Il metodo della scienza consiste nell’imparare
dagli errori, osando commetterli
e andando alla ricerca degli errori commessi
K. Popper
L’esperienza è quella cosa meravigliosa che ti permette
di riconoscere un errore ogni volta che lo commetti
F.P. Jones
La sicurezza dei pazienti e la qualità
delle cure sono obiettivi prioritari di
un Sistema Sanitario.
Questa premessa impone lo sviluppo
di interventi volti a comprendere
criticità organizzative e limiti individuali,
attraverso l’introduzione di
una cultura basata sull’identificazione
e l’analisi degli errori in sanità, raccogliendo
gli insegnamenti che ne possono
derivare.
D’altra parte, i costi crescenti delle
prestazioni sanitarie, legati all’espansione
delle tecnologie, a fronte di risorse
economiche sempre più limitate,
ma condizionate da aspettative di
salute illimitate da parte della popolazione,
rappresentano un’altra criticità
del Sistema Sanitario Nazionale,
che deve tendere a obiettivi di equità,
efficienza ed efficacia. Già nel 1978
i medici della CEE si erano posti il
problema della ripercussione dei costi
della sanità sull’economia del Paese
e nella loro “Dichiarazione sui costi
della sanità” ritenevano loro dovere
“…ricercare delle misure tendenti ad
un uso migliore e più razionale delle
risorse riservate ai Servizi Sanitari…”.
E ancora Gottlieb nel 1997 affermava
che “gran parte della conflittualità sugli
scopi della Medicina, deriva “semplicemente”
dalla limitatezza delle risorse
disponibili che richiede una gerarchia
di priorità nel loro utilizzo”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale
della Sanità il concetto di qualità è articolato
in quattro dimensioni: l’uso
efficiente delle risorse, la gestione del
rischio, la soddisfazione dell’utente e
la performance professionale.
Per effettuare una valutazione integrata
della qualità occorre tener conto
delle diverse tendenze degli attori
coinvolti: mentre i professionisti legheranno
il concetto di qualità alla
competenza tecnica e all’aggiornamento,
i manager e i politici saranno
interessati prevalentemente all’efficienza,
nel raggiungimento di quegli
obiettivi ai quali hanno dato la priorità.
Il sistema politico, d’altra parte, si
basa sul consenso dell’opinione pubblica,
sempre più informata e desiderosa
di condividere le politiche sanitarie,
e dei pazienti, attori principali,
che necessitano di risultati positivi, di
facile accessibilità, in un contesto di
fiducia e sicurezza.
Qualità e sicurezza diventano quindi
un concetto unico.
La mancanza di sicurezza nelle Organizzazioni
Sanitarie ha fatto esplodere
il fenomeno della malasanità, attribuita
impropriamente ai soli professionisti,
mentre spesso è espressione
di carenze organizzative e strutturali
latenti, che si esplicitano in maniera
drammatica per un fatale concatenarsi
di eventi.
Per garantire la sicurezza occorre
quindi ridurre al minimo i rischi associati
alle prestazioni sanitarie, senza
dimenticare la logica dell’appropriatezza
degli interventi.
Emerge la necessità della visione sistemica,
nella quale i clinici devono
“identificare ed esplicitare le attività
coinvolte nei processi di erogazione
delle prestazioni assistenziali, presidiandone
i punti critici che espongono
maggiormente al rischio clinico” (Plebani-
Chiozza 2004) e i manager devono
“utilizzare al meglio tutti “i saperi”
presenti all’interno delle organizzazioni
e orientarli alla qualità ed alla sicurezza
dei servizi” (Ovretveit, 2003).
Il ruolo del Governo Clinico
Il Governo Clinico viene definito
come il “Sistema attraverso il quale le
organizzazioni sanitarie si rendono responsabili
del miglioramento continuo
dei loro servizi e garantiscono elevati
standards di performance assistenziale,
assicurando le condizioni ottimali nelle
quali viene favorita l’eccellenza clinica”
(“A First Class Service: Quality in the
new NHS” - Department of Health, 19
February 1999).
Un Sistema Sanitario ideale pone al
centro il paziente, al quale deve offrire
sicurezza, efficacia, tempestività, efficienza
ed equità.
Ogni paziente deve
ricevere la prestazione che produca
il miglior esito possibile in base alle
conoscenze disponibili, con il minor
consumo di risorse, il minor rischio
di danni conseguenti al trattamento e
la massima soddisfazione.
Per raggiungere l’eccellenza è necessario
un approccio sistemico, che
comprenda i pazienti, i professionisti
e l’organizzazione.
