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Copertina della rivista

Immagine: Popolazioni africane con giare per l'acqua

The science must go on

E’ necessario costruire sia nel cittadino, sia nel ricercatore il senso della utilità sociale, concreta, generale del lavoro scientificotecnologico, delle sue utilità applicative, ma anche del valore più profondamente culturale e scientifico della ricerca.

Come ci è già capitato di scrivere su queste pagine, la disseminazione della scienza è un’attività impegnativa e complessa, che può essere condotta efficacemente solo operando su più fronti. Uno è quello che passa per l’informazione giornalistica, di cui chi scrive si occupa come responsabile dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche: una mediazione importantissima ma condizionata da alcuni parametri imposti dai mass media, ad esempio la semplificazione dei contenuti e l’accelerazione dei tempi, che comportano un costante rischio di scivolare nella banalità e nella notizia ‘strillata’.

Va però considerato che sempre meno cittadini ricorrono ai media tradizionali quale fonte di informazione: il numero di lettori dei giornali è drammaticamente stagnante, i giovani si allontanano anche dalla televisione, l’aumento dell’offerta determinato dalle potenzialità tendenti all’infinito del web e dalle nuove reti radio-televisive digitali e satellitari comporta anche un’inevitabile difficoltà di intercettare il canale giusto per raggiungere il target prescelto e/o l’audience auspicata. Inoltre, bisogna valutare che, per una nota legge della fruizione comunicativa, il medium connotato da una ricezione passiva ha una penetrazione minore, mentre le modalità più interattive, che determinano maggior investimento da parte del destinatario, hanno un impatto maggiore.

Ecco perché anche chi per mestiere si occupa di carta stampata, radio e tv non dovrebbe sottrarsi all’impegno volto a raggiungere direttamente i cittadini, soprattutto al fine di promuovere nel miglior modo possibile le fortunatamente sempre più numerose iniziative di divulgazione, attivate dalla comunità scientifica e da varie organizzazioni. Principi quali l’interattività e l’hands on, all’estero praticati da decenni, si vanno sempre più diffondendo anche nel nostro Paese, con soddisfazione generale, sia per il loro successo quantitativo, sia per l’auspicato ritorno che se ne attende, ad esempio in termini di recupero nelle iscrizioni alle facoltà scientifiche. In questo senso, lo sforzo del Cnr è apprezzabile, ancorché insufficiente rispetto alle esigenze e l’Ufficio stampa cerca di non far mancare mai il suo appoggio: sia con iniziative organizzate direttamente dall’Ufficio, sia promuovendo sui media quelle curate da altri uffici e istituti dell’Ente.

Un esempio recente del primo caso è ‘Scienziati e studenti all’Auditorium’, che si è svolto fino all’aprile scorso presso il Parco della Musica di Roma. L’evento, dedicato ai ragazzi delle superiori e in questa terza edizione dedicato a ‘La salvaguardia del nostro pianeta’, mira a stabilire un rapporto diretto fra i ragazzi e i ricercatori in un terreno ‘neutro’, fuori delle aule e dei laboratori. Dunque non un insieme di lezioni, ancorché semplificate, ma uno scambio, un percorso didattico che parte con la presentazione del progetto alla classe, prosegue con il lavoro di ricerca dei ragazzi che realizzano uno ‘spot’ da presentare il giorno dell’incontro, e termina con l’interazione con i ricercatori.

Il successo della formula creata da Rita Bugliosi e Fabrizio Casa è attestato dai numeri della partecipazione: 25 scuole e 1.600 studenti coinvolti in una ventina di incontri. L’intenzione è che i ‘corti’ realizzati per ‘Scienziati e studenti’ possano essere visibili, oltre che sul sito della manifestazione (www.scienziatiestudenti.it), anche in altri eventi, rassegne, mostre o festival. Fra le svariate attività a cui l’Ufficio stampa del Cnr fornisce la promozione sui media (tramite comunicati stampa, conferenze stampa, articoli sull’Almanacco della scienza, www.almanacco.cnr.it, banner sul proprio sito www.stampa.cnr.it) sono infatti sempre più frequenti quelle a carattere video.

