Divulgare la scienza

Vai direttamente ai contenuti

Copertina della rivista

Foto: Luca Rosingana

Quando la scienza supera le barriere

Il Festival della Scienza di Genova è un modello di divulgazione aperta al pubblico di ogni età, una manifestazione nata con l’obiettivo di superare la ritrosia della società verso la Scienza e colmare il gap con la cultura umanistica, troppo spesso ritenuta “la” Cultura.

Dalla sua prima edizione nel 2003, il Festival di Genova sicuramente rappresenta oggi una delle espressioni più riuscite e apprezzate in tema di public awareness: ha raggiunto le 250.000 visite all’anno (dati delle ultime, fortunate edizioni) e può contare su uno straordinario impatto in termini di critica e di mass media. La strada, tuttavia, era già stata tracciata molti anni prima, attraverso quelle pionieristiche ed entusiasmanti esperienze di contatto con il pubblico intraprese già dalla metà degli anni ‘90 come INFM (Istituto Nazionale per la Fisica della Materia, ente di ricerca oggi confluito nel CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche, di cui ero Direttore Generale). Fu infatti proprio nel 1996 che venne allestita a Palazzo Ducale di Genova la prima edizione di Imparagiocando, mostra dedicata a illustrare in maniera divertente alcuni principi elementari della fisica e della chimica attraverso exhibit interattivi, e che oggi potremmo a buon diritto definire l’antesignana delle più spettacolari mostre scientifiche divulgative.

L’obiettivo, condiviso allora dai fisici e ricercatori più “illuminati”, era quello di lavorare ad un progetto innovativo di apertura verso la società - che finanzia la ricerca scientifica attraverso le tasse - che utilizzasse il grande potenziale formativo della divulgazione proposta attraverso il gioco e l’edutainment, principi poi diventati “cardine” delle tante mostre interattive che ogni anno animano il Festival della Scienza. Non c’erano esperti di marketing, né comunicatori di professione né sponsor, ma il successo fu ugualmente straordinario, con file di scolaresche (e poi di famiglie intere!) desiderose di giocare con la scienza, mettersi alla prova, imparare qualcosa di nuovo e farlo proprio.

Foto: Luca Rosingana

Oltre che un’esperienza estremamente gratificante sotto il profilo umano - lo stupore sui volti di tanti bambini, la grinta di una bimba di pochi anni, venuta a ringraziarmi perché …“amava la Scienza e finalmente si era sfogata!”- emergeva chiara la “sete di scienza” comune a tutti i livelli della società e la voglia di acquisire nuovi strumenti di conoscenza e interpretazione della nostra realtà. Oggi, quell’attitudine alla divulgazione che pochi anni fa solo alcuni nella comunità scientifica consideravano, è diventata una necessità chiara e condivisa.

Le motivazioni di fondo sono indiscutibili: in un mondo in cui la scienza e la tecnologia permeano la gran parte delle scelte di una società - tanto pubbliche quanto private - diventa una necessità impellente avere cittadini più informati e consapevoli, quindi in ultima analisi più partecipi dei processi decisionali che li riguardano direttamente, e una classe politica sensibilizzata circa l’importanza di investire di più e meglio in ricerca come base per la crescita del Paese. Con riferimento all’Europa e all’Italia in particolare, poi, c’è una precisa responsabilità del mondo scientifico di contrastare il drammatico calo di iscritti alle facoltà scientifiche e attrarre i giovani alla carriera scientifica, con l’obiettivo di recuperare il crescente gap con Paesi come gli Stati Uniti e l’Est Asiatico e di riappropriarci - come Paese - di quella capacità progettuale che per decenni ha caratterizzato l’anima più “produttiva” dell’Italia, e che oggi sembra spesso perduta. Il Festival della Scienza, con il suo bagaglio di centinaia di eventi tra mostre interattive, laboratori, performances, spettacoli, e la vastissima offerta di conferenze accessibili anche al pubblico dei non-specialisti, ha voluto rappresentare una prima, concreta risposta a queste urgenze.

