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Secondo stime dell’OMS, 500 milioni di persone nel mondo hanno problemi uditivi e ciò fa sì che il deficit uditivo sia l’handicap più diffuso. In assenza di provvedimenti indirizzati a prevenire questa patologia, nel 2015 saranno 700 milioni le persone che soffriranno per ipoacusia.

In tutti i Paesi industrializzati, secondo un trend consolidato, la popolazione tende a divenire sempre più anziana; in Italia, secondo gli ultimi dati ISTAT, il 19% della popolazione è rappresentato da over 65 ed il 4,6% da over 80, il che equivale a circa 12 milioni di anziani e, di questi, 3 milioni oltre gli 80 anni.

Al costante, graduale aumento dell’età media, si correla un altrettanto stabile aumento delle patologie di ordine generale, come il diabete, le malattie cardio-circolatorie, le malattie polmonari e renali, le malattie del sistema immunitario, i tumori. Tutte queste malattie, a loro volta, costituiscono un rischio per l’instaurarsi di sordità e, in questo senso, devono sempre insospettire la comparsa di difficoltà improvvisa o progressiva nel percepire con chiarezza le parole in una normale conversazione, l’intolleranza ai rumori ambientali comuni, la presenza di acufeni, cioè di ronzii o fischi, le vertigini ricorrenti.

Oltre alle malattie generali prima ricordate, tra le cause più frequenti nel favorire l’insorgenza di ipoacusie ricordiamo le patologie infiammatorie a carico dell’orecchio, ripetute, trascurate o mai curate; l’esposizione ad alti livelli di rumore e l’inquinamento acustico generalmente presente nell’ambiente di vita; infine, molti farmaci, assunti per le più svariate malattie, possono provocare, nell’adulto come nell’anziano, danni a carico delle cellule neuro-sensoriali presenti nell’orecchio e, conseguentemente, sordità.

Un’altra causa di sordità è l’instaurarsi di processi di “invecchiamento” fisiologici in rapporto all’età, che producono una degenerazione progressiva del neuro-epitelio, con conseguente decadimento della sensibilità uditiva nell’anziano.

Secondo stime dell’OMS, 500 milioni milioni di persone nel mondo hanno problemi uditivi e ciò fa sì che il deficit uditivo sia l’handicap più diffuso. In assenza di provvedimenti indirizzati a prevenire questa patologia, nel 2015 saranno 700 milioni le persone che soffriranno per ipoacusia.

La causa più frequente di sordità nell’anziano è la presenza di un danno a carico delle cellule neuro-sensoriali dell’orecchio interno da cui poi originano le fibre che daranno vita al nervo acustico; si tratta purtroppo di un danno irreversibile, progressivo, scarsamente responsivo alle terapie mediche, per cui l’unica possibilità di trattamento è correlata o all’efficacia di presidi di prevenzione o all’utilizzo della protesi acustica.

I disturbi della funzione uditiva che accompagnano il processo di invecchiamento vengono definiti globalmente come presbiacusia, intendendo con tale termine la riduzione della capacità uditiva che subentra con l’età per fenomeni di senescenza fisiologica.

Sebbene i processi involutivi dovuti all’invecchiamento siano ineluttabili, tuttavia ogni organismo invecchia in maniera differente, sia per particolari caratteristiche di ordine genetico, sia per il modo di condurre la propria vita (affaticamento, stress emotivi e lavorativi, inquinamento acustico, abitudini alimentari) e per le varie possibili malattie intercorse.

L’importanza di questi fattori nel condizionare il determinismo e la presenza stessa della presbiacusia, in percentuali diverse a seconda delle abitudini di vita nelle diverse popolazioni, ha fatto coniare il termine di socioacusia, indicando con questo vocabolo il decadimento graduale della capacità uditiva dovuto, in parte, alla presbiacusia propriamente detta e, in parte, all’azione di molteplici fattori ambientali ed endogeni.

Gli effetti della perdita uditiva, pertanto, non sono misurabili sulla base del solo danno uditivo, ma saranno condizionati anche dagli aspetti psicologici che interferiscono in modo differente da persona a persona.

Gli effetti di un’alterazione della sfera psicologica influenzeranno le normali attività quotidiane con un’alterazione del benessere psico-fisico, con una minore attitudine a trascorrere periodi della giornata a contatto ed in rapporto con altre persone, determinando variazioni nell’umore ed una sempre più spiccata tendenza all’isolamento.