La politica di attuazione del Governo
Clinico si realizza tramite l’integrazione
di attività tra loro complementari
(Ministero della Salute - Analisi e
condivisione delle esperienze di Governo
Clinico, novembre 2005):
• Formazione continua
• Gestione del rischio clinico
• Audit clinici e di sistema
• Medicina basata sull’evidenza:
EBM
• Linee guida cliniche e percorsi
assistenziali
• Gestione dei reclami e dei contenziosi
• Comunicazione e gestione della
documentazione
• Ricerca e sviluppo
• Valutazione degli esiti e del personale
• Collaborazione multidisciplinare
• Coinvolgimento dei pazienti.
Il luogo dove si realizzano queste attività
è il Dipartimento che “favorendo
il coordinamento dell’atto medico teso
a gestire l’intero percorso di cura e lo
sviluppo di comportamenti clinico-assistenziali
basati sull’evidenza, costituisce
l’ambito privilegiato per assicurare la
misurazione degli esiti, la gestione del
rischio clinico, l’adozione di linee-guida
e protocolli diagnostico-terapeutici, la
formazione continua, il coinvolgimento
del paziente e l’informazione corretta e
trasparente”.
Il Clinical Risk Management
Secondo la Joint Commission on
Accreditation of Healthcare Organizations
(JCAHO), il processo di
Gestione del Rischio si esplicita nelle “attività cliniche, gestionali e amministrative
intraprese per identificare, valutare
e ridurre il rischio di danni per
pazienti, operatori, visitatori e il rischio
di perdite per l’organizzazione stessa”.
Il processo permette di identificare,
analizzare, valutare, trattare, prevenire,
eliminare i rischi in sanità, e
successivamente monitorare i risultati
delle azioni correttive. Si avvale di
strumenti di identificazione dei rischi
e di metodologie di analisi reattiva e
proattiva degli eventi avversi, per intraprendere
azioni di miglioramento
volte alla sicurezza del paziente.
Una corretta gestione del rischio presuppone
un cambiamento culturale
che ritenga l’errore un elemento “fisiologico”
della professione medica,
e che, come tale, debba essere considerato
occasione di apprendimento
e di miglioramento organizzativo.
Il
meccanismo principale è quello di
condividere le informazioni a livello
centrale, attraverso un sistema di segnalazione
degli eventi avversi e dei
“quasi eventi”, ossia di quelle situazioni
potenziali di rischio, intercettate
prima di generare un danno. I professionisti
devono essere fortemente
motivati e disponibili all’autocritica,
in un clima di fiducia e serenità, senza
temere rivendicazioni punitive e sanzioni
disciplinari.
La segnalazione dell’errore e la successiva
ricerca delle cause profonde
che possono averlo generato, sono il
primo passo per una programmazione
strategica che tenga conto delle
eventuali carenze emerse e preveda
azioni correttive integrate e multidisciplinari.
Fasi operative del processo sono la
raccolta preliminare delle informazioni,
l’identificazione delle situazioni
di rischio, la definizione delle azioni
correttive sulla base delle priorità di
intervento, la realizzazione e l’implementazione
del risk management
interno, il monitoraggio dei rischi
attraverso audit e visite regolari, il follow-
up e il miglioramento continuo
nel tempo.
Le modalità operative sono la formazione
del personale, la corretta comunicazione
all’interno delle strutture,
l’informazione accurata e tempestiva
dei pazienti e degli operatori, l’adozione
di linee-guida e checklist, la
standardizzazione delle procedure,
l’analisi reattiva e proattiva dell’errore,
la valutazione di reclami e contenziosi,
l’audit clinico, la diffusione
delle raccomandazioni ministeriali, la
sicurezza delle attrezzature, l’implementazione
delle misure di prevenzione.
Le Aziende Sanitarie e Ospedaliere
devono attivare le Unità di Gestione
del Rischio Clinico (UGR), con la
finalità di promuovere e coordinare
tutte le iniziative per la sicurezza del
paziente, del personale e degli ambienti.
La Gestione del Rischio Clinico
nell’ASL 5 “Spezzino”
La promozione della sicurezza dei
pazienti nell’ASL 5 “Spezzino”, integrata
con le attività di miglioramento della qualità delle prestazioni e con
quelle relative alla tutela dei lavoratori
all’interno dell’Azienda, è affidata
alla S. S. Gestione del Rischio Clinico
e Sicurezza del Paziente, collocata
in staff alla Direzione Generale.
La
struttura è costituita da un Comitato
Aziendale multidisciplinare di
Coordinamento (UGR), composta
da esperti di diverse professionalità e
coordinata da un Dirigente Medico,
responsabile della Struttura Aziendale
e componente della Commissione
Regionale di Coordinamento-Rete
Regionale di sistema per il Rischio
Clinico.
