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Premio Sapio per la Ricerca Italiana Edizione 2005



 

Un progetto di vita, in un centro residenziale pensato e costruito per soggetti disabili con limitazioni intellettive che non hanno o in prospettiva non avranno più l’assistenza dei familiari.

Prima del 2002 ovvero prima che la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Trieste avviasse il corso di istruzione superiore post laurea in Assistive Technology in Italia questo termine era poco noto e quasi mai usato. Personalmente l’ho “scoperto” svolgendo attività di consulenza presso la Commissione Europea dove ho conosciuto altri esperti che sarebbero poi diventati docenti del Master (www.ing.units.it/bca). Il termine “Assistive Technology” ci è piaciuto e, soprattutto, l’abbiamo trovato adatto (perché di ampio significato) al progetto universitario che stavamo preparando; abbiamo perciò pensato di usarlo così, senza tradurlo. Con esso indichiamo “le tecnologie e i prodotti che compensano le limitazioni funzionali, facilitano la vita indipendente e permettono alle persone con esigenze specifiche (disabili, anziani, momentaneamente impediti, …) di realizzare il loro potenziale”. Ciò loscriviamo nella pagina web che illustra il Master e aggiungiamo che secondo il principio design for all – progettazione per tutti - (raccomandato dalla Commissione Europea) “ogni ausilio, servizio o mezzo di comunicazione dovrebbe essere progettato per un’utenza ampliata in modo da essere facilmente accessibile e utilizzabile dal maggior numero di persone (con o senza deficit motori, sensoriali o cognitivi, …) e non in base a logiche settoriali”.

Una progettualità che tenga conto non dell’utente “medio” (che non esiste), ma delle esigenze di molti tipi di utenti, non è del tutto nuova per gli addetti ai lavori: purtroppo però la maggior parte dei “prodotti” che si trovano sul mercato la riflettono scarsamente e ciò perché, per vari motivi, la produzione “per tutti” è ancora poco messa in pratica. Non si pensi che quello del design for all sia un dibattito tutto “interno” ai tecnici del settore perché, come tutte le tecnologie, comporta conseguenze sociali ed economiche non indifferenti: la non applicazione di tale “approccio” porta infatti a prezzi elevati degli ausili e degli ambienti costruiti, alla non interoperabilità dei sistemi (che ne limita la loro diffusione), a un mercato non concorrenziale (e quindi poco interessato alla qualità), alla maggior richiesta di servizi assistenziali, a non incentivare l’autonomia personale al cui raggiungimento ausili adatti contribuiscono non poco. Ad ausilio attribuiamo un significato ampio ovvero quello di "uno strumento per la vita di ogni giorno" che quotidianamente può essere utile a una qualunque persona: forchette, lavatrici, sedie a rotelle, scarpe ortopediche o meno, telefoni cellulari, computer sono solo alcuni esempi.

Oggi si è acquisito un diverso concetto di disabilità perché si accetta che si manifesti in modi differenti, che sia o meno temporanea o legata alla naturale parabola della vita.

E’ da questa nuova mentalità che attualmente viene largamente riconosciuto il diritto delle categorie “deboli” (disabili e anziani soprattutto) di partecipare alla vita civile e in tal senso importanti garanzie legislative sono state varate e iniziative varie avviate.

Sono molti, moltissimi, sempre più numerosi i corsi, i progetti, i master, i convegni, i seminari, le manifestazioni, le raccolte di fondi, gli incontri di sensibilizzazione finalizzati all’inserimento sociale o all’integrazione lavorativa o scolastica o alla partecipazione culturale eccetera delle persone con esigenze specifiche. Si tratta di iniziative importanti, con propositi lodevoli, che però considerano la sfida dell’autonomia della persona con deficit “a valle”. Cioè prescindono dal fatto (a nostro avviso fondamentale e temporalmente prioritario) che siano stati dati all’utente (oggetto/soggetto delle azioni di promozione sociale, economica e culturale) tutti gli strumenti tecnologici che servono amigliorare la sua indipendenza.

Seguendo questa impostazione pensiamo quindi che prima di misurare “l’impatto psicologico” di un ausilio sull’utente abbia senso porsi alcune domande sulla sua qualità, sull’adeguatezza alla persona che lo utilizza, sui costi, sull’assistenza tecnica fornita. Ovvero prima di chiedersi, ad esempio, come si possa migliorare l’integrazione sociale di chi non può comunicare con la voce bisogna aver verificato se il comunicatore alternativo in dotazione è sufficientemente potente, flessibile, maneggevole e adatto alla persona che lo usa.

Proprio perché spesso anche gli operatori sono poco informati sulle potenzialità delle tecnologie di ausilio (vista la difficoltà di aggiornarsi in maniera indipendente dalla pubblicità dei produttori e dalle proposte dei distributori) di solito non ci si chiede se l’informazione sull’Assistive Technology sia realmente accessibile agli utenti finali, se sia aggiornata, se gli ausili disponibili siano sicuri e di qualità accettabile, se siano facilmente reperibili, adattabili e a prezzi congrui.

