Le barriere culturali sono quelle che impediscono di andare oltre, di vedere soluzioni alternative, di cogliere opportunità nuove, di sperimentare strade diverse, migliori. La rivista D.A. ha voluto fin dalla sua nascita puntare l’attenzione su queste barriere che, nei più diversi ambiti, impediscono di superare i limiti, di individuare e utilizzare soluzioni utili ad elevare la qualità della vita di tutti noi. Per questa ragione abbiamo parlato tanto di diversa-abilità, di handicap, di sociale, di ricerca. Abbiamo voluto dire, con forza, che con la conoscenza, con il sapere, con la ricerca scientifica, con le nuove tecnologie, con la disponibilità ad accettare la diversità come risorsa, la società in cui viviamo diventa migliore, più sana, più vivibile. interventi di sostegno che ormai tutti definiscono necessari.
Apriamo, quindi, questo numero con
il racconto di un’avventura che è
insieme umana e scientifica, di un
viaggio che ha permesso di conoscere
una realtà lontana e straordinaria, ma
al tempo stesso di raccogliere dati
scientifici importantissimi.
Il bellissimo articolo di Carolina
Lombardi e Gianfranco Parati
dell’Università di Milano-Bicocca e
Istituto Auxologico Italiano, IRCCS,
Milano parla di Highcare 2008, definita
la più grande spedizione scientifica
mai organizzata sull’Everest:
attrezzature professionali da alpinismo
per altissima quota e strumenti
scientifici tra i più sofisticati e innovativi,
necessari per studiare la fisiologia
e fisiopatologia umana sopra i
cinquemila metri, sono stati portati
da Milano sino alla quota di 5400
mt, alla base dell’Everest.
Un progetto
esemplare che abbiamo voluto
offrire ai nostri lettori come occasione
per riflettere sui “limiti” e sulla
loro superabilità. Per passare poi ad
approfondire un tema attualissimo, a
parlare di ambiente e sostenibilità,
rimanendo sempre sul filo conduttore
del “limite”, e della ricerca scientifica
come mezzo per superarlo.
La
barriera da oltrepassare è in questo
caso il riscaldamento globale, l’insostenibilità
ambientale, l’effetto serra.
Come fare? La risposta arriva, oltre
che dalla rinnovata sensibilità di cittadini
e istituzioni, dalla ricerca, dall’innovazione
tecnologica, dall’impegno
di pubblico e privato su un
obiettivo che ormai è universalmente
condiviso: ridurre le emissioni, salvando
un pianeta malato e salvaguardando
la salute nostra e delle generazioni
che verranno.
Un tema che è stato affrontato nell’ambito
del Premio Sapio per la
Ricerca Italiana 2008, il 7 ottobre al
Politecnico di Torino, nel corso della
giornata di studio dal titolo
"Protocollo di Kyoto, quali tecnologie
innovative?", dedicata all’esame
approfondito della “convenienza
energetica ed economica” dello stoccaggio
della CO2. Si tratta di un progetto
ambizioso su cui l’Unione
Europea ha investito molto allo
scopo di rientrare nei parametri definiti
dal protocollo di Kyoto per l’emissione
in atmosfera di questo gas,
considerato il principale responsabile
delle variazioni osservate nell’effetto
serra. La Giornata si proponeva
anche di introdurre ipotesi alternative
che possano conseguire il medesimo
obiettivo - utilizzo dei gas refrigeranti
di nuova generazione, utilizzo
dell’idrogeno come vettore energetico
ed attenzione alla fonte nucleare -
e di individuare nuovi percorsi fattibili
per modelli di business sostenibili.
Questo numero di D.A. riprende tali
temi approfondendo, grazie ad autorevoli
interventi, le soluzioni e i progetti
più innovativi che si stanno sperimentando
e studiando nel nostro
paese, e non solo, sul fronte della
sequestrazione dell’anidride carbonica,
delle energie alternative e della
mobilità sostenibile.
Nello spazio “Industria e Ricerca”
presentiamo due contributi relativi
all’impegno del mondo produttivo
per l’innovazione e la ricerca e il
ruolo fondamentale che l’industria
può e deve svolgere per la sostenibilità
ambientale.
Buona lettura!