Un modo per porgere la Scienza alla gente in modo “fresco” e “nuovo”, travalicando i confini delle università, dei laboratori e degli ambiti prettamente accademici e andando invece nei luoghi in cui la gente si riconosce: quindi piazze, strade, palazzi storici e luoghi tradizionalmente deputati alla “cultura”… con un unico, grande evento interdisciplinare che potesse coniugare un’offerta di elevata qualità scientifica con il coinvolgimento diretto del pubblico a tutti i livelli. Certo un programma di tali proporzioni non sarebbe stato possibile senza un progetto corale e condiviso, che ha visto lavorare fianco a fianco istituzioni, associazioni imprenditoriali, tanti soggetti pubblici e privati, ma soprattutto senza l’entusiasmo di una comunità scientifica sempre più motivata a instaurare un dialogo con la società, che ha progressivamente dato il via a un “passaparola” rivelatosi negli anni la migliore garanzia della qualità scientifica che contraddistingue l’offerta del Festival.

Foto: Luca Rosingana

Indubbiamente nessuno, agli esordi, poteva immaginare il consenso che si sarebbe coagulato intorno al Festival, e soprattutto le ricadute positive che l’evento è riuscito a generare. Oggi il Festival è stato selezionato da uno studio della Commissione Europea come una tra le dieci best practice a livello europeo in tema di divulgazione della scienza, è riconosciuto come uno fra i tre eventi culturali più apprezzati e seguiti a livello nazionale nel 2006, e può contare ogni anno su migliaia tra articoli, servizi radiotelevisivi e interviste pubblicate dalla stampa nazionale e internazionale… ha scritto il giornalista inglese John Bohannon sulle pagine di Science: “Scientific exploration deserves a celebration, and in Genoa, they’- re doing so with great style”. E ancora, tra le più belle parole ricevute dai tanti esperti di calibro internazionale invitati al Festival, mi piace ricordare quelle del fisico “eretico” Freeman Dyson, illustre ospite dell’edizione 2007 “I was recommended to come! Never seen something like that… a city totally involved in Science!”, o quelle dell’americana di Harvard Lisa Randall, una delle più eminenti fisiche teoriche contemporanee, che ha affermato: “In Genoa… how I want the world to see science: as an integral part of culture, accessible to anyone interested”.

Al di là degli elogi, poi, il Festival si è consolidato negli anni come “patrimonio” comune della comunità scientifica e della società nel suo insieme, e come “strumento” attraverso il quale creare valore e lavoro, accogliere e valorizzare nuove idee, favorire il trasferimento di know-how e tecnologie al mondo delle imprese nello scenario della soft economy, e formare nuove professionalità per i “nostri” giovani. Ne sono esempi EASE - la prima European Academy for Scientific Explainers, vera e propria “accademia” per la formazione degli animatori scientifici, progettata con il duplice obiettivo di riconoscere la professionalità dei tanti laureandi e laureati formati negli anni a questo fondamentale ruolo di interfaccia con il pubblico, e di creare un linguaggio comune nel campo della divulgazione della scienza e dell’edutainment, condiviso da divulgatori, comunicatori di professione e ricercatori.

E ancora Matefitness, la prima “palestra della matematica” aperta in forma permanente a Palazzo Ducale di Genova, frutto di un progetto congiunto tra l’Ufficio PSC del CNR (Promozione e Sviluppo di Collaborazioni), l’Università degli Studi di Genova, il Comune e Palazzo Ducale, oggi riconosciuta dai genovesi come “luogo” dove studenti e appassionati di tutte le età possono divertirsi tutto l’anno a “giocare” con questa affascinante disciplina, e dove è stabilmente impiegata una squadra di giovani progettisti (impegnata a proporre un’offerta di intrattenimenti matematici sempre nuova e diversificata per età e livello, e rivelando peraltro una creatività che piace e diverte, dal Festival del Sudoku al progetto di matematica in spiaggia “Beachmath”, ad attività mirate per scuole e insegnanti).

Foto: Luca Rosingana Da “pioniere” del genere quando si propose al pubblico italiano, il Festival ha avuto il merito di scatenare un vero e proprio “effetto moltiplicatore”, grazie al quale oggi sono sempre più numerosi gli eventi, un pò in tutta Italia, dedicati alla scienza e alla sua celebrazione.



