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Ho sempre sperato di potermi occupare direttamente del benessere dei cittadini, di incidere nella possibilità di accesso ad una medicina più umana e rispondente ai bisogni reali delle persone, di attuare e rendere realizzabili quei desideri di equità e giustizia soprattutto quando ognuno di noi, vivendo la malattia, diventa più fragile e solo. Anche nel precedente impegno governativo come ministro della Solidarietà Sociale ho creduto nella necessità di favorire attraverso buone e nuove leggi il benessere dei cittadini. Ora come Ministro della Salute ho tradotto questo impegno con proposte concrete che ho delineato nel programma di governo “Un New Deal della Salute”.

Un vero e proprio patto per la sanità italiana che sappia anche considerare la produzione della salute come il principale baricentro delle nostre politiche. A bisogni di salute sempre più crescenti devono corrispondere investimenti adeguati sull’insieme delle strategie comprese tra la prevenzione della malattia, la responsabilizzazione dei cittadini e il controllo complessivo dei diversi determinanti della salute quali stili di vita, ambiente, lavoro, condizioni sociali ed economiche.

Un nuovo corso, volto a stabilire un rapporto di fiducia tra i cittadini e il sistema sanitario, che vede il cittadino portatore di diritti e doveri, protagonista del suo benessere, che ha il diritto alle prestazioni essenziali ma anche il dovere di partecipare attivamente ai programmi di prevenzione primaria e secondaria che il SSN ha il compito di attuare compiutamente e diffusamente. All’interno del New Deal ho voluto delineare alcuni strumenti fondamentali per raggiungere questi obiettivi, tra i quali spicca quella che ho voluto a proposito chiamare “Casa della Salute”.

Con essa ci siamo posti un obiettivo ambizioso, fare della integrazione socio-sanitaria, in un quadro di sviluppo incisivo delle cure primarie, una cosa vera. Solo così, infatti, si potrà realizzare quella continuità assistenziale, dall’ospedale al domicilio, che racchiude oramai in sè tutte le principali richieste provenienti dai cittadini, rendendo effettiva la esigibilità del diritto alla salute nelle forme nelle quali essa si manifesta oggi. Una azione incisiva per l’integrazione sociosanitaria richiederà, tra l’altro, anche un forte sviluppo delle politiche sociali. Ciò che abbiamo in mente, quindi, sono azioni concrete, efficaci, in grado di incidere profondamente, e in tempi ragionevoli, su problemi ormai consolidati.

Il nostro metodo di lavoro punterà sul coinvolgimento di tutti i diversi attori, nessuno escluso, a cominciare da sindacati e organizzazioni civiche. La Casa della Salute vuole essere un insieme di attività organizzate in aree precise di intervento profondamente integrate tra loro in cui si realizza la presa in carico del cittadino per tutte le attività socio sanitarie che lo riguardano. In questa struttura devono poter essere effettuati tutti gli accertamenti diagnostico-strumentali di base, 7 giorni su 7 e per almeno 12 ore al giorno. Qui deve trovare implementazione la gestione informatizzata di tutti i dati sanitari e devono essere attivate le procedure di teleconsulto e di telemedicina che consentano una diagnosi specialistica di più alto livello.

La Casa della Salute non vuole essere un modello calato dall’alto, ma la proposta di un’idea, di un progetto utile a rendere concreta la ricerca e la discussione in un ambito così importante per la sanità italiana quale le cure primarie. Sono fiduciosa nella realizzazione di questo progetto, che ha trovato attenzione e risorse nel ddl Finanziaria 2007 e nel Patto per la Salute siglato con le Regioni, anche se richiederà un impegno costante e una disponibilità da parte di tutte le Istituzioni a cominciare dal prezioso apporto dei Comuni e delle Regioni. Da parte mia è un impegno che ho preso quando ho giurato come Ministro della Repubblica e che onorerò per tutto il mandato.
 
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A cura di:

Livia Turco
Ministro della Salute


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