Per dare linfa vitale ai percorsi di miglioramento della sicurezza dei pazienti è indispensabile cercare di privilegiare un largo coinvolgimento delle persone nella diffusione delle buone pratiche e in primis rafforzare la cultura dell’errore non come fallimento individuale, ma come occasione di apprendimento per l’intera organizzazione.
La sicurezza dei pazienti e l’approccio
sistemico
La sicurezza dei pazienti è un tema
sempre più all’ordine del giorno per
l’agire di tutte le organizzazioni sanitarie.
Le parti interessate del sistema
sanitario (pazienti e familiari, cittadini,
professionisti, finanziatori, istituzioni,
agenzie, magistratura, mass
media, fornitori, ecc.) hanno acquisito
una crescente consapevolezza
della sua importanza e stanno sempre
più reclamandone la necessità come
garanzia di “sistema”, attraverso proposte,
raccomandazioni e programmi
coerenti con i molti saperi che rappresentano [ 1 ].
Affrontare in maniera
efficace la sicurezza del paziente,
richiede l’adozione di un approccio
sistemico, che permetta di riconoscere
ed interpretare le relazioni tra
rischio, errore o difetto ed organizzazione
nel contesto sanitario e possa,
conseguentemente, favorire i processi
di sviluppo di una cultura della sicurezza
nell’intera organizzazione.
Per
sviluppare un approccio di tipo sistemico
è necessario il concorso di saperi
condivisi, anche molto diversi, in
cui tutte le singole competenze sono
in grado di riconoscersi in termini di
cosa e come vedono dentro il problema,
apprendendo a comprendere
i differenti linguaggi ed arricchendo
reciprocamente il proprio modo di
vedere [ 2 ].
La governance integrata nell’Azienda
Sanitaria di Trento
La sicurezza del paziente va concepita
come il risultato di uno sforzo
integrato tra le diverse componenti
di una struttura sanitaria, ovvero
sulla necessità di “costruire la rete”
tra parti interessate, persone, culture,
strutture operative, livelli di governo
(e di leadership) e processi di un’organizzazione
sanitaria. Le implicazioni
di tutto ciò per l’Azienda provinciale
per i servizi sanitari (APSS) della
Provincia Autonoma di Trento sono
state lo sviluppo dell’approccio alla sicurezza
dei pazienti entro un “sistema
integrato di governance”: un insieme
coordinato e condiviso di politiche,
strategie, regole, accordi, processi e
procedure che - definendo chi assume
le decisioni, in quali ambiti, come
prenderle e il modo di rendere conto
alle altre parti interessate - ha consentito
di contestualizzare, coordinare
e collegare tutti gli ambiti di gestione
per la sicurezza dei pazienti con i
principali settori e processi dell’organizzazione
sanitaria [ 3 - 4 ].
L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
(APSS, Azienda) è un ente strumentale
della Provincia Autonoma di
Trento, gestisce direttamente 7 ospedali
(2 ospedali principali e 5 ospedali
di rete) e 13 distretti sanitari con 31
strutture ambulatoriali; ha accordi
contrattuali con 7 strutture ospedaliere
private, 17 poliambulatori e 53
Residenze Sanitarie Assistenziali. I
dipendenti sono quasi 7.800. Il bilancio
annuale di esercizio è superiore
a 1.000 milioni di euro. Dal 2001, la
strategia dell’APSS, delineata nei programmi
strategici, è riconducibile alle
tre linee chiave di sviluppo di: promozione
della salute, miglioramento
continuo della qualità e aziendalizzazione.
A partire dal 2000, il Modello
EFQM (European Foundation for
Quality Management) per l’Eccellenza
ha rappresentato lo strumento
di implementazione del sistema governance
aziendale (dal 2006 l’APSS
è “Recognised for Excellence - Four
Stars”) a tutela del bilanciamento al
più alto livello possibile delle legittime
esigenze ed aspettative di tutte le
parti interessate [ 5 ]. Il sistema di governance dell’APSS
è stato esplicitamente fondato sulla
“leadership diffusa” [ 4 ], che ha guidato
lo sviluppo di un approccio
integrato al miglioramento della
qualità.
Tra i modelli e gli strumenti
implementati figurano: i programmi
di accreditamento, i programmi di
certificazione settoriale di sistemi di
gestione per la qualità e la sicurezza
(ISO 9001, ISO 15189, ISO 17089,
OHSAS 18001), la certificazione
del bilancio di esercizio, le iniziative
HPH (Health Promoting Hospitals
and Health Services), le attività audit
clinico e amministrativo, i percorsi
clinico-assistenziali, le iniziative di
“controllo condiviso” con utenti e cittadini,
le metodologie e gli strumenti
di project management, i sistemi di
monitoraggio della performance, la
valutazione delle tecnologie sanitarie,
la rendicontazione sociale, ecc..