È, tra gli altri, il caso del ‘Rome DocScient 2009’, un festival internazionale del documentario scientifico che si è tenuto nello scorso marzo a Roma, a Villa Torlonia, con la partecipazione di tutte le tre Università capitoline e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso la cui sede si sono tenute la conferenza di apertura e la premiazione. Anche qui, i numeri sono significativi: rispetto alla prima edizione i video presentati sono passati da 45 a 69 e la giuria, coordinata dal direttore artistico Pippo Cappellano e dal geologo Attilio Vitali, presidente dell’Associazione Culturale Progetto Scienza e ideatore dell’evento, ha avuto il suo bel daffare per scegliere i vincitori. I documentari prescelti sono stati: ‘0.9 Ampere’ di Giotto Barbieri e ‘Il volto nascosto della paura’ di Enrico Cerasuolo e Sergio Fergnachino, ‘Le armonie nascoste. Federigo Enriques nella cultura d'Europa’ di Francesco Andreotti, ‘Tara, voyage au coeur de la machine climatique’ di E. Roblin e T. Ragobert e ‘Space transportation’ di Massimo Sabbatini.

In questo caso il dialogo che si cerca di stabilire è fra il mondo della ricerca e il mondo dell’audiovisivo, così da favorire la diffusione delle produzioni non commerciali degli Enti di ricerca e degli atenei e l’idea dei documentari scientifici come strumenti divulgativi che coniughino l’alta qualità iconografica con la correttezza scientifica. Il panorama delle iniziative rivolte al grande pubblico e all’incontro concreto e pratico fra scienza e società, come si accennava, è fortunatamente sempre più ricco: dalla ‘Settimana della scienza’, che si svolge ogni anno nel mese di marzo con il sostegno dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, alla ‘Notte dei ricercatori’ che si tiene invece a settembre, promossa dall’Unione Europea. Il calendario delle iniziative proposte in quest’ambito dal Cnr e promosse anche con il contributo dell’Ufficio stampa è molto ricco.

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Facendo grave torto agli esclusi, citiamo almeno quella organizzata dalla sezione di Mazara del Vallo dell’Istituto ambiente marino costiero (Iamc-Cnr) su ‘Il mare fantastico’, un vero e proprio stage accelerato sulle attività di laboratorio su ambiente e organismi marini. Oppure il ‘Tunnel sensoriale’ organizzato dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e politiche sociali (Irpps- Cnr) presso il Planetario di Roma, una sorta di installazione artistica che ha lo scopo di richiamare l’attenzione sulle discriminazioni di genere nel mondo della ricerca e di incoraggiare le donne ad intraprendere un lavoro faticoso ma di indubbia importanza. Fra le altre ‘invenzioni’ esposte al pubblico, ‘Lucia’, realizzata dai ricercatori dell’Istituto di scienza e tecnologie della cognizione (Istc-Cnr): una faccia proiettata su uno schermo che saluta, parla, risponde, ride, piange e si emoziona. E ancora: Leonello Tarabella del Cnr di Pisa ha eseguito un ‘concerto’ durante il quale, muovendo le mani nell’aria, il ricercatore dà vita a suoni sintetici prodotti dalla tecnologia wireless.

La ‘Notte dei ricercatori’, in particolare, ha la caratteristica di porsi come un insieme di spettacoli, performance ed esposizioni in cui valorizzare i risultati scientifici e le tecnologie realizzati dai ricercatori. Uno ‘spettacolo’ di questo tipo può essere indirizzato tanto verso gli adulti, quanto ai ragazzi e ai bambini, al fine di avvicinarli in maniera ‘ludica’ ad un settore che, purtroppo, è ancora visto come elitario e accessibile solo a ‘chi ci capisce’. Ad essere privilegiato in questo tipo di iniziative è il target giovane, poiché diversi studi internazionali attestano che bisogna intervenire in età quanto più possibile precoce per stimolare sia la passione scientifica, anche come possibile scelta formativa e professionale, sia una corretta coscienza rispetto alle molteplici e complesse questioni che ci vengono poste come cittadini. In questa direzione va ad esempio il giocoso laboratorio di educazione su ‘La sicurezza alimentare’, tenutosi presso il Museo dei Bambini Explora di Roma per la Giornata mondiale dell’alimentazione, allo scopo di far comprendere alle famiglie i vantaggi della dieta mediterranea e di promuovere i cibi ‘made in Italy’ e quelli stagionali. La forza del Cnr, oltre che nella sua competenza nelle singole aree scientifiche, è la ampiezza disciplinare, che abbraccia un vasto territorio dalle scienze naturali fino a quelle umane, consentendo così di attivare positivi ‘corti circuiti’ culturali.

