Le cellule staminali sono quelle cellule
che non si sono ancora “specializzate”,
cioè non si sono ancora differenziate
in una specifica e definitiva funzione.
Questa loro caratteristica le rende
estremamente preziose, in quanto
sono potenzialmente in grado di
“riparare” organi e tessuti danneggiati.
Le cellule staminali si distinguono
fondamentalmente in 2 tipi: cellule
staminali embrionali e cellule
staminali adulte.
Le cellule staminali embrionali sono
quelle presenti nell’embrione di una
settimana. La scienza le considera oggi
con grande interesse, ma il loro
utilizzo pone seri problemi di natura
etica, in quanto la loro estrazione comporta la distruzione dell’embrione.
Le cellule staminali adulte sono
presenti in alcuni dei nostri organi e
tessuti, e hanno generalmente il compito
di rigenerare l’organo o il tessuto in
cui risiedono.
Le cellule staminali
presenti in rilevante concentrazione
nel sangue del cordone ombelicale al
momento della nascita sono cellule
staminali adulte. Dunque non c’è
nessun ostacolo di natura morale al
loro impiego terapeutico e al loro
utilizzo per la ricerca.
Risale al 1974 la prima dimostrazione
della presenza di cellule staminali
emopoietiche (ovvero cellule capaci di
ricostruire il midollo osseo e produrre
globuli bianchi, globuli rossi e piastrine), nel Sangue di Cordone Ombelicale
(SCO) o placentare.
In Italia è vietato conservare presso
strutture private sangue prelevato dal
cordone ombelicale dei neonati, a
fronte dell’ordinanza del Ministero
della Salute del 9 maggio 2006.
Tuttavia lo stesso Ministero può autorizzare
il trasferimento all’estero del
materiale prelevato per stoccarlo dove
la legge lo consente, cioè nella
maggior parte degli altri paesi europei,
negli USA e nel resto del mondo. In
sostanza la legge italiana vieta nel
nostro Paese ciò che consente di fare,
ai suoi cittadini, fuori dai propri confini.
Poter raccogliere le cellule staminali al
momento della nascita del proprio bambino e poterle utilizzare in futuro,
in caso di necessità, è una richiesta di
un numero sempre maggiore di
mamme italiane, che oggi si rivolgono
a strutture private estere. Le uniche
alternative a disposizione, infatti, sono
la conservazione autologa, presso
strutture estere, o la donazione delle
staminali, presso strutture pubbliche
italiane, che metteranno tali cellule a
disposizione di pazienti in lista di
attesa per il trapianto di midollo osseo.
L’ordinanza ministeriale dell’ex
Ministro Livia Turco vieta l’istituzione
di biobanche private per la raccolta e
la conservazione del sangue cordonale,
ma avrebbe dovuto decorrere lo scorso
30 giugno. In tale data avrebbe
dovuto diventare effettivo l’art. 8 bis
del decreto “milleproroghe” che dispone
“la raccolta autologa solidale, la
conservazione e lo stoccaggio delle
staminali cordonali da parte di
strutture pubbliche e private, senza
oneri per il servizio pubblico”.
Tuttavia, il divieto a tale pratica è stato
prorogato fino al 29 febbraio 2009 dal
Ministro del Welfare, Maurizio
Sacconi.
L’ordinanza di divieto
contiene una sola deroga: autorizza la
conservazione privata in Italia, presso
strutture pubbliche accreditate, solo se
in famiglia ci sono casi di malattie potenzialmente curabili con trapianto
di staminali.
I vantaggi dell’approvazione dell’8 bis
sarebbero sostanzialmente due: da un
lato verrebbe introdotto il concetto di
conservazione autologa solidale,
un’alternativa per cui il sangue
cordonale viene messo a disposizione
della comunità dal legittimo proprietario;
dall’altro verrebbero autorizzate
alla conservazione strutture private
che, a seguito di un accreditamento
regionale, fornirebbero supporto alle
attuali strutture pubbliche nella
gestione e nella conservazione dei
campioni.
In pratica in Italia possono ad oggi
operare solo strutture pubbliche, ma
gli italiani possono trasferire grazie ad
un’autorizzazione dello stesso
Ministero della Salute, in centri
privati esteri, il sangue del cordone
ombelicale dei propri figli e le cellule
staminali multipotenti in esso contenute.
Nel 2007, su circa 570 mila nascite nel
nostro Paese, solo 2500 campioni di
sangue cordonale sono stati raccolti e
conservati in strutture pubbliche
italiane. Al contrario, circa il doppio
dei campioni sono stati esportati all’estero
dai genitori italiani in biobanche
private. Il tutto ha ovviamente contribuito
ad un calo delle donazioni nelle strutture pubbliche italiane accreditate.
Bisogna sottolineare che ad oggi non
vi è evidenza scientifica che possa
avvalorare un uso autologo delle
staminali cordonali fuori dai casi di
malattie del sangue; tuttavia non ci si
spiega a quale scopo vietare una pratica
assolutamente NON invasiva né per
la madre né tanto meno per il bimbo,
che in futuro potrebbe costituire un
tesoro inestimabile, non solo per il
bambino ma per la famiglia intera.
Infatti, la ricerca sulle cellule staminali
e sulle loro applicazioni terapeutiche
rappresenta una concreta speranza per
la cura di molte malattie degenerative
ancora incurabili.
Nell’attesa di una
riforma dell’attuale divieto alla conservazione
autologa solidale sul territorio
italiano, sarà necessario, intensificare
gli sforzi per tradurre in protocolli
clinici sicuri per l’uomo i promettenti
risultati ottenuti nelle sperimentazioni.
Nell’ipotesi che un domani venga
dato parere favorevole all’abolizione
del divieto, BioRep, una società del
Gruppo Sapio nata nel 2003 come
banca di conservazione di cellule,
tessuti e materiale biologico in
generale, potrebbe diventare la prima
banca privata per la conservazione
autologa solidale sul territorio
nazionale.