Vai direttamente ai contenuti

Copertina della rivista

Immagine: La terra vista dallo spazio

 

Ma un altro mondo è possibile

…senza riconoscimento dell'acqua e dei beni comuni non è possibile alcuna rifondazione di una nuova democrazia partecipativa.



Un pò di storia
Il percorso per costruire una vera e propria vertenza nazionale sull’acqua arriva da lontano e trova il suo humus nelle decine di conflitti territoriali aperti in tutto il Paese contro la privatizzazione dell’acqua.

I passi iniziali vengono mossi in Toscana, dove la realizzazione nel novembre 2002 del Forum sociale europeo e nel marzo 2003 del Forum mondiale alternativo dell’acqua, consentono di sedimentare nuove consapevolezze e di dare ulteriore impulso alle capacità di radicamento territoriale delle realtà di lotta nella regione. La Toscana è stata la prima regione italiana ad applicare la legge Galli e a scegliere il partenariato pubblico-privato come modello di gestione dei servizi idrici. I risultati di queste gestioni, analizzate dai social forum territoriali, mettevano in radicale discussione la bontà, da molti accettata a prescindere, del cosiddetto “modello toscano”.

Durante due appuntamenti regionali costruiti dal coordinamento dei social forum toscani, tenutisi nell’estate 2004 a Stia e a Piombino, i movimenti decisero di ingaggiare una lotta regionale contro la privatizzazione dell’acqua e stabilirono come strumento di questa mobilitazione la predisposizione di una legge regionale d’iniziativa popolare.
La campagna di raccolta firme fu un successo: nonostante ne fossero sufficienti per legge solo tremila, e no nostante il comitato promotore si fosse dato l’obiettivo di 30mila, nei sei mesi da febbraio ad agosto 2005, furono raccolte ben 43mila firme. La proposta di legge venne poi respinta dal Consiglio Regionale nell’autunno 2006.

Ma intanto un nuovo movimento era partito, e dal Lazio alla Sicilia, dall’Abruzzo alla Toscana, dalla Campania alla Lombardia si stavano moltiplicando le lotte territoriali. Tanto che, quando diversi esponenti di associazioni nazionali e di comitati territoriali (tra gli altri: Attac Italia, Comitato italiano per il contratto mondiale dell’acqua, Fp Cgil, Arci, Sincobas, Confederazione Cobas, Abruzzo social forum, Rete toscana per l’acqua) hanno promosso, nel luglio 2005 un primo appello per realizzare il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, le adesioni si sono in brevissimo tempo moltiplicate. Cinque assemblee nazionali itineranti (Cecina, Firenze, Roma, Pescara e Napoli) hanno scandito i tempi della costruzione partecipata del Forum che, nel marzo 2006, si è infine realizzato a Roma, con più di seicento partecipanti, una pluralità di esperienze a confronto, la percezione di una possibile diffusione sull’intero territorio nazionale.

L’assemblea conclusiva del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, giudicando matura l’apertura di una vertenza nazionale sull’acqua, ha scelto la costruzione di una legge nazionale 
d’iniziativa popolare come strumento di rafforzamento delle vertenze territoriali e come elemento di riunificazione delle stesse, verso un obiettivo di esplicita rottura della “gabbia” normativa attuale, che permetteva gestioni dei servizi solo attraverso la forma societaria della SpA. Anche la scrittura del testo si è svolta con la massima partecipazione possibile, affiancando nei tavoli di lavoro tecnici ed attivisti per mettere in comune i differenti saperi e le diverse esperienze. Il testo della legge è stato approvato dall’assemblea nazionale dei movimenti per l’acqua tenutasi a Firenze il 7 ottobre 2006. La stessa assemblea ha ribadito la scelta politica dello strumento d’iniziativa popolare, proprio per attivare una campagna di raccolta firme, di iniziative e di mobilitazioni che coinvolgesse l’intero Paese.

Il comitato promotore, a cui hanno aderito 70 reti e organizzazioni nazionali e quasi mille comitati territoriali ha lanciato, a metà gennaio 2007, la campagna di raccolta firme. Dopo sei mesi intensi di banchetti, dibattiti, assemblee e mobilitazioni (10.000 a Palermo nella manifestazione del 10 marzo) che hanno attraversato ogni angolo del Paese, il 10 luglio 2007, il Comitato promotore ha consegnato al Presidente della Camera 406.626 firme in calce alla legge d’iniziativa popolare, chiedendone l’immediata calendarizzazione nelle sedi parlamentari.

Contemporaneamente, la necessità di tenere alto il carattere della vertenza nazionale e di evitare che, con la consegna delle firme, l’intera vertenza fosse solo consegnata al livello politico-istituzionale, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha deciso di promuovere la prima manifestazione nazionale per l’acqua. Sabato 1 dicembre a Roma, quarantamila persone hanno partecipato alla manifestazione nazionale per “ripubblicizzare l’acqua e difendere i beni comuni”, in una sorta di atto di nascita di un movimento per l’acqua di dimensione nazionale.


Qualcosa di importante è successo
Non è solo il fatto che venga da lontano a sancire l’importanza del percorso effettuato dal movimento per l’acqua nel nostro Paese. Dentro le diverse vertenze territoriali, dentro il loro intreccio e scambio di saperi ed esperienze, è cresciuta in quantità e qualità una consapevolezza diffusa e un percorso di vera autoeducazione popolare orientata all’azione, che ha fatto del movimento per l’acqua qualcosa di inedito e di fecondo. Ed ogni passaggio ha sancito il raggiungimento di un importante obiettivo.