Per lo svolgimento delle attività relative
alla sua funzione il referente si
avvale della collaborazione di Gruppi
di Lavoro costituiti da personale medico,
infermieristico e tecnico, individuato
di volta in volta in relazione
alla tipologia dei progetti.
L’organizzazione del Sistema Sicurezza
all’interno dell’ASL 5 necessita
di una pianificazione strategica che,
sulla falsariga degli obiettivi regionali
in relazione al Rischio Clinico,
tenga conto anche della realtà nella
quale si colloca, articolandosi su una
piattaforma sulla quale convergono
e si integrano le diverse competenze
aziendali.
Tutto ciò garantisce un approccio
sistemico e integrato al Sistema Sicurezza,
superando individualismi e
autoreferenzialità.
Il Piano Organizzativo Aziendale
Un Programma di Clinical Risk Management
deve essere finalizzato a
“ridurre il verificarsi degli eventi avversi
prevenibili, minimizzare il danno
causato dall’evento avverso, diminuire
le azioni legali da parte dei pazienti e
contenerne le conseguenze economiche”.
Per ottenere il coinvolgimento attivo
dei clinici ed evitare l’uso smodato
della medicina difensiva, la forte
valenza economica va integrata con
motivazioni etiche e deontologiche
più aderenti ai professionisti sanitari.
In un’ottica di approccio sistematico,
la gestione della sicurezza nasce anche
da strategie organizzative preventive,
condividendo con i clinici soluzioni
programmatiche sulle criticità da loro
evidenziate.
Per tali considerazioni, il Piano si articola
su tre Aree di Intervento:
1. Area della Gestione del Rischio
Obiettivi: diffusione della cultura
del Risk Management attraverso
la formazione e l’aggiornamento
permanente; applicazione di
strumenti di analisi reattiva e
proattiva per la gestione degli errori;
diffusione delle raccomandazioni
ministeriali in materia di
prevenzione del rischio clinico e
adeguamento alla realtà aziendale;
sviluppo di attività relative alla
corretta gestione della documentazione
clinica; costruzione di un
Sistema di garanzia e tutela legale;
creazione di una rete di referenti a
livello dei singoli Dipartimenti e
delle singole Strutture, coordinata
tramite una sezione relativa al
Risk Management sul sito intranet
dell’azienda.
2. Area dell’Appropriatezza Clinica
Obiettivi: elaborazione di progetti
tesi all’utilizzo adeguato delle risorse
disponibili, per raggiungere
l’efficienza gestionale con un confronto
clinico-tecnico; produzione
di percorsi clinico-assistenziali
orientati alla sicurezza; ricerca di
soluzioni organizzative ai problemi
proposti dai clinici; integrazione
ospedale-territorio e attivazione
di processi di gestione del
rischio nell’attività del medico di
medicina generale tramite l’istituzione
di un gruppo di lavoro permanente.
3. Area della Tutela della Salute e
della Sicurezza degli Operatori
durante il lavoro (delega al Servizio
di Prevenzione e Protezione
Aziendale e alla Medicina Preventiva).
Conclusioni
Il presupposto fondamentale per organizzare
la sicurezza è rappresentato
dall’integrazione con il Sistema Qualità
e dalla creazione di una rete che
coinvolga tutte le strutture aziendali,
con un forte mandato della Direzione
strategica.
La progettualità di percorsi clinicoassistenziali
è il primo passo verso
l’appropriatezza e l’efficacia pratica.
Spesso manca solo l’esplicitazione
e/o la condivisione di protocolli validi
già presenti nella realtà aziendale.
Attraverso la diffusione delle buone
pratiche cliniche si arriva ad un’organizzazione
che apprende da se stessa
(Learning Organization), nella quale
si raggiunge il miglior utilizzo del
know-how presente in azienda.
Purtroppo il sistema della segnalazione
volontaria presenta diversi punti di
debolezza ed è ancora poco rilevante
ai fini dell’identificazione della mappa
dei rischi presenti in Azienda.
Occorre quindi puntare molto sulla
formazione, sul corretto coordinamento
della rete interna dei referenti
e sulla diffusione capillare delle informazioni
e degli aggiornamenti.
Lo sviluppo della cultura del Risk
Management condurrà a ricadute
positive sui pazienti, attraverso il
miglioramento della qualità dell’assistenza
e sui professionisti, che si
sentiranno maggiormente tutelati sul
piano legale.
Tutto il processo contribuirà inoltre
a ridurre i premi assicurativi e a
migliorare sensibilmente l’immagine
dell’azienda.