Diamo il meglio di noi

art3Diamo il meglio di noi è la campagna nazionale di comunicazione per promuovere il tema della donazione di organi, tessuti e cellule nel nostro Paese.
lntervista ad Alessandro Nanni Costa - Direttore generale del Centro Nazionale Trapianti

La campagna, che è stata lanciata nel 2016, nasce dall’idea di modificare il paradigma comunicativo tradizionalmente legato alla donazione e al trapianto.


Dott. Costa, che cos’è "Diamo il meglio di noi"?
Con “Diamo il meglio di noi” abbiamo voluto portare questi temi su un piano più prettamente sociale, rendendo la donazione un fatto culturale più che medico. Da qui il claim individuato, un invito rivolto a dare il meglio di noi stessi e a compiere un gesto di solidarietà e attenzione verso gli altri. Questo claim ci ha consentito anche di operare una piccola rivoluzione, vale a dire promuovere il dono biologico nelle sue molteplici declinazioni (dalla donazione di organi e tessuti dopo la nostra morte alla donazione di cellule staminali emopoietiche), favorendo una più decisa sinergia tra i diversi “mondi”- associativi e sanitari - collegati al nostro ambito di competenza. Insomma, la nostra naturale vocazione a fare rete ha investito anche la comunicazione e ha dato avvio ad una campagna che intende costruire relazioni, attività e iniziative in ampi settori del nostro Paese, dalle aziende alle Regioni, dagli enti pubblici o privati alle fondazioni, facendo leva sulla responsabilità sociale di ciascuna organizzazione.


Enti, aziende e istituzioni aderiscono alla campagna: in che modo?
Aderire alla campagna è semplicissimo e lo possono fare tutte le grandi organizzazioni, pubbliche o private; basta collegarsi al sito www.diamoilmegliodinoi. it, compilare un form che, tra le diverse informazioni richieste, prevede la presentazione di un piano di attività che si intende realizzare per sostenere l’informazione sulla donazione. Abbiamo previsto un “pacchetto” di iniziative minime con le quali partecipare alla campagna come, ad esempio, la promozione del tema attraverso i propri canali web e social e l’utilizzo delle intranet/newsletter interne.

Queste azioni costituiscono un primo livello di adesione; con ogni aderente si sono poi sviluppate attività che ci hanno consentito di portare la campagna al grande pubblico nel corso di eventi promossi dall’organizzazione che è entrata nel nostro network. Negli anni, si sono costruite partnership proficue che hanno consentito a “Diamo il meglio di noi” di essere presente a manifestazioni nazionali di un certo rilievo ed eterogenee per tema e pubblico, come il “Salone del Gusto” a Torino, “Piazza di Siena” a Roma o la “Fiera del Levante” a Bari. Si è dato vita ad un circolo virtuoso che non si è esaurito al sostegno nominale, ma che ha visto l’ente o l’azienda aprire le proprie porte alla donazione ed entrare in contatto anche con le realtà associative e sanitarie del territorio.


Come possono i cittadini aderire alla campagna?
Il target finale della campagna sono proprio i cittadini, sia nella loro veste di dipendenti, soci e sostenitori delle realtà aderenti sia come popolazione in generale. I cittadini possono sostenere “Diamo il meglio di noi” in molteplici modi; ad esempio, possono essere soggetti proattivi in questa campagna e suggerire alla propria organizzazione di entrare a far parte di questo network. Oppure, possono seguire la campagna sui canali social associati e aiutarci a diffonderla, condividendo i contenuti e moltiplicandone la portata.

E, ovviamente, possono rispondere in modo positivo al nostro messaggio principale: diventare donatore. Si può esprimere il proprio volere su questo tema in diversi modi, tutti validi per legge; lo si può fare al Comune, quando si rinnova il documento d’identità; oppure si può firmare il modulo per la dichiarazione di volontà all’ASL di appartenenza; in alternativa, ci si può rivolgere all’AIDO, la principale associazione di donatori del nostro Paese. Ricordo anche che si può sempre scrivere su un foglio di carta semplice il proprio volere sulla donazione, inserendo i propri dati personali, la data e la firma; in questo caso bisogna portare questa dichiarazione sempre con sé, nel portafoglio. Per diventare donatori di midollo osseo ed entrare a far parte del Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo (IBMDR) bisogna avere tra i 18 e i 35 anni, pesare più di 50 chili ed essere in buona salute. Per questa tipologia di donazione è necessario fare un primo screening (colloquio anamnestico con il medico e prelievo venoso o salivare) presso uno dei tanti centri donatori e poli di reclutamento presenti sul territorio nazionale (la lista completa è disponibile sul sito www.ibmdr.galliera. it).


Perché è importante donare i propri organi?
art3aPuò sembrare una banalità ma gli organi, come il sangue, non possono ancora essere prodotti in laboratorio in modo artificiale.

Ci sono delle malattie che, per essere sconfitte, richiedono proprio la sostituzione dell’organo danneggiato e nessuna terapia farmacologica o di altra natura risulterebbe efficace per curare il paziente. Senza le donazioni delle migliaia di persone che hanno deciso di fare questo gesto di responsabilità sociale non avremmo mai potuto realizzare oltre 3.500 trapianti per anno.

