La complessità della gestione delle
mielolesioni dalla fase di acuzie a quella
di post-acuzie rende necessaria la
definizione di un percorso di presa in
carico per garantire che tutti gli attori
coinvolti siano in grado di svolgere i
loro compiti con la massima efficacia
possibile e nell’ottica di rendere il processo
assistenziale funzionale soprattutto
al paziente e alla sua famiglia.
La criticità che ha caratterizzato fino a
poco tempo fa l’iter assistenziale del
paziente mieloleso è stata proprio la
mancanza di connessioni e di continuità
tra ospedale e territorio; questa
determina forti ripercussioni sulla
tenuta del sistema nel suo complesso,
ivi comprese la possibilità di dimettere
tempestivamente e in sicurezza il
paziente, di garantirgli i supporti assistenziali
sanitari e sociali che possano
essere necessari a seconda degli esiti, di
costruire un sistema di referenze alternative
ed altrettanto qualificate sul territorio
per la prosecuzione dell’iter di
inserimento nel contesto sociale e
lavorativo.
Anche a seguito degli indirizzi della
Regione Emilia-Romagna in materia,
nel 2008 si è costituito un gruppo di
lavoro congiunto tra Montecatone
Rehabilitation Institute (MRI) ed
Azienda Unità Sanitaria Locale di
Bologna con lo scopo di dare pratica
attuazione all’accordo per la costituzione
dell’Unità Spinale Integrata.
Con l’obiettivo di garantire la massima
integrazione nel percorso di cura
per tutti i pazienti con mielolesione
traumatica e non traumatica ricoverati
in fase acuta negli ospedali della
AUSL di Bologna, l’accordo è stato
l’occasione per riordinare il percorso
assistenziale, individuare tempi e
modi delle comunicazioni e definire
referenze e responsabilità delle prese in
carico nei vari passaggi assistenziali.
I punti di snodo particolarmente
significativi di questo percorso, in
riferimento alla componente territoriale,
sono il Refernte Spoke T,
il Centro Gravi Disabilità e la
Commissione distrettuale ex Delibera
di Giunta della Regione Emilia-
Romagna n. 2068 del 18/10/20041.
Il Referente Spoke T è un fisiatra, operante nel Trauma Center
dell’Ospedale Maggiore di Bologna,
che assomma su di sè sia la referenza
ospedaliera (A) sia quella territoriale
(T) garantendo in tal modo unicità e
continuità di referenza. Fin da subito,
individua, nella rete ospedaliera aziendale,
tutti i nuovi casi candidati al percorso
riabilitativo, garantisce l’effettuazione
della consulenza fisiatrica, già
entro 24 ore dal trauma, redige il progetto
riabilitativo individuale preliminare
tenuto conto delle condizioni cliniche,
socio-familiari e della prognosi
di recupero.
Successivamente, quando il paziente
viene trasferito a Montecatone, il
Referente Spoke T segue il percorso
riabilitativo mantenendosi in stretto
contatto con l’equipe dell’MRI e si
raccorda con la Commissione 2068
del Distretto per predisporre quanto
necessario per il rientro del paziente al
domicilio.
E’ sempre suo compito condividere il
piano di continuità propedeutico alla
dimissione e tenersi in stretto contatto
con il responsabile territoriale del caso
individuato dalla Commissione di cui
sopra.
Da ultimo, se nel periodo che segue la
dimissione il paziente ha necessità
sanitarie subentranti a causa di complicanze,
funge da raccordo con la rete
degli specialisti.
In conclusione, si può affermare che il
Referente Spoke T rappresenta il file
rouge dell’assistenza clinica in tutta la
filiera assistenziale che va dall’ospedale
al territorio.
Se durante la fase acuta i vari interventi
specialistici vengono assicurati
nel contesto ospedaliero, in quella territoriale
la struttura di riferimento è il
Centro Riabilitativo Gravi Disabilità
collocato nel poliambulatorio Byron
del Distretto Città di Bologna, che
costituisce il secondo punto di snodo
organizzativo previsto nel protocollo
attuativo della Unità Spinale
Integrata.