L’infrastruttura del sistema per la
sicurezza dei pazienti
Nell’impostazione generale del sistema
di prevenzione e gestione del
rischio clinico dell’APSS, evitando
dogmatismi e cercando di fare rete,
è stato scelto un approccio trasversale
e diffuso [ 6 ]. L’organizzazione
è stata articolata su quattro livelli:
centrale (aziendale), periferico, operativo,
amministrativo e medicolegale.
A livello centrale i compiti di
indirizzo e monitoraggio nel campo
della sicurezza sono stati affidati al
“Comitato per la sicurezza dei pazienti”
(costituito nel 2004), dove sono
rappresentate le principali competenze
sul tema: direzione sanitaria, qualità,
clinica, infermieristica, farmaceutica,
medico-legale, amministrativa e
sicurezza dei lavoratori.
Sempre a
livello centrale sono, inoltre, attivi
commissioni, comitati o gruppi di
lavoro (infezioni correlate alle pratiche
assistenziali, legionellosi, gestione
rifiuti, tecnologie sanitarie, consenso
informato, autorizzazione/accreditamento,
ospedali per la promozione
della salute, edilizia ospedaliera, ecc.)
che stabiliscono priorità di azione in
specifiche aree e promuovono la realizzazione
dell’agenda per la sicurezza
dei pazienti.
Il livello periferico è rappresentato
dalle direzioni delle strutture di assistenza
(direzioni mediche ospedaliere,
servizi infermieristici, direzioni
delle unità operative di assistenza territoriale) che hanno compiti di
coordinamento operativo e facilitazione
nelle articolazioni di competenza,
ospedaliere o territoriali. Vi è
poi il livello operativo “della linea”,
individuabile nelle unità operative
ospedaliere e distrettuali che garantiscono
l’assistenza diretta ai pazienti,
dove cultura e comportamenti, specialmente
di gestione proattiva del
rischio, trovano fattivo riscontro e
vengono resi parte integrante dell’attività
ordinaria con l’esplicito impegno
di primari e caposala. Il livello
amministrativo e medico legale, formato
dal Servizio Affari Generali e
Legali dell’Azienda e dall’Unità Operativa
di Medicina Legale, si pone
trasversalmente rispetto ai precedenti
e supporta, in particolare, la gestione
della fase reattiva.
Le iniziative poste in essere sono state
integrate tra di loro in una comune
visione d’insieme, cercando di far
convergere le diverse componenti delle
strutture assistenziali e dell’organizzazione
aziendale.
Il complesso di tali
azioni è riconducibile a tre principali
filoni:
L’integrazione delle iniziative per la
sicurezza dei pazienti tra di loro e
con il resto delle attività ordinarie
Il sistema integrato di gestione
dell’organizzazione ha consentito di
facilitare e coordinare politiche e scelte
gestionali capaci di collegare esplicitamente
i diversi aspetti della sicurezza
dei pazienti tra di loro e con le
altre principali attività aziendali aventi
un impatto diretto sulla sicurezza
delle persone: organizzazione e governo
dell’attività sanitaria, acquisizione
e gestione delle attrezzature, gestione
delle informazioni, formazione del
personale, monitoraggio sugli esiti
della pratica assistenziale, ecc.. Le strategie aziendali riconoscono
nella sicurezza delle persone in generale,
e dei pazienti in particolare, un
riferimento importante per lo sviluppo
di tutti i processi.
Nei programmi
annuali di attività, nella balanced
scorecard e nei budget operativi sono
regolarmente previsti obiettivi di
miglioramento e azioni di governo
(sviluppate anche attraverso uno specifico
piano settoriale) incentrati sulla
sicurezza dei pazienti.
Tutto questo
a garanzia di un esplicito impegno
della leadership dell’organizzazione,
di una forte condivisione sul tema (il
processo di negoziazione del budget
è partecipato annualmente da oltre
600 persone) e del sostanziale allineamento
delle attività pianificate con
l’allocazione delle risorse e i meccanismi
di incentivazione del personale.
La gestione dei processi, è stata sviluppata
fin dal 2000 con iniziative
in progress, che hanno consentito la
graduale diffusione di buone pratiche,
con una valenza sia sul versante
dell’analisi reattiva a errori o eventi
avversi già accaduti che degli interventi
per prevenirli, quali:
Tra tutte le iniziative messe in campo,
un cenno meritano sicuramente
il percorso di accreditamento Joint
Commission International, le attività
di formazione interna e il sistema degli
indicatori clinici.