Sappiamo che ci sono ancora delle resistenze su questo tema, che è difficile pensare alla propria morte e decidere di esprimersi sulla donazione mentre si è nel pieno della vita. Per questo è importante informarsi, sapere che ci si può fidare del nostro sistema trapianti che è tra i migliori in Europa e che è considerato un modello organizzativo e assistenziale a livello internazionale.

Inoltre, è bene conoscere tutte le tutele previste in questo campo e che si arriverà all’eventuale donazione solo dopo aver fatto di tutto per salvare la vita della persona, fornendole la migliore assistenza e cure possibili. Il nostro impegno è rivolto proprio ad accompagnare i cittadini verso una scelta consapevole e informata, che sarà sempre rispettata dai medici; dichiarare il proprio volere sulla donazione in vita solleverebbe anche i familiari aventi diritto dall’esprimersi sul prelievo di organi in un momento molto delicato, quale la morte del congiunto.


Che cosa accomuna le storie delle persone che hanno vissuto l’esperienza del trapianto?
Chi ha ricevuto un trapianto ha alle proprie spalle un lungo percorso; alla malattia si aggiunge l’attesa di ricevere la telefonata che può salvare la vita. Paura e speranza sono i sentimenti che accomunano chi è in attesa di ricevere un organo. Poi, dopo l’intervento, si ritorna progressivamente alla propria vita, con un senso di gratitudine profondo per la persona che ha reso possibile l’intervento: ricevere un organo è un dono che non può essere paragonabile ad alcun altro regalo poiché ha un valore inestimabile, quello della vita.


Alcuni dati:
• Attività complessiva di donazione nel 2017: 1.763 (donatori deceduti e donatori viventi).
• Attività complessiva di trapianto nel 2017: 3.950 (trapianti eseguiti da donatori deceduti e viventi).
• Nel 2017 la percentuale delle opposizioni alla donazione di organi si è attestata al 28,7% (in calo rispetto al 2016, 32,8%).
• Al 31/12/2017 i pazienti in lista di attesa in Italia erano 8.874; la maggior parte di questi (73,9%) era in attesa di ricevere un rene.
• Rene. Sopravvivenza del paziente ad un anno dal trapianto 97,3%; sopravvivenza dell'organo ad un anno dal trapianto 92%. I dati si riferiscono ai trapianti su pazienti adulti e pediatrici (periodo di riferimento 2000-2015). Il 93% dei pazienti trapiantati lavorano o sono in condizioni di farlo.
• Cuore. Sopravvivenza del paziente ad un anno dal trapianto 80,9%; sopravvivenza dell'organo ad un anno dal trapianto 80,9%. I dati si riferiscono ai trapianti su pazienti adulti e pediatrici (periodo di riferimento 2000-2015). Il 90,1% dei pazienti lavorano o sono in condizioni di farlo (periodo di riferimento 2000-2015).
• Polmone. Sopravvivenza del paziente ad un anno dal trapianto 69,6%; sopravvivenza dell'organo ad un anno dal trapianto 68,1%. I dati si riferiscono ai trapianti su pazienti adulti e pediatrici (periodo di riferimento 2002-2015); l’80,16% pazienti lavorano o sono in condizioni di farlo (periodo di riferimento 2002-2015).
• Fegato. Sopravvivenza del paziente ad un anno dal trapianto 86,5%; sopravvivenza dell'organo ad un anno dal trapianto 81,9%. I dati si riferiscono ai trapianti su pazienti adulti e pediatrici (periodo di riferimento 2000-2014); l’85,5% dei pazienti lavorano o sono in condizioni di farlo (periodo di riferimento 2000-2014).


La storia di Agnese
25 Aprile 2017.
La sera precedente, alle 20.20, arriva la chiamata. Mio marito era a cena fuori con amici, cosa assai rara. Devono richiamare per comunicarmi l'ora in cui partire. Faccio addormentare la mia bimba di tre anni, la guardo con gli occhi gonfi di lacrime, sperando solo di poterla riabbracciare presto. Saluto mia mamma, le dico: pensaci tu alla mia bambina... Si parte. Il viaggio con mio marito è silenzio, abbiamo paura, tanta paura. Quando arriviamo ci accoglie un’infermiera: i prelievi, la preparazione, le attese. La mattina arriva la conferma: si va in sala.

Ho paura, tanta paura. Gli abbracci... Tutto così veloce, non mi accorgo nemmeno di addormentarmi. Mi sveglio in terapia intensiva, vedo mia sorella e mio marito, alzo il pollice e chiedo della mia bambina. Due giorni, dormire, nausea, tantissima sete. Finalmente il reparto, le infermiere sono meravigliose, bravissime, sempre attente. Dolori, stanchezza, la ricerca faticosa di un equilibrio.

Mia sorella sempre al mio fianco, io che ripeto che ci vorrà tempo... Il giorno della dimissione sento gioia mista a paura, paura del mondo esterno, delle persone. Devo farcela, per me, per la mia famiglia. Torno a casa e tutti al mio paese mi accolgono felici e commossi con striscioni di "Bentornata!". La mia casa, la mia mamma, la mia bambina che torna da scuola e mi trova a casa. Siamo entrambe commosse, mi dice che le sono mancata tanto. Dopo due mesi continuo a cercare un equilibrio quotidiano, recupero energie e con qualche paura cerco di riappropriarmi della mia vita.

Un dono enorme, una nuova possibilità di vita, un gesto di profondo amore per il prossimo. Grazie a te, ti custodirò dentro di me con tanto amore e rispetto.

Agnese



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