Il centro assume la gestione del
paziente mieloleso in caso di insorgenza
di complicanze dopo il rientro al
proprio domicilio (complicanze tardive).
Questo centro è in collegamento sia
con l’equipe di MRI tramite il
Referente Spoke T sia con la rete specialistica
aziendale. In tal modo è possibile
garantire una risposta territoriale
qualificata a bisogni anche complessi
che possano insorgere ed è possibile
coprire pluralità di istanze senza necessariamente
ricorrere al ricovero ospedaliero.
In particolare, presso questa struttura,
vengono sviluppati i programmi per
una vita indipendente e l’avvio al lavoro;
è presente un centro vocational,
indispensabile per persone che, in età
lavorativa, debbano completare la loro
riammissione nell’ambito della vita
produttiva e viene garantita assistenza
e supporto psicologico.
Il centro vuole quindi diventare alternativo
a MRI che fino ad ora i pazienti
tendevano ad avere come unico riferimento
anche per tutte le problematiche
subentranti in fase di post-dimissione.
Il terzo elemento è rappresentato dalla
Commissione ex DGR 2068/2004.
E’ un organismo, già attivo da alcuni
anni nella realtà territoriale, che lavora
in modo integrato e multiprofessionale
ed ha maturato esperienza prioritariamente
nella gestione di pazienti con
mielo e cerebrolesioni di gravità tale
da richiedere una assistenza continua
nelle 24 ore, in quanto totalmente
non autosufficienti.
La decisione di utilizzare questo organismo
come punto di snodo fra MRI
e territorio è stata presa proprio tenendo
conto dell’esperienza maturata
nella capacità di rispondere ai bisogni
dei pazienti neurolesi e della consolidata
modalità di lavoro.
Inoltre, utilizzare questo strumento
operativo permette di evitare inutili
duplicazioni di competenze e consente
di usufruire delle reti assistenziali in
essere per la disabilità adulta e per l’assistenza
domiciliare.
E’ una commissione presente in ogni
Distretto aziendale, composta da fisiatra,
medico dell’area delle cure primarie,
infermiere, fisioterapista e responsabile
dell’Unità Socio Sanitaria
Integrata Disabili Adulti.
La composizione
di minima può non prevedere la
compresenza dell’infermiere e del
fisioterapista anche se è opinione di
chi scrive che le due figure professionali,
avendo vocazioni diverse,
dovrebbero a giusto titolo essere sempre
presenti nella commissione.
La Commissione individua il responsabile
del caso, definisce i servizi della
rete da proporre alla persona e alla sua
famiglia, attiva i percorsi relativi alle
prestazioni assistenziali e sociali a rilevanza
sanitaria assicurate dai Comuni,
segue, assieme al Referente Spoke e al
responsabile del caso, l’andamento e la
realizzazione del piano personalizzato.
Per maggiore chiarezza, si ritiene utile
fare un rapido accenno anche alla
figura del responsabile del caso (RC)
in quanto, come si è visto, ricopre un
ruolo significativo nella gestione del
piano.
Il RC è individuato dalla
Commissione 2068 distrettuale in
base al bisogno prevalente del paziente.
In linea generale, stante la caratteristica
del percorso delineato, la fase più
propriamente riabilitativa viene assicurata
da MRI per cui a livello territoriale
prevale la rilevanza del reinserimento
nel contesto di vita e di lavoro
e il responsabile del caso viene, di
norma, scelto nell’ambito delle assistenti
sociali dell’USSI Disabili
Adulti.
Ha compiti di raccordo con l’equipe
di Montecatone e il Referente Spoke
T, di referenza per la Commissione
che l’ha nominato, di controllo del
piano personalizzato domiciliare, di
stretto collegamento con il paziente e
la sua famiglia.
