Negli ultimi anni la ricerca sulle
Cellule Staminali ha contribuito in
maniera determinante alla cura di
molte malattie e le sue applicazioni in
clinica stanno rivestendo un ruolo
sempre più concreto e attuale. Negli
ultimi cinque anni la ricerca sulle
cellule staminali embrionali sia murine
che umane, ha permesso di identificare
quei fattori determinanti nel loro
autorinnovamento. Inoltre, studi su
sistemi di coltura in vitro hanno
permesso di generare cellule utilizzabili
in diversi trials clinici. Le applicazioni
cliniche delle cellule staminali umane
hanno quindi dato inizio ad una
nuova generazione di farmaci e terapie,
nota come “medicina rigenerativa”.
Una delle applicazioni più promettenti
è proprio la cura delle malattie degenerative
grazie al potenziale di queste cellule
di rigenerare il tessuto danneggiato. La ricerca su cellule staminali neurali e
progenitrici derivate dal cervello in
fase di sviluppo, ha permesso di
identificare quei meccanismi che
consentono la propagazione omogenea,
perenne e stabile di cellule staminali
neurali (cellule NS) dotate di un elevato
potenziale neurogenico e in grado di
produrre neuroni elettrofisiologicamente
attivi.
Come per il tessuto cerebrale
fetale, anche nel cervello adulto
sono presenti aree di attiva neurogenesi
caratterizzate dalla presenza di cellule
staminali e possono essere propagate
in laboratorio in colture eterogenee e
stabili.
Esperimenti in vivo con cellule staminali
neuronali iniettate sia per via
intratecale (i.c.) che endovenosa (i.v.)
in animali affetti da malattie demielinizzanti,
hanno dimostrato come le cellule staminali trapiantate siano
migrate selettivamente all'interno di
aree di demielinizzazione nel sistema
nervoso centrale e completato in vivo
il processo di differenziazione. I deficit
neurologici clinici e funzionali sono
stati quasi del tutto aboliti nei gruppi
di topi trapiantati.
Le cellule staminali
neurali adulte possono pertanto
promuovere remielinizzazione multifocale
e recupero funzionale quando
iniettate i.v. o i.c. in un modello
cronico di sclerosi multipla, rappresentando
quindi una speranza per i
pazienti affetti da questa malattia.
Recenti studi hanno inoltre identificato
un pool di cellule staminali
adulte presenti nel tessuto muscolare
in grado di differenziare sia in
cellule muscolari che neuronali.
Trapiantando queste cellule staminali
espanse in vitro in ratti con lesioni spinali si è osservata una perfetta
integrazione e attecchimento delle
cellule nel midollo spinale degli animali.
Potenziali applicazioni cliniche di
questi tipi di cellule sono essenzialmente
per la cura di malattie del sistema
nervoso centrale come il Parkinson,
l’Alzheimer e lesioni del midollo
spinale provocate da incidenti o ictus.
La ricerca è ora concentrata nel capire
i meccanismi alla base del differenziamento
delle cellule staminali muscolari
in cellule neuronali per ottenere cellule
adulte funzionanti in grado di rigenerare
il tessuto lesionato.
Questi risultati sono stati la base di
uno studio multicentrico organizzato
dalla professoressa Bachloud-Levi
riguardante il trapianto intracerebrale
di cellule staminali neuronali provenienti
da embrioni ottenuti da aborti
volontari, in pazienti affetti dalla
malattia di Huntington. Su cinque
pazienti trattati, tre hanno mostrato
marcati benefici clinici obiettivi a
distanza di due e tre anni, inoltre la
tomografia a emissione di positroni ha
evidenziato che l’impianto era funzionante.
Questi miglioramenti hanno
interessato sia i sintomi motori
(riduzione della corea e aumento della
rapidità del movimento muscolare)
che i deficit cognitivi (miglioramento
del livello d’attenzione, delle funzioni
esecutive, di pianificazione, della
memoria e del linguaggio). Sul piano
funzionale generale, tre pazienti
hanno recuperato numerose delle
capacità perdute da molti anni
dimostrando che la neuroprotezione
indotta dal trapianto di cellule
staminali non può fermare la progressione
della malattia, ma può però
ristabilire la funzionalità perduta.
La ricerca sulle cellule staminali
rappresenta quindi una fase importantissima
per lo sviluppo di nuove terapie; queste cellule possono essere
infatti utilizzate per investigare i
meccanismi molecolari alla base di
molte patologie neurodegenerative,
identificare nuovi target famacologici
e per lo screening di nuove molecole
da usare eventualmente in terapia.
La ricerca su metodi di criopreservazione
non tossici e la crescente nascita
di nuove biobanche permetterà inoltre
la creazione di una fonte rinnovabile di cellule trapiantabili da utilizzare
nella terapia cellulare ed accessibile ad
ogni struttura ospedaliera.
Numerosi studi stanno quindi dimostrando
come l’impianto di cellule
staminali neuronali permetta di
ripristinare i deficit clinici provocati
da lesioni neurodegenerative rappresentando
una concreta speranza per la
cura di queste malattie.