La telemedicina e la tele-assistenza si presentano come un veicolo d’innovazione globale del settore socio-sanitario: il progetto sperimentale T.H.R.I.V.E ha avuto l’obiettivo di testare la potenziale efficacia della TM nel ridurre le complicanze o le riammissioni in ospedale e nel migliorare l’indipendenza funzionale dei pazienti e la qualità della vita, una volta dimessi a casa, rispetto alle sole cure standard previste in questi casi.
Il 10 maggio 2007 il tavolo di lavoro
“telemedicina e tele-assistenza” della
Commissione permanente sull’innovazione
tecnologica negli enti locali e
nelle regioni ha predisposto un documento
dove, oltre ad un breve excursus
storico sulla teleme dicina (TM) e sulle
esperienze più significative condotte in
Italia e all’Estero, ha presentato
un’analisi critica delle motivazioni che
hanno impedito il decollo della TM e
una serie di raccomandazioni per l’implementazione
e per la gestione dei
servizi di TM con particolare riferimento
ai territori remoti. La TM e la
tele-assistenza, conclude il tavolo di
lavoro, si presentano come un veicolo
d’innovazione globale del settore sociosanitario
e, sempre nelle conclusioni,
viene ipotizzata una serie di proposte di
progetti per validare sul campo una
metodologia che permetta l’attivazione
di programmi regionali. La proposta di
progetto prevede diverse attività tra cui
la ricognizione delle esperienze in corso e terminate, l’analisi delle circostanze
favorevoli e degli impedimenti riscontrati
nelle diverse esperienze, il monitoraggio
degli interventi e la valutazione
continua dei risultati.
Quest’ultimo punto è forse quello
maggiormente carente: nonostante
infatti la TM venga continuamente
descritta come un settore di grande
potenzialità, sono pochi gli studi di
buona qualità scientifica che ne
abbiano valutato l’efficacia e l’efficienza
in termini clinici, sociali ed economici.
Lo stato dell’arte sulla telemedicina e
la Cochrane Collaboration
Nel 2000 la Cochrane Collaboration,
uno dei più importanti network internazionali
che ha l’obiettivo di produrre
e disseminare i risultati delle prove di
efficacia dei trattamenti, ha pubblicato
una revisione sistematica (RS) sulla
TM dal titolo: Telemedicine versus face
to face patient care: effects on professional
practice and health care outcomes (Cochrane Review), Currell R,
Urquhart C, Wainwright P, Lewis R.
Le RS, in particolar modo quelle condotte
dalla Cochrane Collaboration,
possono essere ritenute come le
migliori sintesi sulle prove di efficacia
disponibili su un determinato argomento.
Le RS sono infatti delle revisioni
della letteratura che reperiscono
tutti gli studi esistenti su un determinato
argomento e che sono state condotte
seguendo una strategia di ricerca e
metodologie di conduzione predefinite
(vengono ad esempio inclusi e sintetizzati
nelle RS Cochrane solo studi randomizzati
controllati-RCT, ovvero gli
studi qualitativamente più validi e a
meno rischio di bias per valutare l’efficacia
dei trattamenti). Gli autori della
revisione Cochrane sulla TM hanno
identificato, cercando nelle più importanti
banche dati mediche dal 1966 al
1999, solo 24 studi che avessero valutato
la TM versus la “face to face patient
care” e che fossero stati condotti come RCT. Di questi 24 studi, per diversi
motivi metodologici, ne sono stati
esclusi dalla revisione 17, pertanto la
revisione finale si basa solo su 7 RCT
che hanno coinvolto complessivamente
800 pazienti. Dall’analisi dei 7 studi gli
autori hanno concluso che l’utilizzo
delle telecomunicazioni per la cura e
l’assistenza ai pazienti è possibile e fattibile,
ma ci sono poche evidenze che
questo possa dare dei benefici clinici.
Gli studi, proseguono gli Autori,
hanno fornito risultati variabili e non
conclusivi per quanto riguarda gli esiti
psicologici e nessuno ha fornito una
analisi cost-effectiveness. Questa RS,
continuano gli Autori, dimostra il
bisogno di ulteriore ricerca, di buona
qualità e il fatto che è possibile/fattibile
condurre RCT per valutare la TM.
Policy makers dovrebbero essere cauti
nel raccomandare l’uso e l’investimento
in tecnologie che non sono state valutate.
Il progetto sperimentale T.H.R.I.V.E
Nell’ambito della telemedicina (TM)
l’assistenza riabilitativa è tra le aree su
cui si ritiene si possano ottenere i più
ampi benefici socio-economici. In particolare
i pazienti affetti da mielolesione,
una volta dimessi dalle Unità
Spinali (US), per le complicanze
cliniche a cui possono andare incontro
e per il sostegno medico, fisioterapico e
psicologico di cui possono avere bisogno,
sono i candidati ideali ad interventi
di tele-assistenza.