L’accreditamento professionale Joint
Commission International è stato
sposato, fin dal 2003, dall’Ospedale
Santa Chiara (il principale ospedale
della Provincia di Trento, dotato di
circa 800 posti letto), che oggi risulta
tra i pochi grandi ospedali pubblici
italiani che hanno conseguito (per la
prima volta nel 2005) e mantenuto
(con riaccreditamento nel 2009) questo
riconoscimento internazionale.
Lo scopo dell’accreditamento Joint
Commission International (promosso
dalla divisione internazionale della
Joint Commission Resources statunitense)
è quello di migliorare la qualità
e la sicurezza delle cure erogate nelle
strutture sanitarie offrendo alle organizzazioni
un insieme di requisiti
(standard) sulla base dei quali impostare
un percorso di miglioramento
e valutare periodicamente le performance
ottenute [ 8 ].
Tale accreditamento,
sia per l’Ospedale Santa Chiara
che per gli altri presidi ospedalieri
provinciali dell’APSS dove sono state
implementate analoghe politiche e
procedure, ha assicurato essenziali
estensioni operative nei processi assistenziali
dei principali ambiti riconosciuti
come prioritari per la sicurezza
dei pazienti a livello nazionale (Ministero
della Salute) e internazionale
(Organizzazione Mondiale della Sanità).
Nel garantire la compliance agli
obiettivi internazionali sulla sicurezza
dei pazienti (assicurare la corretta
identificazione del paziente, il corretto
sito chirurgico, la corretta procedura,
migliorare la sicurezza nell’uso
di farmaci ad alto rischio, ridurre il
rischio di danno a causa delle cadute
dei pazienti, ecc.) e agli altri standard
principali contemplati dallo schema
di accreditamento Joint Commission,
l’organizzazione ha promosso
sistematicamente il coinvolgimento
di gruppi multidisciplinari (medici,
infermieri, farmacisti, amministrativi)
per definire e aggiornare politiche
e procedure. Presso l’Ospedale Santa
Chiara (e di recente anche negli altri
ospedali) è stata avviata un’attività
strutturata di monitoraggio delle cartelle
cliniche (oltre 1.300 cartelle revisionate
annualmente a Trento), basata
su 26 elementi misurabili, molti
dei quali facenti riferimento ad aspetti
rilevanti per la sicurezza dei pazienti.
È stato, inoltre, articolato un
programma di audit di reparto, con il
focus sempre sul tema della sicurezza
dei pazienti: nel biennio 2008-2009
al Santa Chiara sono stati realizzati
120 incontri che hanno coinvolto 30
unità operative e visto la diretta partecipazione
di 230 persone.
In un’ottica di integrazione tra erogazione
di cure sicure e rafforzamento
delle competenze dei professionisti,
è importante evidenziare la centralità
sul tema posta a livello aziendale nei
piani della formazione, incoraggiando
sia attività di apprendimento residenziale
che sul campo. Negli ultimi
quattro anni (2006-2009) sono state
svolte attività formative riguardanti
i principi di gestione del rischio clinico,
gli errori di terapia e gli eventi
sentinella (170 professionisti formati),
l’efficacia della comunicazione tra
i professionisti e con il paziente (400
persone coinvolte), la gestione della
documentazione clinica (con oltre
230 partecipanti), l’analisi strutturata
degli errori e degli eventi critici
(25 professionisti formati), il training
e retraining in Basic Life Support
(2.119 persone formate, oltre
il 90% dei medici e degli infermieri
con un accesso diretto alla cura del
paziente).
Un campo preminente
di sviluppo del sistema di gestione
per la sicurezza è stato rappresentato
anche dall’adozione di un sistema di
indicatori clinici di monitoraggio di
numerose performance, utili ad assumere,
a vari livelli, decisioni finalizzate
a migliorare qualità e sicurezza.
Attualmente, a livello ospedaliero, il
sistema più strutturato di indicatori
è quello presente presso l’Ospedale
Santa Chiara dove ne sono monitorati
con continuità oltre 50 [ 9 ].