L’appello con cui nel luglio 2005 si è proposto l’avvio di un percorso per la costruzione del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua aveva come obiettivo primario la messa in rete delle vertenze territoriali che, a decine, si erano diffuse nel Paese: l’effettiva realizzazione del Forum nel marzo 2006 ha sancito la prima tappa di questo obiettivo, oggi in larga parte concretizzato. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è oggi una straordinaria rete, formata da più di settanta associazioni regionali e nazionali e da 
di verse centinaia di comitati territoriali (www.acquabenecomune.org), capace di rafforzare le singole vertenze e anche di connetterle per obiettivi di dimensione nazionale: una rete pulsante a cui aderiscono quotidianamente nuove esperienze territoriali.

La scelta dell’assemblea finale del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua a Roma di lanciare, a partire dalle vertenze territoriali, una legge 
d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua, aveva come obiettivo primario la costruzione di una vertenza nazionale, attraverso una campagna di raccolta firme e di iniziative che attraversasse ogni angolo del Paese e uno strumento che incidesse direttamente sull’agenda politica. Lo straordinario successo della raccolta firme dimostra che anche questo obiettivo è stato raggiunto, l’acqua è entrata nell’agenda politica del Paese, costringendo le istituzioni a doversi confrontare con le proposte prodotte e ottenendo anche alcuni primi risultati parziali, come la moratoria su tutti gli affidamenti in corso e futuri a qualsiasi tipo di SpA.
La costruzione di una grande manifestazione nazionale per l’acqua, la cui discussione è iniziata nell’aprile 2007, ovvero a campagna di raccolta firme in corso, aveva l’obiettivo primario di sancire, assieme alla costruzione della vertenza nazionale, l’atto di nascita di un movimento per l’acqua di dimensione nazionale. I quarantamila partecipanti alla manifestazione nazionale del 1 dicembre, con la fortissima presenza delle vertenze territoriali, dei comitati di cittadini, di importanti pezzi del mondo del lavoro, di numerosi enti locali, hanno dimostrato anche il raggiungimento di questo obiettivo: oggi il movimento per l’acqua è una realtà politica di dimensione nazionale e l’onda dell’acqua pubblica diventa ogni giorno più inarrestabile.

Ma c’è un risultato politico culturale che sottende ai pur importantissimi passaggi sopra descritti. E’ la rottura di un paradigma, i cui effetti, potenzialmente straordinari, dovranno essere misurati nel tempo. Il paradigma che il movimento per l’acqua ha rotto è la gestione dei servizi attraverso SpA, ovvero la rimessa in discussione radicale di una gestione che negli ultimi 15 anni aveva trovato consensi bipartisan ed era stata interiorizzata da tutte le culture politico-amministrative. Oggi il dibattito sulle forme di gestione è molto più aperto e libero, la fuoriuscita delle gestioni dalle SpA raccoglie costantemente nuovi consensi. Basti pensare che perfino un provvedimento iperliberista, come il DDL Lanzillotta – che si prefigge la messa sul mercato di tutti i servizi pubblici locali, ad eccezione del servizio idrico - è in qualche modo “costretto” a rimettere in campo la possibilità di gestione dei servizi attraverso enti di diritto pubblico (aziende speciali etc.), rinominando qualcosa che nella normativa italiana non compariva dal 1990.


Gli obiettivi del movimento per l’acqua
Un primo obiettivo parziale è già stato raggiunto: il 29 novembre 2007, due giorni prima della manifestazione nazionale per la ripubblicizzazione dell’acqua, il Parlamento ha approvato un decreto che istituisce una moratoria di 12 mesi su tutti gli affidamenti nuovi e in corso a qualsiasi tipo di SpA. Era un provvedimento fortemente voluto dal movimento per l’acqua, che, per ottenerlo, già il 10 marzo 2007 aveva tenuto una manifestazione con 10.000 persone a Palermo. La moratoria consente di poter discutere “a bocce ferme” su una nuova normativa quadro che regoli i servizi idrici, evitando le accelerazioni verso le privatizzazioni che molti enti locali avevano innestato, forse con l’idea di mettere tutti – e il movimento in primis – di fronte al fatto compiuto.

Un secondo risultato è arrivato con l’istituzione, nella Legge Finanziaria 2008, di un Fondo per il riammodernamento degli acquedotti e delle reti idriche, primo segnale di un nuovo intervento pubblico a favore della conservazione della risorsa, che oggi vede dispersioni medie in rete superiori al 37% sul territorio nazionale.
Un terzo risultato, sempre con la Legge Finanziaria 2008, è costituito dall’istituzione di un Fondo per i progetti di solidarietà internazionale finalizzati a garantire l’accesso all’acqua nei Paesi del sud del mondo, anche questo presente fra le proposte inserite nella legge d’iniziativa popolare del movimento per l’acqua.

Sono tutti risultati importanti che segnalano la forza e la capacità d’incidere di un movimento ampio, che ha saputo connettere dalle parrocchie ai centri sociali, dagli ecologisti alle reti di movimento, dalle forze sindacali a quelle politiche, fino a tantissime donne e uomini alla loro prima esperienza di attivismo sociale.

Ma la partita è ancora lunga perché l’obiettivo primo del movimento per l’acqua è ottenere l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, sancendo finalmente in questo Paese l’acqua come bene comune e diritto umano universale e la sua gestione da sottrarre al mercato, per affidarla alla partecipazione delle comunità locali.

E’ un obiettivo ambizioso, ma senza riconoscimento dell’acqua e dei beni comuni non è possibile alcuna rifondazione di una nuova democrazia partecipativa, e rimane solo la solitudine competitiva propostaci quotidianamente dall’orizzonte liberista. Ma un altro mondo è possibile.