La teleriabilitazione
si propone come scopo principale quello
di accompagnare e seguire il paziente
a casa, controllare l’adattamento, facilitare
il reinserimento sociale, prevenire
complicanze secondarie attraverso un
costante monitoraggio ed offrire assi -
stenza in caso di problematiche che si
possono presentare nel primo periodo
dopo la dimissione. Nonostante
questo, sono pochi gli studi che
abbiano valutato l’efficacia della TM in
questa tipologia di pazienti. Obiettivo
di questo studio è stato di testare la
potenziale efficacia della TM nel
ridurre le complicanze o le riammissioni
in ospedale e nel migliorare
l’indipendenza funzionale dei pazienti e la qualità della vita, una volta dimessi
a casa, rispetto alle sole cure standard
previste in questi casi.
Metodologia della ricerca
Lo studio THRIVE (Telere -
Habilitation thRough Interactive
Video Endor sement), finanziato dalla
Comunità Europea, è stato condotto
come trial randomizzato controllato
multicentrico (RCT) ed ha coinvolto le
US di 3 diversi paesi (Belgio, Italia e
Regno Unito), che hanno sviluppato
un protocollo di teleriabilitazione standardizzato
per l’assistenza ai pazienti
dopo la dimissione dall’US. Il programma
di teleriabilitazione si propone
in generale di agevolare il reinserimento
del paziente nel contesto familiare e
la conformità con il proseguimento
delle terapie e della cura personale presso
il suo domicilio. E’ ormai infatti
dimostrato, che l’esecuzione di perio -
diche attività riabilitative a domicilio
(carico o se possibile attività locomotrici
con il supporto di ausili), oltre che la
corretta esecuzione di trasferimenti e
mobilizzazioni e delle pratiche di cura
della persona, riducono il rischio di
sviluppo delle principali complicanze
quali: infezioni, lesioni da decubito,
contrazioni muscolo-tendinee, spasti -
cità muscolare, dolore, trombosi venosa
profonda, embolie polmonari ed altre.
In THRIVE per la gestione delle sessioni
di collegamento remoto tra US e
domicilio del paziente, nonché per la
raccolta dei dati clinici e ambientali
previsti nel monitoraggio, è stata utilizzata
una piattaforma di videocomunicazione
interattiva appositamente predisposta
dal partner Telemedicina
Rizzoli S.p.A.
Criteri di eleggibilità dei
partecipanti allo studio
Sono stati stabiliti dei criteri di eleggibilità
entro i quali considerare i pazienti
partecipanti allo studio:
Le sessioni di teleriabilitazione
Dopo essere stati adeguatamente informati
sulla finalità e la metodologia della
ricerca, i pazienti firmavano il consenso
e a questo punto potevano essere assegnati
casualmente (randomizzati) al
gruppo sperimentale o al gruppo di
controllo. Rispetto al gruppo di controllo,
i pazienti randomizzati al gruppo
sperimentale venivano seguiti a
domicilio attraverso sessioni di TM,
della durata di 45 minuti, per un periodo
di 6 mesi.
Le sessioni di teleriabilitazione
erano strutturate per permettere
una precoce ricognizione delle complicanze
mediche (es, scattando fotografie
digitali delle aree affette da lesioni da
decubito), e per monitorare il processo
di recupero, includendo la supervisione
delle procedure di mobilizzazione, il
corretto uso delle protesi ausiliarie e
l’ottimizzazione dell’ambiente domestico
secondo i bisogni del paziente.
Veniva inoltre prestata attenzione ai
problemi psicologici che spesso colpiscono
il paziente e il suo caregivers
dopo la dimissione. I pazienti avevano
anche modo di chiedere delle sessioni
di teleriabilitazione straordinarie con
un membro della US di riferimento
qualora si dovessero verificare inattesi
problemi medici o altri problemi che
necessitano di soluzione. Le sessioni
straordinarie potevano essere proposte dall’équipe specializzata, per seguire
una particolare emergenza, o essere
richieste dal paziente o dal caregiver
tramite un videomessaggio (non deve
essere usata per emergenze).
Venivano eseguite una sessione a settimana
per i primi due mesi (otto sessioni
in totale), dopodiché una sessione
ogni due settimane (nove sessioni in
totale). Venivano inoltre alternate sessioni
di tipo 1 con la presenza di almeno
un medico e un infermiere specializzato
(in casi eccezionali anche solo
del medico), e sessioni di tipo 2, con la
presenza di un fisioterapista e/o un
terapista occupazionale.
