Le ricerche presentate si basano sulla realizzazione di nanomateriali
innovativi a base di ossidi e metalli che trovano impiego nel settore
delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e dei processi
sostenibili. Il fine ultimo è lo sviluppo di nuove tecnologie per la
produzione di nanomateriali altamente efficienti.
Tecnologie convergenti. È il termine
col quale viene oggi designata la combinazione
sinergica di nanotecnologie,
biotecnologie, tecnologie per l’informazione
e scienze cognitive, ognuna
delle quali sperimenta attualmente
una rapida e continua evoluzione. Le
nanotecnologie sono intrinsecamente
creative ed abilitanti, e permettono
nuove potenzialità ed ampi margini di
progresso in svariati settori. Ci si
aspetta che attraverso la convergenza
di questi settori, originariamente
distinti, scienza e tecnologia possano
raggiungere traguardi inattesi, fornendo
nuovi prodotti e servizi che possono
portare al miglioramento della
qualità della vita, con ricadute sia su
ciascun essere umano che sull’intera
società. Esempi rappresentativi riguardano
sistemi per l’abbattimento di
inquinanti dell’aria e per la depurazione
delle acque, nonché processi per la
generazione di energia alternativa,
condotta in maniera pulita, efficiente
e nel pieno rispetto dell’ambiente.
Le attività di ricerca condotte in stretta
sinergia tra il CNR e l’Università di
Padova e sotto l’egida del consorzio
INSTM, si contraddistinguono per le
consolidate e forti sinergie nei settori
sopra citati, fornendo un know-how
di avanguardia altamente interdisciplinare
e costituendo un punto di eccellenza
internazionalmente riconosciuto.
Esempi rappresentativi a tal proposito
spaziano dal settore della produzione
sostenibile di energia (celle a
combustibile, generazione di idrogeno),
alla rilevazione ed abbattimento
di inquinanti immessi nell’atmosfera
da emissioni veicolari ed industriali.
Le ricerche in questione si basano sulla
realizzazione di nanomateriali innovativi
a base di ossidi e metalli che trovano
impiego nel settore delle energie
rinnovabili, dell’efficienza energetica e
dei processi sostenibili. Il fine ultimo è
lo sviluppo di nuove tecnologie per la
produzione di nanomateriali altamente
efficienti e destinati ai due seguenti
filoni di rilevanza strategica:
• produzione sostenibile di energia: i
nanomateriali realizzati sono in
grado di promuovere la generazione
di idrogeno dall’acqua qualora attivati
da radiazione ultravioletta o
visibile. Lo sviluppo di queste ricerche
potrà condurre alla produzione
di idrogeno anche tramite l’utilizzo
della semplice luce solare, permettendo
di immagazzinare l’energia
del sole sotto forma di idrogeno
producendolo direttamente dall’acqua;
• rilevazione ed abbattimento degli
inquinanti di acqua ed aria: le peculiari
caratteristiche dei materiali realizzati
li rendono estremamente efficienti
nella rilevazione, anche in
bassissime concentrazioni, di gas
inquinanti e di sostanze tossiche
dannose per l’ambiente e la salute
umana.
La versatilità dei nanomateriali
studiati e la possibilità di modificarne
in modo mirato le proprietà
consentono il loro impiego anche
per l’abbattimento di inquinanti in
prodotti non tossici promosso dalla
luce.
Le sintesi di interesse vengono usualmente
impostate e condotte secondo
criteri di efficienza e selettività dettati
da una moderna chimica sostenibile. In
particolare, oltre ad un limitato consumo
di materie prime, un vantaggio
chiave di tali procedure è quello di essere
caratterizzate da emissioni nocive
praticamente nulle, che le rende intrinsecamente
“amiche dell’ambiente”.
I risultati conseguiti, oltre che per il
loro valore scientifico, possiedono elevate
potenzialità di trasferimento ad
applicazioni industriali attraverso l’affermazione commerciale di sensori di
gas efficienti ed affidabili, di sistemi di
trattamento/depurazione di acqua e
aria e di nuove tecnologie per la produzione
di energia, data l’importanza
strategica dell’idrogeno quale vettore
energetico.
Ma vediamo più in dettaglio di che si
tratta.
Produzione sostenibile di energia
Le celle a combustibile, dispositivi che
convertono un combustibile in energia
elettrica, hanno interesse applicativo
strategico in quanto non richiedono
combustione di reagenti di origine
fossile, riducendo enormemente l’emissione
sia di gas clima-alteranti,
quali la CO2, sia di altri inquinanti,
quali idrocarburi e polveri sottili. La
flessibilità operazionale e costruttiva
conferisce a tali sistemi un potenziale
di sviluppo estremamente elevato nel
settore della produzione energetica in
alternativa ai metodi convenzionali
basati sull’uso del petrolio.
In questo contesto, il gruppo di ricerca
di Padova è stato coordinatore
nazionale di un’iniziativa ministeriale
FISR riguardante la messa a punto di
nuovi nanosistemi inorganici ed ibridi
come materiali elettrodici ed elettrolitici
per lo sviluppo e l’innovazione
delle due grandi categorie di celle a
combustibile (PEFCs, Polymer
Electrolyte Fuel Cells, e SOFCs, Solid
Oxide Fuel Cells), utili rispettivamente
per applicazioni portatili (telefonia
cellulare, computer, i-pod,….) e di
potenza stazionaria per uso domestico
o industriale. In quest’ambito, sono
stati conseguiti originali risultati di
avanguardia nella sintesi di nanomateriali
inorganici ed ibridi e nei test delle
loro funzionalità in celle opportunamente
assemblate.