Secondo Quaranta et al. la percentuale di soggetti presbiacusici è di circa il 16% tra i 40 e i 50 anni, raggiunge il 27% tra i 50 e i 60 anni, sale al 40% tra i 60 e i 70 anni, è vicina al 49% tra i 70 e gli 80 anni.

Qualunque sia la causa che abbia determinato nell’anziano un deficit uditivo legato a un danno delle cellule neuro-sensoriali dell’orecchio interno, l’unica possibilità di miglioramento è rappresentata dall’utilizzo della protesi acustica.

La prescrizione protesica deve essere sempre preceduta da un percorso diagnostico e riabilitativo che inizia da una diagnosi audiologica completa, necessaria per definire gli aspetti quantitativi e qualitativi della perdita uditiva; risulta sempre indispensabile, infatti, effettuare una valutazione delle difficoltà specifiche di comunicazione del paziente e delle sue necessità.

Il counselling informativo costituisce una tappa fondamentale nel rendere il paziente conscio dei suoi problemi e delle possibili soluzioni, indirizzandolo verso un’efficace motivazione all’uso della protesi e preparandolo ad avere aspettative realistiche.

Molte variabili concorrono e interagiscono nel determinare il beneficio protesico: caratteristiche della sordità, tempestività dell’intervento, età, stile di vita, habitus psicologico dell’handicap correlato all’ipoacusia, accettazione del presidio protesico e qualità della protesizzazione (intendendo sotto tale dizione non solo il tipo di protesi ma anche il modello di adattamento al sussidio).

Per quanto riguarda il tipo di protesi, oggi possiamo considerare già superata l’era delle protesi analogiche, in quanto di fatto non più prodotte, per cui la nostra attenzione deve essere spostata sugli apparecchi digitali e alle loro caratteristiche: tipo di elaborazione del segnale, tipo di amplificazione, trattamento del rumore, microfoni adattativi, programmi di ascolto, gestione del feed-back, automatismi di gestione dei comandi di regolazione. Le diverse opzioni disponibili devono essere rispondenti alle esigenze del paziente e funzionali alle specifiche necessità del singolo.

Per quanto riguarda la protesizzazione dei pazienti anziani si pongono tuttavia una serie di problemi non risolti: anche le protesi digitali infatti non possono attualmente ovviare ai problemi di discriminazione dovuti al rallentamento dell’elaboratore centrale, anzi sistemi molto sofisticati di trattamento del segnale potrebbero essere controproducenti perché mettono in gioco prestazioni di velocità di elaborazione dei segnali che sono carenti.

Negli anziani, anche i vantaggi dell’applicazione binaurale sono ridotti per la diminuita efficienza dei sistemi di trasferimento dell’informazione tra le cortecce uditive destra e sinistra.

Un altro fattore che porta a limitare i risultati è la ridotta plasticità del sistema nel decodificare pattern neurali con nuove caratteristiche.

Quanto detto serve a rafforzare l’importanza di un accurato counselling informativo sul paziente anziano e sui suoi familiari per far comprendere nel modo più chiaro possibile il reale vantaggio della protesizzazione in rapporto alle specifiche esigenze che bisogna sempre conoscere e solo alle quali è opportuno dare attenta risposta.

Il risultato ottenuto con la protesizzazione acustica è sempre il frutto di un impegno tra più competenze: quella del medico, che deve porre la diagnosi e procedere alla prescrizione; quella dell’audioprotesista, cui spetta il compito importante di scegliere e adattare nel modo migliore la protesi attraverso un adeguato adattamento, e ciò è cosa ben diversa dal “vendere una protesi”; quella del logopedista, infine, il cui ruolo, specialmente nel paziente anziano, risulta di notevole aiuto nel superare gli effetti di una lunga fase di deprivazione degli stimoli acustici.

Oggi, la competenza in ambito audioprotesico e logopedico è notevolmente migliorata, perché è nettamente migliorato il livello culturale grazie anche all’introduzione già da alcuni anni della laurea triennale, questa nuova realtà, insieme alle possibilità fornite da una nuova tecnologia (protesi digitali) e ad un diverso rapporto tra le varie professionalità coinvolte, rappresentano le condizioni più vantaggiose per un migliore approccio e una soluzione del problema del deficit uditivo, specialmente nel paziente anziano.


 
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A cura di:
Michele De Benedetto - Direttore Unità Operativa ORL Ospedale “V. Fazzi” – Lecce

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