Gli esiti in studio
Tutti i pazienti a 2 e 6 mesi ricevevano
le visite di controllo per la raccolta degli
esiti clinici (numero di infezioni urinarie,
polmonari, giorni con febbre ecc.) e
per la somministrazione di diverse scale
(alcune di quest’ultime venivano raccolte
anche in tempi diversi alla dimissione
e all’8° mese): il WHOQOL
(questionario a 100 item per la valutazione
della qualità della vita), l’HADS
(scala per la depressione e l’ansia), la
FIM (scala per la misura dell’indipendenza
funzionale), la SCIM (scala per
la misura dell’indipendenza e l’autosufficienza
nelle attività quotidiane specifica
per pazienti con mielolesione) ed
infine un questionario per la soddisfazione
delle cure ricevute. Inoltre all’ingresso
e alla dimissione i pazienti venivano
valutati attraverso la scala ASIA.
Risultati
Lo studio è iniziato nel novembre 2003
ed è terminato nel febbraio 2006. In
questo periodo di tempo sono stati
reclutati 137 pazienti, di questi 114
hanno completato lo studio; 107 erano
maschi, l’età media era di 40 anni
(range 18-85). L’analisi dei risultati non
ha evidenziato differenze significative
tra i due gruppi di studio per quanto riguarda le complicanze cliniche, la
qualità della vita e l’aspetto psicologico;
è stato però riscontrato un importante
miglioramento nel punteggio della
scala FIM nei pazienti assegnati alla
TM nel centro italiano. L’incremento
medio della FIM dalla dimissione a 6
mesi era 3.38 ± 4.43 nel gruppo di controllo
e 7.69 ±6.88 nel gruppo di TM;
l’incremento del punteggio FIMmotorio
era 3.24 ± 4.38 nel gruppo di
controllo e 7.55 ± 7.00 nel gruppo di
TM.
Questi incrementi della FIM
sono statisticamente significativi
(p<0.05). Dall’analisi dei questionari
per la soddisfazione delle cure è emerso
come i pazienti assegnati al gruppo
della telemedicina abbiano mostrato il
loro più totale gradimento delle tecnologie
utilizzate e delle cure ricevute,
riportando voti più alti rispetto al gruppo
di controllo e in modo significativo
nei diversi item.
Conclusioni
I nostri risultati indicano che la TM è
comparabile alle cure tradizionali in
termini di outcomes clinici e ha portato
ad un miglioramento del grado di
funzionalità motoria nei pazienti del
campione italiano. Non abbiamo
riscontrato gli stessi risultati negli altri 2
centri; in Belgio verosimilmente per la
scarsa numerosità del campione, nel
Regno Unito per la disomogeneità
delle caratteristiche socio-demografiche
dei pazienti e per le differenze nel contesto,
soprattutto familiare, in cui la
TM veniva erogata. THRIVE è stato
condotto come trial multicentrico con
il fine di massimizzare nel più breve
tempo possibile il più alto numero di
pazienti. Nella nostra esperienza, centri
diversi (nonostante i rigidi criteri di
inclusione) hanno selezionato pazienti
con caratteristiche socio-demografiche
diverse e questo non ci ha consentito di
utilizzare i dati tutti insieme (in particolare
i pazienti inglesi avevano livelli di educazione significativamente più elevati
e vivevano più spesso da soli).
Nonostante lo studio sia stato impostato
e condotto in modo metodologicamente
corretto, abbiamo riscontrato
molte difficoltà durante tutte le fasi
dello studio: nel reclutare i pazienti,
nell’accertare gli esiti e nell’analisi dei
dati. In particolare il tempo di followup
si è rivelato troppo breve per mettere
in evidenza alcune delle complicanze
cliniche in studio (ad esempio i re-ricoveri).
THRIVE è comunque a tutt’oggi
il più grande RCT sulla TM condotto
su pazienti con mielolesione. Il
miglioramento nel centro italiano del
punteggio della FIM ed in particolare
di alcuni item (quali: nutrirsi, lavarsi,
vestirsi dalla vita in su e in giù, nei trasferimenti
letto-sedia-carozzina e nella
locomozione cammino-carrozzina)
rimane un importante risultato.
Il consumo di alcuni farmaci come
analgesici e anti-infiammatori sembra
invece essere maggiore nei
pazienti assegnati alla telemedicina.
La teleriabilitazione se erogata in un
contesto domiciliare e con un buon
supporto familiare è efficace nel
migliorare l’autosufficienza dei
pazienti con mielolesione. Non è
invece in grado di ridurre le complicanze
cliniche che possono verificarsi
nei 6 mesi successivi alla dimissione,
né nel migliorare la qualità della vita
o ridurre l’ansia e la depressione. I
pazienti che hanno usufruito della
telemedicina hanno espresso un più
alto grado di soddisfazione per le cure
ricevute rispetto al gruppo di controllo.