“…l’integrazione
scolastica, per essere davvero efficace, oltre ad indispensabili
interventi specifici, ha bisogno di un contesto complessivo
favorevole.
Il sistema scolastico si organizza, in tale nuova prospettiva,
avendo come guida della propria azione il presupposto
che ogni bambino e ogni studente sia diverso, unico nella
sua complessità e personalità; ritengo,
inoltre, che solo in questo modo si possa costituire quel
“contesto complessivo favorevole”
di cui abbiamo tanto bisogno perché venga migliorata
l’efficacia dell’azione di consolidamento
dei diritti di cittadinanza per tutti”.
La sensibilità all’importante
tema dell’integrazione degli studenti diversamente
abili è una esemplare caratteristica della scuola
italiana. Essa vanta, infatti, norme primarie approvate
già molti anni fa, come la legge 517 del 1977,
e successivamente la legge 104 del 1992.
L’istituzione dell’insegnante di sostegno
è stata una preziosa peculiarità del nostro
sistema scolastico che ci ha contraddistinto e ci contraddistingue
da tanti Paesi europei. Eppure.
Eppure, dopo dieci anni di esperienza, è doveroso,
rispetto ad un tema così importante, interrogarsi
sui risultati raggiunti nonché rilevare eventuali
nuove esigenze, per le quali impostare adeguate soluzioni.
Il 22 ottobre 2002 la Commissione Bicamerale per l’Infanzia
ha voluto dedicare un’intera seduta di lavoro allo
stato di attuazione della legge 104/92; per quella occasione
il MIUR ha predisposto una Relazione sugli aspetti della
104/92 attinenti al sistema scolastico.
L’integrazione scolastica deve essere inquadrata
in un processo di cambiamento ed innovazione molto più
ampio; processo in cui è necessario imparare a
guardare alla diversità in termini di risorsa,
non certo di limite. Ritengo che in aiuto alle iniziative
intraprese a favore dell’integrazione scolastica
sia sopravvenuto anche un preciso cambiamento culturale
di cui la recente Legge Delega di riforma del sistema
scolastico italiano è sicura espressione.
Il testo della legge, infatti, ribadisce che la persona
umana è al centro del sistema scolastico e che
l’obiettivo dell’offerta formativa è
la sua crescita, secondo le attitudini e vocazioni individuali.
La riforma prevede che le istituzioni scolastiche si adattino
alle esigenze dei ragazzi e delle loro famiglie, e non
viceversa. Per fare questo, il sistema deve dotarsi di
elementi di flessibilità, sia strutturale che interna
ai percorsi di studio.
Per quanto riguarda la prima forma di flessibilità
ovvero quella strutturale, vorrei richiamare l’attenzione
sulla possibilità data alle famiglie– sempre
in accordo con gli operatori scolastici – di iscrivere
i propri figli con un certo margine di anticipo alla scuola
dell’infanzia e primaria.
Circa i percorsi di studio, la riforma prevede flessibilità
non soltanto riguardo ad una piccola quota di orario,
ma più in generale, viene introdotta una sorta
di personalizzazione dei piani di studio trasversale per
tutte le discipline.
La figura del docente tutor diventa ora punto di riferimento
per lo studente e per la sua famiglia, e il Portfolio
delle competenze, potrà documentare le reali competenze
acquisite dallo studente nel suo percorso, creando finalmente
anche una vera continuità tra i vari ordini di
scuola.
Un’altra flessibilità introdotta, a partire
dai 15 anni, riguarda la modalità stessa di apprendimento:
insieme a quella tradizionale, alla lezione teorica frontale,
infatti, sarà possibile seguire il percorso formativo
(sia liceale che di istruzione e formazione professionale)
interamente in alternanza scuola – lavoro, opportunità
che possiede l’indubbio vantaggio di restituire
alle situazioni lavorative quella imprescindibile valenza
educativa che ultimamente era stata loro negata.
La legge di Riforma contiene, infine, un altro elemento
innovativo che recepisce la necessità di affrontare
le difficoltà specifiche derivanti dall’handicap
in un contesto comunque unitario. All’articolo di
legge dedicato alla formazione iniziale ed in servizio
dei docenti, infatti, viene previsto espressamente che
la formazione iniziale dovrà includere moduli attinenti
all’integrazione scolastica per tutte le tipologie
di aspiranti insegnanti, compresi quelli curricolari.
Ho voluto richiamare brevemente alcune caratteristiche
di fondo della riforma del sistema scolastico perché
sono fermamente convinta che l’integrazione scolastica,
per essere davvero efficace, oltre ad indispensabili interventi
specifici, ha tuttavia bisogno di un contesto complessivo
favorevole.
L’impegno è stato pertanto l’aver posto
al centro di tutte le attività scolastiche la crescita
di ogni singolo studente, ed il conseguente tentativo
di riformare il sistema per adeguarlo a questa sorta di
“rivoluzione copernicana”.
Il sistema scolastico si organizza, in tale nuova prospettiva,
avendo come guida della propria azione il presupposto
che ogni bambino e ogni studente sia diverso, unico nella
sua complessità e personalità; ritengo,
inoltre, che solo in questo modo si possa costituire quel
“contesto complessivo favorevole” di cui abbiamo
tanto bisogno perché venga migliorata l’efficacia
dell’azione di consolidamento dei diritti di cittadinanza
per tutti.
Di Valentina Aprea
Sottosegretario di Stato all’Istruzione,
Università e Ricerca