Divulgare la scienza

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Una lezione oltre i confini
Ho cercato di impostare la mia lezione sulla malaria seguendo un gradiente di crescente complessità che va dalle notizie più generali sulla malattia e sul suo impatto a livello mondiale, per finire con la parte scientifica che viene svolta al CNR nel nostro Istituto (ISOF). La reazione degli studenti che seguono la mia lezione, ormai lo so per esperienza, è abbastanza costante e in un certo senso prevedibile: si va da un senso di rispettosa attenzione alle prime diapositive, quelle che mostrano la diffusione della malattia, la sua storia a livello mondiale e italiano, le morti celebri (tra le quali colpisce indubbiamente molto di più quella di Fausto Coppi rispetto a quella di Alessandro Magno), di curiosità nei confronti dei grandi scienziati che si adoperarono per scoprire i meccanismi del contagio, di concentrata attenzione quando mostro il ciclo del parassita nel corpo umano e in quello del vettore e di divertito stupore quando introduco la piantina magica, quella Artemisia annua che gli studenti possono toccare e annusare dal vivo, increduli che possa contenere un principio attivo così miracoloso e potente per la cura di questa malattia.

Una parte della lezione, molto apprezzata dagli insegnanti di lettere che seguono le classi, è quella dei riferimenti a personaggi della nostra letteratura che descrivono o che furono essi stessi vittime della malattia, da Dante Alighieri a Giovanni Verga. La parte finale della lezione verte sulla chimica dei farmaci antimalarici e qui gli studenti mostrano i primi segni di difficoltà nel seguire il complesso linguaggio della chimica e della biologia, necessario per poter spiegare in un certo dettaglio quello che questi composti sono in grado di fare a livello molecolare e cellulare (molto dipende ovviamente anche dal tipo di scuola e dall’età dei partecipanti). Che cosa rimane di questa lezione agli studenti? Finora ho avuto solo le risposte in seguito al mio intervento dello scorso anno, ma devo dire che i risultati sono stati sorprendenti per originalità, fantasia e freschezza.

Quello che ha maggiormente colpito i ragazzi è stata indubbiamente la storia della Artemisia, della sua scoperta avvenuta in Cina e dei suoi portentosi effetti nella cura della malaria: nella maggior parte dei casi è stata assunta a paradigma della lotta del bene contro il male, con alcune presentazioni che si distinguono per la capacità di descrivere la lotta ad una malattia così grave, con un tono umoristico e leggero. Tra tutte citerò il lavoro di una terza classe del Liceo Scientifico “Copernico”, per la quale il discorso sulla malaria si è inserito idealmente in un percorso di cooperazione con una scuola del Mozambico, già preesistente a livello di scambi sponsorizzati dalla Provincia di Bologna. In pratica alcuni studenti, accompagnati dagli insegnanti, si sono recati in Mozambico portando con sé una piantina di Artemisia in un vaso, ed hanno organizzato in una scuola elementare del luogo (in un paese altamente malarico, per la cronaca) una rappresentazione teatrale raffigurante la lotta tra una orribile strega (la Malaria) e un cavaliere che salva una fanciulla rapita dalla strega, grazie all’intervento della magica piantina, per l’occasione ribattezzata Europa dai bimbi mozambicani.

Alla morte della strega si scatena la festa tribale con bellissime danze e musiche e il tutto è stato filmato e mostrato, in parte, durante la cerimonia di premiazione del 5 novembre scorso, occasione in cui al lavoro è stato conferito un premio speciale per il progetto. Bello è stato il contrasto anche tra la versione “europea” della favola, raccontata in un libro con efficaci illustrazioni di castelli, dame e cavalieri in costumi rinascimentali e quella vista dai bimbi africani, che non avendo questi riferimenti culturali hanno trasformato il classico drago in un coccodrillo! Ma anche altre classi hanno prodotto lavori spiritosi in cui hanno tuttavia colto il messaggio fondamentale della lezione: si veda ad esempio il video prodotto da un gruppo della 3a D del Liceo Scientifico Rambaldi Valeriani di Imola sullo sceriffo Artemisy, una specie di pianta in vaso animata, che in un duello all’ultimo sangue modello “spaghetti-western” uccide il bandito (in questo caso un enorme zanzarone) o l’altro lavoro presentato da una quarta del Liceo Galvani, dal titolo ironico “Malaria, a beautiful story”, che narra sotto forma di metafora (in questo caso una love story fra una zanzara infetta ed un turista ignaro) la trasmissione della malattia.

Nella globalità quindi, pur non entrando troppo nel dettaglio scientifico, gli studenti hanno risposto positivamente a questa iniziativa, riuscendo a trasformare una realtà tragica, come quella della malaria nel mondo, in storie piene di umanità e di humour, una prospettiva che non può che rallegrare in vista dei gravosi impegni che li attendono nel corso dei successivi studi e nel mondo del lavoro.