicurezza alimentare’, tenutosi
presso il Museo dei Bambini Explora
di Roma per la Giornata mondiale
dell’alimentazione, allo scopo di far
comprendere alle famiglie i vantaggi
della dieta mediterranea e di promuovere
i cibi ‘made in Italy’ e quelli stagionali.
La forza del Cnr, oltre che nella sua
competenza nelle singole aree scientifiche,
è la ampiezza disciplinare, che
abbraccia un vasto territorio dalle
scienze naturali fino a quelle umane,
consentendo così di attivare positivi
‘corti circuiti’ culturali.
Di particolare
efficacia e grande immediatezza risultano
in quest’ambito i musei ‘virtuali’,
quali quello della Via Flaminia realizzato
dall’Istituto per le tecnologie
applicate ai beni culturali (Itabc-Cnr)
in oltre due anni di lavoro: “Il primo
caso europeo di museo virtuale archeologico
condiviso in cui il visitatore è il
reale protagonista del cyberspazio per
apprendere contenuti informativi
complessi attraverso comportamenti
immersivi”, come spiega la ricercatrice
Sofia Pescarin dell’Itabc-Cnr. Una
innovazione molto apprezzata anche
mediaticamente, tanto che l’inaugurazione
della struttura, allocata presso il
Museo nazionale romano, ha ottenuto
un centinaio di articoli e servizi, fra
testate giornali ed emittenti radio-tv.
Un altro esempio avvincente e di
grande impatto giornalistico è il
Museo Virtuale dell’Iraq realizzato dal
Cnr e promosso dal Ministero degli
Affari Esteri, che offre al grande pubblico
la possibilità di avvicinarsi, attraverso
un sito in corso di apertura on
line, al patrimonio archeologico della
‘culla della civiltà occidentale’, ben al
di là delle opere visibili nel Museo
Nazionale di Baghdad. Il portale, che
sarà a brevissimo fruibile in lingua italiana, araba ed inglese, è un tangibile
contributo non solo alla
conoscenza di un tesoro storicoartistico
di inestimabile valore, ma
anche alla ricostruzione morale e
culturale di un Paese che cerca di
uscire da anni di indicibili sofferenze.
Ma il contatto fra opinione pubblica
e mondo della ricerca deve
avvenire a doppio senso di marcia.
Le iniziative non devono mirare
unicamente ad avvicinare la
‘gente’ ai ricercatori: c’è bisogno
anche che gli studiosi imparino ad
accostarsi alla società. È per questo
che alcune iniziative di formazione
sulla comunicazione sono
state dirette, con il contributo
dell’Ufficio stampa, ai dipendenti
e alla rete scientifica dell’Ente.
Due indagini condotte dal gruppo
‘Comunicazione della scienza
ed educazione’ tra gli istituti del
Cnr, peraltro, attestano che tra i
ricercatori è alto il livello di consapevolezza
dell’importanza di condividere
il proprio lavoro con
imprese, amministrazione pubblica
e politici: oltre il 25% lo ritiene
‘necessario’, il 20% ‘utile’ o ‘doveroso’
e, per fortuna, pochissimi lo
considerano ‘facoltativo’ e nessuno
‘una perdita di tempo’.
I dati
indicano però anche gli ostacoli
incontrati dagli scienziati: il 48%
trova difficile esprimersi in modo
chiaro e semplice e il 44% accusa
i media di imprecisione, mentre
scende al 31% la percezione che il
pubblico dei cittadini non sia preparato
a recepire i temi scientifici.
Un dato che conferma quanto
dicevamo in apertura, in merito
alla opportunità che gli studiosi si
riferiscano anche direttamente alle
persone comuni. Queste indagini
sono state presentate e dibattute
durante una giornata su ‘Ricercare
e comunicare: teorie e buone pratiche
negli enti di ricerca’, organizzata da
Alba L’Astorina presso l’Area di ricerca
di Milano 1 del Cnr.
Nel 2007, invece, si è tenuto presso la
sede centrale dell’Ente il seminario
‘Sapere e comunicare’ organizzato da
Pio Cerocchi assieme all’Ufficio formazione
del personale.
Il seminario ha
cercato, con la partecipazione di operatori
interni ed esterni, di rispondere
alle domande su come e perché comunicare
la scienza a persone che non
hanno una preparazione specifica.
In questo senso va, ancora, il primo
corso di Management e Valorizzazione
dei risultati della Ricerca del Consiglio
Nazionale delle Ricerche, ‘ComeVa/la
Ricerca’, organizzato da Manuela
Arata, tecnhology transfer officer del
Cnr, che intende dotare ricercatori e
tecnologi di strumenti per la valorizzazione
dei risultati delle attività di ricerca.
Il corso è strutturato come una
vera e propria full immersion di aggregazione
di esperienze, finalizzate a
favorire il senso del gruppo, la socialità
e la condivisione.
E’, in conclusione, necessario costruire
sia nel cittadino, sia nel ricercatore
il senso della utilità sociale, concreta,
generale del lavoro scientifico-tecnologico,
delle sue utilità applicative,
ma anche del valore più profondamente
culturale e scientifico della
ricerca.
Le scarse immatricolazioni
alle facoltà universitarie di questo settore,
il ridotto numero di persone che
intraprendono la carriera di ricercatore,
l’insufficiente livello di avanzamento
e innovazione del nostro
mondo produttivo, sono tutte facce
di un problema che paghiamo quotidianamente,
in termini di qualità
della vita e di competitività economica.
E’ un problema complesso, di
soluzione non veloce né facile, ma al
quale la comunicazione può e deve
dare un contributo importante.