In aggiunta, è importante rilevare che,
ponendo l’accento sul rapporto energia-
ambiente, il gruppo ha consolidato
un network scientifico internazionale
focalizzato anche sullo sviluppo
di materiali per la produzione di combustibili
più puliti e, in particolare,
dell’idrogeno nell’alimentazione delle
celle. In tal senso, i catalizzatori studiati
ben si prestano per la loro multifunzionalità
ad essere indirizzati ed
ingegnerizzati in questo settore, che
rappresenta la naturale integrazione
per il sistema delle celle a combustibile,
aprendo ulteriori prospettive per
l’efficienza e la sicurezza energetica.
L’interesse e l’impatto tecnologico di
tali attività di ricerca sono fortemente
sostenuti dalla loro collocazione inmercati estremamente dinamici ed in
netta crescita, come quello delle tecnologie
fotocatalitiche per la produzione
di idrogeno. Tali procedure consistono
nella generazione di H2 a partire
da soluzioni acquose irraggiate
con luce ultravioletta o visibile, promossa
da opportuni nanomateriali a
base di ossidi di metalli. La ricaduta
tecnologica e l’impatto di tali processi
risultano di ampia portata e di sicuro
successo, se si considera che, in prospettiva,
potrebbe essere possibile l’utilizzo
di semplice luce solare, una
risorsa intrinsecamente rinnovabile,
per la produzione efficiente e pulita di
idrogeno quale vettore energetico del
futuro.
Rilevazione ed abbattimento degli
inquinanti di acqua ed aria
Il forte potenziale innovativo dei
nanosistemi risiede nella loro multifunzionalità,
che consente non solo di
rilevare la presenza di inquinanti, ma
anche di convertirli in prodotti non
tossici o chimicamente utili attraverso
processi sequenziali che coinvolgono
un unico materiale attivo. Le strategie
di sintesi sviluppate in maniera del
tutto originale presso i nostri laboratori
consentono un efficace ed attento
controllo della struttura e morfologia
dei materiali prodotti, che spaziano da
compositi metallo-ossido ed ossidoossido
a sistemi ad unica fase con
composizione complessa, consentendo
di modularne l’efficienza in funzione
delle specifiche necessità applicative.
Il semplice controllo della risposta
elettrica o ottica di tali sistemi permette
di rilevare, anche in piccole tracce,
svariati tipi di inquinanti. A titolo di
esempio, tra questi vanno annoverati
il monossido di carbonio, un gas incolore
ed inodore altamente tossico per
la salute umana, e gli ossidi di azoto,
responsabili delle piogge acide,
entrambi immessi nell’atmosfera a
seguito di processi di combustione.
D’altro canto, è di importanza chiave
anche un’efficiente rivelazione in-situ
di combustibili infiammabili e/o
potenzialmente esplosivi, quali il
metano e l’idrogeno, e di alcoli, per il
controllo della sicurezza stradale.
Quindi, queste attività di ricerca possiedono
una strategica ricaduta prospettica
per una vasta gamma di applicazioni,
dal controllo dei processi di
combustione delle caldaie al monitoraggio
delle emissioni nell’atmosfera
originate da attività antropiche (trasporti,
produzioni industriali), fino
alla messa a punto di etilometri portatili
più efficienti e selettivi di quelli
tradizionalmente in commercio.
Di grande interesse è la possibilità di
utilizzare i nanomateriali ottenuti non
solo per la degradazione di prodotti
chimici tossici immessi nell’aria, quali
quelli di cui sopra, ma anche di composti
tossici, quali coloranti, immessi
nelle acque reflue, che hanno conseguenze
estremamente negative non
solo per la sopravvivenza dei vari ecosistemi,
ma anche per l’impatto sulla
catena alimentare. L’intuizione chiave è
stata quella di poter sfruttare processi
fotocatalitici, del tutto analoghi a quelli
proposti per la generazione di idrogeno,
anche per la conversione degli
inquinanti in prodotti a basso o nullo
impatto ambientale.
Ne consegue, in
prospettiva, la possibilità di rivestire
opportune lampade con i nanomateriali
attivi, per la depurazione di aria ed
acqua in un’ampia varietà di situazioni
della vita quotidiana. L’assenza sul mercato
attuale di prodotti simili e, per
contro, la presenza di tecnologie tradizionali
ormai mature, lasciano presagire
un potenziale enorme in termini di
vantaggio competitivo sia per i costi di
esercizio, sia per l’impatto sull’ambiente
e sulla salute umana.
Ulteriore vantaggio chiave di tali attività
è senza dubbio la costituzione di forti
sinergie tra centri di ricerca e piccolemedie
imprese, in grado di favorire lo
sviluppo occupazionale ed aumentare
l’attrattività del territorio attraverso
opportune iniziative industriali (spin-off,
joint venture, etc.), anche in collaborazione
con la Regione Veneto, il Governo
Italiano e l’Unione Europea.