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Italiani preoccupati per l’ambiente, anche se a volte più a parole che nei fatti

Riscaldamento globale, inquinamento, termovalorizzatori, risparmio energetico: da alcuni anni, anche in Italia, le questioni dell’ambiente, nelle loro interconnessioni con gli sviluppi scientifici e tecnologici, hanno catalizzato l’attenzione del dibattito pubblico e dell’agenda mediale. Gli italiani riconoscono nel degrado ambientale uno dei problemi più rilevanti a livello globale, secondo solo alla fame nel Terzo Mondo.

A suscitare preoccupazione sono soprattutto l’inquinamento dell’aria (33,1%) e lo smaltimento dei rifiuti (31,4%). Altri aspetti quali la qualità del cibo, l’inquinamento dell’acqua o il degrado del paesaggio appaiono invece meno rilevanti. Lo rileva la più recente indagine su “Gli italiani, la scienza e l’ambiente”, realizzata da Observa - Science in Society con il sostegno della Compagnia di San Paolo, e appena pubblicata per il Mulino1. I dati raccolti mettono in luce come la maggioranza degli italiani conti sul senso di responsabilità individuale per preservare l’ambiente e gestirne le problematiche.

Nove italiani su dieci, per esempio, sono convinti che l’inquinamento possa essere sensibilmente ridotto grazie ad un piccolo sforzo di ciascun cittadino. Ampia appare anche la disponibilità degli intervistati a modificare alcuni stili di vita in favore di una gestione più efficiente dell’energia domestica. Sebbene in questi casi vi sia un’inevitabile tendenza a sovrastimare la propria propensione, oltre la metà degli italiani afferma di contribuire già in prima persona al risparmio energetico, avendo acquistato lampadine ed elettrodomestici a basso consumo e/o diminuito il riscaldamento domestico. Due terzi, inoltre, sarebbero disponibili ad installare pannelli solari, se ve ne fosse la possibilità.

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Proprio su quest’ultimo aspetto si innestano le richieste e le aspettative dei cittadini nei confronti del governo e delle amministrazioni locali. Secondo gli intervistati, la disponibilità e l’impegno individuale ad adottare comportamenti eco-sostenibili vanno supportati con opportune politiche di intervento. Il 42% in particolare auspica un aumento di incentivi per l’acquisto di pannelli solari ed elettrodomestici a basso consumo; il 23% richiama le amministrazioni ad una maggiore attività di informazione.

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Un quinto degli italiani, invece, considera prioritari gli investimenti in ricerca e sviluppo nel campo del risparmio energetico. Solo una quota marginale (1,5%) considera più efficace disincentivare i consumi energetici attraverso un incremento della tassazione sull’energia. Simili orientamenti emergono anche rispetto ad una seconda problematica, che gli italiani pongono al centro delle preoccupazioni: lo smaltimento dei rifiuti.

La gestione dei rifiuti costituisce una delle questioni più urgenti che le amministrazioni pubbliche devono affrontare. Nel 2006 in Italia sono stati prodotti trentadue milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, con un incremento del 12% rispetto al 2000 e, come testimonia il caso emblematico di Napoli e della Campania, il loro impatto sull’ambiente ha ormai superato la soglia dell’emergenza. Mentre numerosi studi italiani ed internazionali riportano le cifre del fenomeno2, i cittadini si interrogano sulle soluzioni più appropriate per affrontarlo. Per un italiano su due - rileva la recente indagine di Observa - la strategia più convincente è l’estensione capillare della raccolta differenziata, finora prevista solo per il 35% dei rifiuti solidi urbani. In una simile direzione, di maggiore responsabilità individuale, va anche la proposta di ridurre i consumi e gli sprechi - e dunque la quantità di rifiuti prodotti, cui aderisce il 16% degli intervistati.

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Ampliamento delle discariche ed esportazione dei rifiuti all’estero appaiono, invece, soluzioni poco auspicabili (essendo state scelte rispettivamente dal 5,9% e dallo 0,6% degli intervistati); un’indicazione importante per le nostre amministrazioni, considerato che il 54% dei rifiuti urbani italiani viene tutt’ora smaltito in discarica. Un italiano su quattro è convinto piuttosto che il problema dello smaltimento vada risolto con la costruzione di nuovi inceneritori o il potenziamento di quelli esistenti.