L’integrazione con altre iniziative
introdotte per sostenere il percorso
di miglioramento verso l’eccellenza
e con iniziative per la sicurezza dei
lavoratori
Il secondo filone di integrazione è
relativo allo sviluppo di attività introdotte
per sostenere il proprio percorso
complessivo di miglioramento
all’eccellenza, che hanno contribuito
a rafforzare il sistema di gestione
per la sicurezza dei pazienti. Ciò ha
riguardato, per esempio: la valutazione
multidimensionale delle tecnologie
sanitarie secondo logiche di
Health Technology Assessment [ 4 ], il
programma di sviluppo delle risorse
umane, modalità strutturate di coinvolgimento
degli utenti, le specifiche
iniziative realizzate di valorizzazione e
dialogo con i professionisti. A questo
proposito, per promuovere i processi
di governance aziendale e la diffusione
di una cultura della qualità e della
sicurezza tra i giovani medici è stato
costituito il “Gruppo dei medici under
45”, attivo dalla fine del 2006.
Allo scopo di valorizzare il personale
e le esperienze svolte nelle strutture
aziendali, poi, è stato anche introdotto
un “Premio buone pratiche”, che
ha consentito di mettere in evidenza
attività di rilievo anche sul piano della
sicurezza del paziente. Sono già state
completate due edizioni del “Premio
buone pratiche” e nell’autunno 2010
è stata lanciata la terza. Finora sono
stati presentati al Premio oltre 130
contributi provenienti da tutte le
strutture aziendali.
Il terzo filone di governance integrata
che contribuisce alla sicurezza dei pazienti
è quello della sua integrazione
con la sicurezza del personale, non
solo per le possibili sovrapposizioni
di temi e le conseguenti economie
di scala (per esempio, la sicurezza
ambientale, l’antincendio, i percorsi
latex free, ecc.), ma anche per la
possibilità di “imparare a gestire un
sistema” a partire da quello ben strutturato
e documentato destinato alla
sicurezza del personale. Si tratta di un
ambito che l’Azienda ha sviluppato
puntando molto sul coinvolgimento
attivo degli operatori nella valutazione
dei rischi e sull’implementazione
di un sistema di gestione per la salute
e la sicurezza dei lavoratori coerente
con i principi e i criteri della norma
internazionale OHSAS 18001 [ 10 ].
La certificazione OHSAS 18001 per
l’intera azienda è stata formalmente
conseguita nel 2009. L’APSS di Trento
è stata la prima organizzazione sanitaria
italiana a raggiungere questo
prestigioso traguardo.
Miglioramento e coinvolgimento
delle persone
Per dare linfa vitale ai percorsi di
miglioramento della sicurezza dei
pazienti è indispensabile cercare di
privilegiare un largo coinvolgimento
delle persone nella diffusione delle
buone pratiche e in primis rafforzare
la cultura dell’errore non come fallimento
individuale, ma come occasione
di apprendimento per l’intera
organizzazione.
Nel gestire il cambiamento,
entro una visione unitaria dei
problemi della sicurezza dei pazienti,
le esperienze devono essere vissute
dai diretti protagonisti, attraverso la
condivisione dei principi e dei valori,
mettendo in atto solidi percorsi di
formazione e cercando l’attivazione
delle risorse individuali di tipo cognitivo
ed emotivo.
La responsabilizzazione
diffusa è essenziale per far leva
su un complesso di elementi umani,
tecnologici, strutturali, organizzativi
fortemente interconnessi e da sviluppare
riconoscendo la sicurezza dei
pazienti come il risultato di uno sforzo
integrato tra tutte le diverse componenti
di una struttura sanitaria.
Ciò significa “costruire la rete”: una
rete di strutture organizzative che si
irrobustisce continuamente, si serve
di “nuovi occhi” per vedere le cose e
nuovi approcci e strumenti idonei a
far sì che i professionisti non siano da
“spingere”, ma riescano costantemente
in autonomia a “tirare” e condurre
in prima persona il cambiamento
della pratica clinica a beneficio degli
utenti e delle altre parti interessate.
Note
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*Emanuele Torri - Unità per la qualità - Staff
del Direttore Generale - Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma
di Trento
Maria Grazia Allegretti - Responsabile
dell’Unità per l’accreditamento e la gestione
del rischio - Ospedale di Trento - Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari della Provincia
Autonoma di Trento
Claudio Buriani - Responsabile del “Comitato
per la sicurezza dei pazienti” e Direttore
del Distretto Alta Valsugana, Bassa Valsugana
e Primiero - Azienda Provinciale per i Servizi
Sanitari della Provincia Autonoma di Trento
Fabio Cembrani - Direttore dell’Unità Operativa
di Medicina Legale - Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma
di Trento
Amelia Marzano - Direttore del Servizio Formazione
- Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
della Provincia Autonoma di Trento
Luciano Flor - Direttore Generale - Azienda
Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia
Autonoma di Trento
Franco Debiasi - Direttore Direzione Amministrazione,
Controllo e Affari Generali - Azienda
Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia
Autonoma di Trento.