Certamente Porto Marghera rappresenta
per storia e per valore una realtà
produttiva di grandissimo rilievo,
capace di determinare ulteriori, elevati
livelli occupazionali, in particolare
nei settori del Porto commerciale,
della cantieristica, dell’energia e dell’alluminio.
Inoltre, insieme al polo
siciliano e, in prospettiva, a quello
sardo, ha le potenzialità per raggiungere
livelli di eccellenza tali da poter diventare riferimento europeo anche
su aspetti fondamentali di politica
industriale ed energetica. Ma, soprattutto,
riferimento per una nuova politica
“generativa” che sia in grado di
esaltare il rapporto fra politica industriale
ed economica, centralità delle
risorse umane e rispetto dell’ambiente.
Gli impegni del Protocollo offrono,
inoltre, una serie di condizioni di certezza
produttiva e gestionale per i
lavoratori e le imprese e non da ultimo,
l’impegno ad affrontare da subito il problema del costo energetico, fondamentale
precondizione per garantire
vera competitività delle produzioni.
La difesa dei livelli occupazionali è
contenuta nell’impegno dell’ENI al
riassorbimento degli esuberi, causati
dalla chiusura dell’impianto DOW,
per i quali non sono applicabili gli
ammortizzatori sociali previsti, oltre
ad un’importante azione di “riqualificazione
formativa” mirata, da erogare
nei tempi di attesa dei nuovi
investimenti. Sta per essere attivato,
come previsto, l’Osservatorio dei fabbisogni occupazionali dell’area
chimica di Porto Marghera, che avrà
tra i vari compiti, quello di favorire
il reimpiego immediato degli eventuali
futuri esuberi, causati da ulteriori
processi di riorganizzazione del
sito.
Gli impegni dell’ENI contenuti nell’accordo
in merito a prospettive di
nuove opportunità di lavoro, sono
precisi, si tratta di interventi tesi a
favorire sviluppi occupazionali in
ogni direzione, ad esempio attraverso
le complesse e lunghissime operazioni
di bonifica, che nelle diverse aree del
petrolchimico vedranno i lavoratori
già attualmente impegnati ed i nuovi
inserimenti lavorare per decenni.
Inoltre, faranno da “volano occupazionale”
tutti i nuovi importanti investimenti
previsti nelle aree di raffineria,
del cracker, della manutenzione, le
azioni di implementazione della ricerca
nei diversi campi di applicazione,
gli ulteriori investimenti in nuove
tecnologie e importanti produzioni
innovative come il green diesel.
Importantissima sarà a questo punto
l’azione di tutti i firmatari dell’accordo,
a partire dalle Istituzioni, che
dovranno vigilare sull’effettiva attivazione
degli investimenti da parte del
Governo e delle imprese presenti nel
sito.
Il tavolo nazionale per la chimica,
ricercato fortemente dal sindacato e
finalmente avviato dal Ministro
Bersani, rappresenta un fatto molto
positivo, perché permette al Governo
- che ritiene la chimica un settore
strategico per l'intero sviluppo del
Paese - e alle Parti Sociali di impostare,
in modo condiviso, le linee essenziali
di politica industriale in termini
di consolidamento e sviluppo delle
produzioni, della ricerca e dell'occupazione.
Il Governo ha presentato uno schema
di lavoro impostato sull'individuazione
dei temi comuni in un quadro di
mercato e di azioni europee, temi di
sistema e situazioni specifiche delle
varie aree territoriali.
In particolare si conviene sulle linee
strategiche, impostate sul consolidamento
della chimica di base - a partire
dall'etilene - dei poli chimici e delle
filiere produttive, sul rafforzamento
delle PMI nelle specialità, sul rilancio
della Ricerca e dell’Innovazione.
Tuttavia la fase attuale vede non solo
delle criticità in alcuni siti ed aree ma,
soprattutto, problemi rilevanti inerenti
le certezze normative e autorizzative
anche per avviare prospettive
positive in termini ambientali e di
sviluppo sostenibile.
D’altro canto la prospettiva di un referendum
consultivo, confuso e poco
partecipato, non può e non potrà
sostituirsi al confronto e al dialogo per
stabilire il futuro di Porto Marghera.
Già dal ’98, a valle di una logica pressione
dei cittadini, delle parti sociali e
delle Istituzioni, l’Accordo di
Programma siglato in quella data
avviò un sostanzioso piano di risanamento,
bonifiche ed ammodernamento
senza precedenti nella storia del
petrolchimico, tuttora in fase di attuazione,
con l’obiettivo di non rendere il
sito in questione e le zone limitrofe a
rischio.
Ci è sembrato, inoltre, che populismo
e demagogia la facessero da padroni in
quel preciso momento, ma ora, anche
grazie al nuovo Accordo, è molto più
leggibile la volontà di costruire un
futuro serio e “pulito” per lo stabilimento
e tutta l’area circostante.
Il deciso avvio di un percorso di riqualificazione
ambientale, da realizzarsi
con il coinvolgimento di tutti i soggetti
pubblici e privati operanti nell’area,
ciascuno per le proprie responsabilità
giuridiche ed economiche, continua
ad essere un’indispensabile precondizione
di sviluppo della chimica
di Marghera; tutto ciò unitamente ad
una riqualificazione in grado di articolare
gli interventi di bonifica, in funzione
della destinazione d’uso degli
spazi e di costi sostenibili, senza tuttavia
perdere di vista la prospettiva di
un risanamento generale dell’intero
sito di interesse nazionale.
L’obiettivo
è quello di ottenere uno sviluppo
sostenuto, finalmente, da un’azione di
politica industriale completa, integrata
imprescindibilmente ormai anche
da scelte di politica energetica innovativa.