Questa immagine è stata scelta per la copertina del libro intitolato “Dalla parte del caregiver: la sclerosi laterale amiotrofica” a cura di Daniele Colombo, pubblicato e distribuito gratuitamente da SAPIOLIFE. Di questa preziosa pubblicazione parleremo più diffusamente nel prossimo numero di D.A. Nel frattempo il dott. Colombo ci illustra una nuova tecnica di monitoraggio respiratorio utilizzata nella sclerosi laterale amiotrofica.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA)
[Amyotrophic Lateral Sclerosis – ALS
della letteratura anglosassone] è una
rara malattia del sistema nervoso
centrale.
Fu descritta nel 1874 da Jean-Martin
Charcot, illustre Neurologo dell’Hôpital
Salpêtrière di Parigi che, studiando
le autopsie di pazienti deceduti per
questa malattia, ne coniò il termine:
Sclerosi (indurimento) della parte
Laterale del midollo spinale e dimagrimento
muscolare (Amiotrofica).
In Francia è ancor oggi nota come
malattia di Charcot, mentre negli Stati
Uniti è divenuta tristemente famosa
come malattia di Lou Gehrig dal
nome del famoso giocatore di baseball
che si ammalò all’età di 31 anni,
all’apice della carriera agonistica.
La SLA è una malattia degenerativa,
come lo sono la malattia di Parkinson
o la malattia di Alzheimer, in cui
degenerano, ovvero vanno incontro a
una precoce perdita di funzione vitale,
selettivamente i neuroni che comandano
i muscoli, ovvero i neuroni
motori o motoneuroni; da qui deriva
il nome di malattia del motoneurone
[Motor Neuron Disease – MND della
letteratura anglosassone]. L’interesse
mediatico in questi ultimi anni è legato
alla diffusione della malattia in
famosi noti calciatori italiani.
Nel 2001, con DM 279 del
18/5/2001, la SLA è stata riconosciuta
dal Ministero della Salute “malattia
rara” ovvero è stata annoverata tra
quelle malattie che danno diritto all’esenzione
totale dalla partecipazione
alla spesa sanitaria nazionale.
A questo importante provvedimento
altre iniziative scientifiche e sociosanitarie si sono associate e concretizzate
in questi ultimi anni anche se molto
lavoro rimane ancora da fare a vari livelli, amministrativo, scientifico, sanitario,
socioeconomico, e non solo in
Italia, affinché vengano convogliate
sempre più risorse economiche e
umane anche verso questa malattia.
La SLA ha una incidenza di 2 casi
ogni 100.000 persone per anno,
ovvero ogni anno si ammalano 2 persone
ogni 100.000 abitanti. Sono leggermente
più colpiti gli uomini
(1.3 maschi per ogni femmina), e gli
adulti con un picco tra i 60 e i 70 anni.
La malattia ha un decorso cronico
progressivo, che attualmente non è
possibile interrompere stabilizzandone
l’evoluzione: i sintomi a carico
del di stretto inizialmente colpito peggiore ranno progressivamente e ne
compariranno altri a carico dei distretti
limitrofi finché tutto l’organismo
sarà interessato dalla malattia con
perdita della funzione e dell’autonomia
motoria. Il peggioramento della
disartria porterà il paziente a non parlare
più, quello della disfagia a uno
stato di malnutrizione da un lato, e
dall’altro lo esporrà a rischi di polmoniti
abingestis: il cibo viene aspirato
nei polmoni e può essere terreno
per sovrapposizioni da parte di germi.
La paralisi dei muscoli respiratori è
l’evento più drammatico e la causa più
frequente di morte per le persone
affette da SLA.
La crescente debolezza dei muscoli
respiratori, oltre a determinare una
ridotta funzionalità ventilatoria, è
responsabile dell’inefficacia della
tosse, con conseguente accumulo di
secrezioni nell’albero respiratorio e
peggioramento degli scambi gassosi.
E’ quindi fondamentale poter monitorare
la progressività della patologia
soprattutto a carico della muscolatura
respiratoria con il fine di iniziare al più
presto l’ausilio della ventilazione meccanica
non invasiva (NIV).
La NIV si
effettua mediante l’utilizzo di piccoli
respiratori (o ventilatori) in grado di
completare l’atto inspiratorio iniziato
dal paziente mediante l’insuflazione
di un adeguato volume d’aria.