Ed è proprio in questo ultimo ambito che si concentrano anche le maggiori aspettative per il ruolo delle innovazioni tecnologiche e scientifiche nella gestione dei rifiuti. Per oltre quattro intervistati su dieci la scienza dovrebbe intervenire in prima istanza nella riduzione delle emissioni inquinanti degli inceneritori. Il segnale sembra essere chiaro: è possibile privilegiare strategie legate all’incenerimento dei rifiuti soltanto se si offrono alla cittadinanza maggiori garanzie di sicurezza degli impianti. Non tutti però aderiscono a questa visione: una parte significativa di italiani indica come priorità le ricerche orientate ad aumentare la biodegradabilità degli imballaggi (28,4%), oppure a identificare batteri in grado di degradare i rifiuti (20,8%). Suscitano invece scarso interesse le ricerche sulla durata dei prodotti tecnologici (5,8%). Le strategie in materia di smaltimento dei rifiuti fanno emergere una forte istanza di coinvolgimento dei cittadini, già rilevata su numerosi temi di carattere scientifico, tecnologico e ambientale3.

Il 44% degli intervistati (e quasi il 50% tra i giovani e le persone mediamente istruite) ritiene che la responsabilità decisionale spetti a tutta la cittadinanza. Nel caso dei rifiuti, tuttavia, il ruolo dei decisori politici resta rilevante, anche rispetto a quello degli esperti tecno-scientifici: se gli scienziati sono chiamati in causa dal 17% degli italiani, in particolare tra i residenti nel Sud Italia, un terzo (più spesso anziani, poco istruiti e scarsamente interessati alla scienza) attribuisce ai rappresentanti politici l’onere delle scelte.

Nel complesso, l’indagine mette in luce l’esistenza di molteplici atteggiamenti verso l’ambiente e i temi della sostenibilità, che possono essere riassunti in quattro tipi. Il meno sensibile allo stato di salute dell’ambiente è il fatalista indifferente, in cui si colloca il 17,6% degli italiani: è un tipo che si preoccupa poco dei problemi dell’inquinamento e del degrado ambientale e pare poco disposto ad aumentare i propri sforzi in favore della sostenibilità ambientale. In questo profilo si riconoscono più spesso gli intervistati maschi e di giovane età, un segno che forse le campagne di sensibilizzazione ed educazione all’ambiente hanno avuto esiti meno efficaci di quanto auspicato. Il fatalista pragmatico è più propenso ad adottare uno stile di vita eco-sostenibile, anche se resta piuttosto scettico sui benefici che l’ambiente ne potrebbe trarre. Accomuna un intervistato su quattro, più spesso anziano, poco istruito. Convinto che sui problemi ambientali, in particolare sull’inquinamento si stia esagerando, è anche il più favorevole a ritenere che governo e amministrazioni locali dovrebbero non soltanto aumentare gli incentivi per l’acquisto di pannelli solari (50%), ma anche investire in ricerche su tecnologie per migliorare il risparmio energetico (25%).

L’impegnato responsabile è chi, valorizzando il contributo di ciascuno nella tutela dell’ambiente, si impegna in prima persona in azioni eco-sostenibili e di risparmio energetico (installando lampadine a basso consumo, elettrodomestici a basso consumo, nuovi infissi più isolanti). In questo tipo rientra il 28,5% degli italiani più spesso donne con un livello di scolarità medio-alto. Completa la tipologia il responsabile ‘a parole’, in cui si rispecchia il 28,7% degli intervistati. Caratteristica di questo profilo è la scarsa coerenza tra opinioni e propositi in favore dell’ambiente e i comportamenti concreti. Si dice disponibile a ridurre i consumi di energia, ma nella pratica non si è ancora impegnato attivamente: solo il 57% utilizza lampadine a basso consumo, contro il 96% degli impegnati responsabili; solo il 18% ha sostituito gli infissi di casa propria, contro l’84% degli impegnati e il 36% dei fatalisti indifferenti; il 14% di elettrodomestici a basso consumo, rispetto all’87% degli impegnati; il 26% ha abbassato la temperatura di casa propria (contro l’85% degli impegnati).

Le iniziative di informazione e promozione delle tematiche ambientali potrebbero trovare qui un terreno fertile: questo profilo chiede, in misura maggiore rispetto agli altri, che le amministrazioni si impegnino in attività informative su come ridurre l’inquinamento e i consumi di energia.




Note

1 Cfr. Arzenton V. e Bucchi M. ‹‹Gli italiani, la scienza e l’ambiente. Secondo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia››, in Arzenton V e Bucchi M. (a cura di), Annuario Scienza e Società 2009, Bologna, Il Mulino, 2009.

2 Cfr. Bianchi D. e Ciafani S. (a cura di), Rapporto Ambiente Italia 2009, Edizioni Ambiente, 2009, Arzenton V. e Bucchi M. (a cura di), Annuario Scienza e Società 2009, Bologna, Il Mulino, 2009.

3 Arzenton V. e Bucchi M. “Gli Italiani e la scienza. Primo rapporto su Scienza, Tecnologia e Opinione Pubblica in Italia, in Observa - Science in Society, Annuario Scienza e Società 2008, Ergon, 2008.