E dico “grazie al quale” perché dal sorgere di tutte queste manifestazioni ho avuto conferma di quanto la “formula festival” - contenitore versatile nel quale si intrecciano temi, linguaggi e luoghi diversi - si sia rivelata la più adatta alla fruizione culturale moderna, per le molteplici possibilità di scelta e approfondimento, per l’ampiezza dei contenuti che permettono di agganciare diverse tipologie di pubblico, e -perchè tacerlo- per le possibilità di indotto che genera e di ritorno in termini di visibilità e sponsorship. Da parte nostra, questo “trend” ci ha incoraggiato a lanciarci ancora più avanti, muovendoci in una prospettiva internazionale: il 2008 è stato infatti l’anno del gemellaggio con la Cina, realizzato tramite un accordo con la Shanghai Association for Science and Technology (SAST). L’iniziativa, promossa sotto l’egida della Regione Liguria, ha permesso da un lato di portare a Shanghai uno dei “fiori all’occhiello” del Festival, la mostra interattiva dedicata alla scienza della complessità “Semplice e Complesso” poi risultata vincitrice del premio quale migliore exhibition internazionale nell’ambito dell’omologa manifestazione cinese, dall’altro di allestire a Genova un Padiglione dedicato alla medicina e alla cucina tradizionali cinesi, alla presenza di un panel selezionato di studiosi, professionisti e studenti.

Il 2009 sarà invece l’anno del “futuro”, tema-chiave cui sarà dedicata l’edizione in programma dal 23 Ottobre all’1 Novembre prossimi, come sempre declinato in tante diverse forme, dal futuro della terra al futuro della vita, al futuro dell’universo a molto altro ancora, e senza tralasciare due importanti ricorrenze mondiali legate al 2009: l’Anno Internazionale dell’Astronomia e il quattrocentesimo anniversario da quando una delle più grandi menti di tutti i tempi, l’italiano Galileo Galilei, impresse un’accelerazione straordinaria allo studio del sistema solare, cambiando il modo stesso di concepire il nostro essere nel cosmo.

In queste settimane gli esperti del Consiglio Scientifico sono già al lavoro sulle oltre 300 proposte di partecipazione pervenute a seguito del call for proposal bandito come sempre via web, che ha visto anche quest’anno la partecipazione di soggetti italiani e internazionali. Obiettivo raggiunto, quindi? Forse non del tutto, ancora. Se da un lato possiamo affermare con orgoglio che il Festival si è rivelato un ottimo strumento per convincere gli scienziati che “No public awareness? …No money!”, farli uscire dai laboratori e indurli a confrontarsi con una società che si è scoperta più scienceattentive, molto rimane ancora da fare ad un livello più elevato, per arrivare ad una effettiva sensibilizzazione della classe politica circa la necessità di puntare sulla Scienza come vera risorsa strategica del Paese.

Foto: Luca Rosingana

La situazione difficile in cui versa la nostra ricerca, dovuta in parte alla scarsa presenza di persone di estrazione tecnico-scientifica nelle nostre sedi parlamentari e nei governi (diversamente da quanto accade in altri Paesi anche a noi vicini, basta pensare alla Germania che ha eletto una fisica a capo del Governo…!), in parte alla frammentazione e debolezza della comunità scientifica stessa, che non riesce a “farsi sentire”, pone la necessità di un costante lavoro mirato alla creazione, a tutti i livelli, di un ambiente favorevole alla ricerca per contribuire ad ottenere quei cambiamenti in termini di investimenti e regole che permetterebbero alla ricerca italiana di esprimersi al livello di eccellenza che le è proprio. A partire dal ruolo che il sistema industriale ha nel comunicare l’innovazione, importantissima per favorire l’accettazione delle nuove tecnologie e contribuire alla diffusione dell’innovazione a sostegno dello sviluppo economico.

E’ in questo contesto che eventi come il Festival della Scienza si rivelano anche formidabili strumenti di trasferimento tecnologico e come tali anelli essenziali della “catena dell’innovazione”: diventano infatti canali nei quali attivare nuove forme di comunicazione della scienza, riuscendo ad attrarre l’interesse del mondo industriale e imprenditoriale - nel nostro Paese molto frammentato - e contribuendo alla creazione di quella cultura dell’innovazione che è la base per la crescita della società in termini di conoscenza e sviluppo economico.