Non sempre in chi progetta, produce, commercializza, prescrive, consiglia e aiuta a utilizzare gli ausili emerge chiaramente una consapevolezza di questo tipo, ossia “a monte” delle realtà affrontate quotidianamente. Per questo abbiamo voluto che a caratterizzare il Master fossero non solo nuovi problemi ma pure quelli noti purché affrontati da ottiche non tradizionali.

Ad esempio fra gli argomenti di cui non si parla quasi mai c’è il tema dei costi e del “mercato degli ausili”: trattandolo tentiamo di andare oltre al nomenclatore tariffario accennando ai distributori, ai produttori, al “consumatore disabile”.

Con il nostro “progetto di Assistive Technology” ci proponiamo così di colmare una lacuna sulle conoscenze più recenti e sugli ultimi risultati della ricerca scientifica per capire le realtà progettuali, produttive e commerciali delle tecnologie di ausilio.

Non è quindi un caso che, finora unico in Italia, il Master in Assistive Technology si svolga presso la Facoltà d’Ingegneria, mentre altre iniziative “affini” fanno capo a facoltà umanistiche o mediche. E ci fa immenso piacere che questa nostra impostazione sia stata compresa e apprezzata fin dall’inizio (e finora ogni anno confermata) dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ci ha conferito una medaglia d’argento da assegnare a un allievo del Master particolarmente meritevole.

Molto spesso i medici prescrittori devono individuare l’ausilio adatto a una persona con deficit avendo a disposizione le sole informazioni dei distributori territoriali o i fisioterapisti sono chiamati a fornire consulenze domotiche senza aver potuto vedere case intelligenti. Ma anche ingegneri che vogliono sperimentare nuovi prototipi o architetti chiamati a progettare case adeguate alle esigenze delle varie età e agli imprevisti della vita sono i fruitori ideali del nostro Master come pure gli assistenti sociali, i terapisti occupazionali, gli insegnanti (specialmente di sostegno), i dirigenti della pubblica amministrazione impegnati nelle politiche sociali. Il Master in Assistive Technology si propone infatti l’obiettivo di formare esperti in grado di: fornire consulenze complesse e interdisciplinari; saper affrontare problemi non di routine con gli utenti, i produttori, le istituzioni; assumere responsabilità decisionali nella scelta e nella valutazione di tecnologie e ausili; sviluppare competenze economiche e progettuali nell’Assistive Technology; collaborare con professionisti di diversa formazione culturale; partecipare a progetti tecnologici di ricerca e sperimentazione della Commissione Europea.

Per questa ragione spesso indichiamo il Master con il termine “progetto”, intendendolo non solo come progetto formativo ma pure culturale e di ricerca. Proprio nell’ottica del progetto culturale del Master sono in corso di pubblicazione alcuni articoli che i corsisti hanno scritto su vari argomenti, scientifici e divulgativi, dell’Assistive Technology nell’ambito delle attività seminariali previste. Un altro risultato della scorsa edizione del Master è il libro “Assistive Technology – Tecnologie di supporto per una vita indipendente” che ho curato con Annalisa Morini, con prefazione di Silvia Costa e post fazione di Bernadette Golisano, e che viene pubblicato nel giugno di quest’anno da Maggioli Editore. Il libro non si configura come un manuale ma piuttosto come una “finestra” sulle disponibilità tecnologiche più innovative, visto che noi e molti degli autori abbiamo scritto sulle acquisizioni tecniche più recenti applicate alla compensazione dei limiti funzionali che le persone possono avere.

Per quanto riguarda gli aspetti didattici, le lezioni e-learning sono fruibili in maniera autonoma dai discenti mentre le attività in presenza del Master (laboratori, esercitazioni, visite guidate, workshop…) si svolgono, nel corso dell’anno accademico, solo in alcuni venerdì e sabato e ciò perché in genere i nostri corsisti sono persone che lavorano. Rispetto alla scorsa edizione la prossima (il cui bando sarà pubblicato in settembre) darà inoltre la possibilità ai corsisti di svolgere in varie parti d’Italia stage facoltativi presso aziende (private e pubbliche) impegnate nell’innovazione tecnologica legata agli ausili e centri di ricerca e di eccellenza. Nel corso degli stage sarà anche possibile svolgere tesi di Master su problemi di attualità dell’Assistive Technology e, come nella scorsa edizione, saranno poi disponibili alcune borse di studio per le tesi, messe a disposizione da sponsor interessati alla loro effettuazione; altre borse di studio, a copertura dei costi di iscrizione, verranno assegnate a conclusione delle attività didattiche del Master secondo i criteri previsti nel bando.

Un altro obiettivo del Master è quello di creare una Community di esperti del settore costituita dai docenti e discenti interessati a restare in contatto tra loro per lo scambio di informazioni, ma soprattutto per partecipare a iniziative di comune interesse.

Ancora, un obiettivo ambizioso - e forse non a breve termine - è quello della riduzione dei costi di assistenza, non da acquisire con tagli alle prestazioni, ma attuata raggiungendo maggiore efficienza (dovuta alla maggior consapevolezza della realtà tecnologica) e soddisfazione dell’utente che, nella nostra società consumista, può finalmente diventare protagonista solo quando diventa “consumatore”.



 
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A cura di:
Fiorenza Scotti – Università di Trieste
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