Di particolare efficacia e grande immediatezza risultano in quest’ambito i musei ‘virtuali’, quali quello della Via Flaminia realizzato dall’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc-Cnr) in oltre due anni di lavoro: “Il primo caso europeo di museo virtuale archeologico condiviso in cui il visitatore è il reale protagonista del cyberspazio per apprendere contenuti informativi complessi attraverso comportamenti immersivi”, come spiega la ricercatrice Sofia Pescarin dell’Itabc-Cnr. Una innovazione molto apprezzata anche mediaticamente, tanto che l’inaugurazione della struttura, allocata presso il Museo nazionale romano, ha ottenuto un centinaio di articoli e servizi, fra testate giornali ed emittenti radio-tv.

Un altro esempio avvincente e di grande impatto giornalistico è il Museo Virtuale dell’Iraq realizzato dal Cnr e promosso dal Ministero degli Affari Esteri, che offre al grande pubblico la possibilità di avvicinarsi, attraverso un sito in corso di apertura on line, al patrimonio archeologico della ‘culla della civiltà occidentale’, ben al di là delle opere visibili nel Museo Nazionale di Baghdad. Il portale, che sarà a brevissimo fruibile in lingua italiana, araba ed inglese, è un tangibile contributo non solo alla conoscenza di un tesoro storicoartistico di inestimabile valore, ma anche alla ricostruzione morale e culturale di un Paese che cerca di uscire da anni di indicibili sofferenze. Ma il contatto fra opinione pubblica e mondo della ricerca deve avvenire a doppio senso di marcia.

Le iniziative non devono mirare unicamente ad avvicinare la ‘gente’ ai ricercatori: c’è bisogno anche che gli studiosi imparino ad accostarsi alla società. È per questo che alcune iniziative di formazione sulla comunicazione sono state dirette, con il contributo dell’Ufficio stampa, ai dipendenti e alla rete scientifica dell’Ente. Due indagini condotte dal gruppo ‘Comunicazione della scienza ed educazione’ tra gli istituti del Cnr, peraltro, attestano che tra i ricercatori è alto il livello di consapevolezza dell’importanza di condividere il proprio lavoro con imprese, amministrazione pubblica e politici: oltre il 25% lo ritiene ‘necessario’, il 20% ‘utile’ o ‘doveroso’ e, per fortuna, pochissimi lo considerano ‘facoltativo’ e nessuno ‘una perdita di tempo’.

I dati indicano però anche gli ostacoli incontrati dagli scienziati: il 48% trova difficile esprimersi in modo chiaro e semplice e il 44% accusa i media di imprecisione, mentre scende al 31% la percezione che il pubblico dei cittadini non sia preparato a recepire i temi scientifici. Un dato che conferma quanto dicevamo in apertura, in merito alla opportunità che gli studiosi si riferiscano anche direttamente alle persone comuni. Queste indagini sono state presentate e dibattute durante una giornata su ‘Ricercare e comunicare: teorie e buone pratiche negli enti di ricerca’, organizzata da Alba L’Astorina presso l’Area di ricerca di Milano 1 del Cnr. Nel 2007, invece, si è tenuto presso la sede centrale dell’Ente il seminario ‘Sapere e comunicare’ organizzato da Pio Cerocchi assieme all’Ufficio formazione del personale.

Il seminario ha cercato, con la partecipazione di operatori interni ed esterni, di rispondere alle domande su come e perché comunicare la scienza a persone che non hanno una preparazione specifica. In questo senso va, ancora, il primo corso di Management e Valorizzazione dei risultati della Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ‘ComeVa/la Ricerca’, organizzato da Manuela Arata, tecnhology transfer officer del Cnr, che intende dotare ricercatori e tecnologi di strumenti per la valorizzazione dei risultati delle attività di ricerca. Il corso è strutturato come una vera e propria full immersion di aggregazione di esperienze, finalizzate a favorire il senso del gruppo, la socialità e la condivisione.

E’, in conclusione, necessario costruire sia nel cittadino, sia nel ricercatore il senso della utilità sociale, concreta, generale del lavoro scientifico-tecnologico, delle sue utilità applicative, ma anche del valore più profondamente culturale e scientifico della ricerca.

Le scarse immatricolazioni alle facoltà universitarie di questo settore, il ridotto numero di persone che intraprendono la carriera di ricercatore, l’insufficiente livello di avanzamento e innovazione del nostro mondo produttivo, sono tutte facce di un problema che paghiamo quotidianamente, in termini di qualità della vita e di competitività economica.

E’ un problema complesso, di soluzione non veloce né facile, ma al quale la comunicazione può e deve dare un contributo importante.

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