Spesso, la complessità dei casi richiede
interventi domiciliari molto articolati
al fine di mantenere a casa propria il
paziente ed evitare la istituzionalizzazione;
il coinvolgimento di questa
figura è indispensabile per il buon
esito del percorso.
Nel protocollo attuativo si è prestata la
massima attenzione alla problematica
della erogazione di ausili e protesi.
Data la specificità di questi pazienti, la
concessione di ausili e protesi, parte
integrante del progetto riabilitativo
individuale globale, richiede un impegno
particolare.
Non si tratta soltanto di erogare presidi
personalizzati, funzionali rispetto
alle abilità residue della persona ma
anche di garantire l’adeguatezza dei
presidi rispetto alle condizioni abitative
e alle prospettive della vita di relazione,
il tutto in un’ottica di massima
flessibilità.
Ciò ha richiesto di affrontare una
duplice criticità: da una parte il considerare
le normative che regolano la
materia e dall’altra la necessità di una
tempestiva concessione sulla base di
una valutazione appropriata e dei reali
bisogni.
Il piano personalizzato aiuta senz’altro
ad indirizzare correttamente nella scelta,
così come le valutazioni condivise
delle varie figure professionali coinvolte,
in particolare fisioterapisti e fisiatri
sia di MRI sia del territorio di riferimento,
in modo tale da garantire l’utilizzo
del presidio più idoneo nel
tempo utile.
L’iter autorizzativo, spesso lungo e difficoltoso,
rischia di ritardare le dimissioni
da MRI o, se effettuate comunque,
di non agevolare il rientro al
domicilio proprio in un momento
particolarmente critico, in quanto la
persona passa da una condizione protetta
ad una in cui deve iniziare ad
affrontare la quotidianità nel suo
ambiente di vita.
Sul versante della appropriatezza prescrittiva,
il ruolo del Referente Spoke
T è centrale per presidiare le varie fasi
di prescrizione, utilizzo dei presidi, la
loro compatibilità e funzionalità, specialmente
in riferimento al contesto in
cui il paziente sarà inserito nel rispetto
del piano riabilitativo personalizzato.
Sul versante autorizzativo, si richiedono
invece rapidità e flessibilità ed è per
questo che si è deciso di porre questo
atto in capo alla Commissione 2068:
si riducono così i passaggi burocratici
e si aumenta l’efficienza erogativa.
Infine, nell’ultima fase del percorso
ospedaliero, la dimissione viene segnalata
da MRI al Centro Continuità
assistenziale Distrettuale, snodo territoriale
per la segnalazione della dimissione
effettiva al medico di medicina
generale ed agli altri interlocutori
coinvolti.
L’accordo attuativo tra MRI e Azienda
USL è, come si è potuto evincere,
molto articolato e, pertanto, è stata
prevista una prima fase sperimentale
di attuazione con una successiva verifica.
Inoltre, per garantire che i passaggi di
presa in carico siano effettuati correttamente
e nei tempi stabiliti, è stato
condiviso un protocollo operativo in
cui vengono definiti modalità di
comunicazione e, soprattutto, strumenti
informativi capaci di garantire
che le informazioni necessarie a chi
deve proseguire la presa in carico siano
sufficienti ed esaustive.
A questo riguardo sono stati definiti i
contenuti delle comunicazioni che
intercorrono fra MRI e Commissione
2068, ad esempio le relazioni infermieristiche
e quelle assistenziali per il
progetto riabilitativo globale.
Per effettuare un corretto monitoraggio
è stato necessario definire congiuntamente
un set di indicatori relativi
a tutte le fasi del percorso assistenziale.
Una prima verifica sull’andamento
dell’accordo è già stata effettuata ma
sono in programma ulteriori momenti
di approfondimento per valutare la
validità degli indicatori proposti,
anche se dalle prime risultanze il processo
avviato sembra riscuotere una
valutazione positiva.
La DGR 2068/2004 reca “Il sistema integrato di interventi
sanitari e socio-assistenziali per persone con gravissime disabilità
acquisite in età adulta: prime indicazioni”.