Il monitoraggio del progressivo
deterio ramento della muscolatura respiratoria non è facilmente misurabile
anche perché tutte le manovre richieste necessitano di una collaborazione
attiva del paziente. L’interessamento
della malattia alla parte bulbare del
midollo coinvolge non solo i centri
respiratori ma anche tutta la muscolatura
oro-buccale, con problemi non
solo nell’apertura della bocca ma
anche nella salda chiusura delle labbra
al boccaglio, interfaccia indispensabile
per attuare i test di funzionalità respiratoria.
Anche l’eventuale sostituzione
del boccaglio con una maschera
oronasale rende comunque questi test
poco attendibili.
Interpretazioni superficiali e inesperte
possono così condannare a una NIV
troppo precoce o troppo tardiva peggiorando,
se mai sarà possibile, ulteriormente
la qualità della vita.
All’INRCA di Casatenovo (LC) è
stata messa a punto una nuova tecnica
capace di monitorare lo sviluppo dell’insufficienza
ventilatoria mediante
pletismografia optoelettronica.
Lo sviluppo presso il Dipartimento di
Bioingegneria del Politecnico di
Milano, della tecnica della pletismografia
opto-elettronica (OEP) [Aliverti
A, 2000; Aliverti A, 2001; Dellacà R.,
2001], consente di superare i limiti
sopra esposti; precedenti studi hanno
dimostrato l’applicabilità nello studio
di pazienti affetti da DMD (Aliverti
A, 1997) e da altre patologie neuromuscolari
quali la amiotrofia spinale
(Lissoni A, 1998; Lissoni A, 1996).
La OEP fornisce, in modo completamente
non invasivo, la misura accurata
respiro per respiro del volume della
parete toraco-addominale e perciò
delle variazioni del volume polmonare.
Questa tecnica è basata sul rilievo del
movimento di un insieme di marcatori
retro-riflettenti mediante un
sistema automatico optoelettronico di
analisi del movimento. I marcatori
posti sul torace e sull’addome del
soggetto vengono rilevati da un
insieme di telecamere e successivamente
la loro posizione viene ricostrui ta nello spazio tridimensionale, a una frequenza di campionamento
pari a 60 Hz; sulla base di un
modello geometrico che connette i
diversi punti e approssima la forma
della superficie toraco-addominale a
un insieme finito di triangoli è quindi
possibile calcolare il volume racchiuso
dalla parete toraco-addominale e le
sue variazioni durante la respirazione.
Considerando il modello geometrico
dell'intera parete toraco-addominale è
così possibile ottenere le variazioni di
volume totali, mentre la definizione di
diverse parti del tronco consente il calcolo
delle variazioni di volume dei
diversi compartimenti della gabbia
toracica e dell'addome. L’approccio
utilizzato consente non solo la misura
delle varia zioni totali di volume, ma
delle variazioni di volume dei diversi
compartimenti del tronco (gabbia
toracica polmonare, gabbia toracica
diaframmatica ed addome); inoltre, al
contrario degli altri metodi fino ad
oggi utilizzati, è possibile quantificare
le asimmetrie di ventilazione in senso
verticale (destro e sinistro), totali e
suddivise per compartimenti.
L’aspetto fondamentale di tale metodica è basato sulla possibilità di monitorare
l’evoluzione dell’insufficienza
ventilatoria in tutte le fasi della malattia
senza necessitare della collaborazione
del paziente.
Mediante ulteriori studi l’OEP potrà
così identificare il momento preciso
per iniziare l’ausilio del vantilatore o
precisare le possibili conseguenze respiratorie successive al posizionamento
di una enterostomia gastrica percutanea,
indispensabile per alimentare
pazienti affetti da severa disfagia.
La sclerosi laterale amiotrofica è una
grave malattia che va affrontata e combattuta.
Indispensabile per effettuare
tale percorso la figura del caregiver, spesso
rappresentato da familiari trasformati
in ottime figure sanitarie idonee a
fronteggiare ogni eventuale problema.
E’ in corso di pubblicazione un libro
intitolato “Dalla parte del caregiver: la
sclerosi laterale amiotrofica” pubblicato
e distribuito gratuitamente da
SAPIOLIFE, nel cui contesto
numerosi autori provano ad affiancare
il caregiver lungo il percorso della
malattia.
Il Manuale invita a evitare l’isolamento
sociale del paziente e del caregiver:
l’informazione (oggetto dei capitoli
del Manuale) e la modalità con cui
viene offerta al Paziente e ai Familiari
consente ai protagonisti di queste “storie
di malattia” di raggiungere quella
consapevolezza che è fondamentale
nella gestione quotidiana e nelle scelte
che devono essere compiute prima che
le criticità emergano talora nella loro
drammaticità.
La consapevolezza del paziente, della
famiglia e del caregiver (sia esso un
parente o un assistente familiare) consentono: