Non conoscendosi, di fatto in questi incontri siamo
tutti uguali: non vi dico il mio stupore quando circa
due anni fa, dialogando in chat con una persona, ho
scoperto che era non vedente: questo mi ha fatto subito
sorgere una serie di domande (ma come è possibile,
che tecnologie si utilizzano, ecc. ecc.) e da quel momento
ho iniziato ad appassionarmi del tema dell’accessibilità
del web scoprendo che già dal 1999, un consorzio
chiamato W3C (World Wide Web Consortium) aveva rilasciato
delle linee guida per sviluppare i siti web in modo
che fossero accessibili, ossia fruibili dal maggior
numero di utenti qualsiasi fosse la loro disabilità.
Rendere un sito web accessibile è di fatto
sia un fatto etico che tecnico del tutto naturale. Chiunque
abbia conoscenza degli standard e delle raccomandazioni
internazionali per quanto riguarda lo sviluppo di contenuti
per il web (le raccomandazioni del Consorzio W3C) sa
come sia necessario garantire l’accesso alle proprie
creazioni web al maggior numero di utenti possibili
che accedono ai contenuti con diverse tecnologie di
navigazione: browser di diversi produttori, palmari
o tramite ausili (tecnologie assistive).
Il progetto del W3C dedicato all’accessibilità
si chiama WAI (Web accessibility Initiative) che contiene
diverse iniziative le cui tre di maggior importanza
sono le seguenti:
- Web Content Accessibility Guidelines (Linee Guida
per la creazione di contenuti accessibili);
- Authoring Tools Accessibility Guidelines (Linee Guida
per la creazione di
strumenti di sviluppo accessibili);
- User Agent Accessibility Guidelines (Linee Guida per
la creazione di
programmi utenti accessibili).
Come si capirà, per garantire la piena accessibilità
al maggior numero di utenti possibili non è solamente
necessario sviluppare i contenuti in modo che siano
totalmente fruibili ma è necessario fornire gli
utenti con disabilità o impossibilitati all’utilizzo
delle normali tecnologie (es: utenti che lavorano in
ambienti ove non possono distogliere lo sguardo da particolari
strumentazioni e quindi necessitano della “lettura”
dei contenuti) di programmi utente accessibili.
Al fine inoltre di integrare l’utente con disabilità
nel mondo dello sviluppo dei contenuti e del web e quindi
nel mondo del lavoro del futuro è necessario
che gli strumenti di sviluppo siano creati rispettando
le indicazioni ATAG che garantiscono sia l’utilizzo
di tali strumenti agli utenti con disabilità
che la generazione di codice accessibile.
Il problema dell’accessibilità del web
diventa ancora più serio se i servizi pubblici
e di pubblica utilità non sono accessibili in
particolar modo ad utenti con disabilità. Poniamo
ad esempio che il sig. Bianchi - con gravi disabilità
fisiche e psichiche - desideri ottenere della documentazione
dal proprio comune, ad esempio per partecipare ad un
bando di gara di assegnazione di alloggi popolari. Il
sito web del comune dovrà garantire un linguaggio
semplice e chiaro per consentire al sig. Bianchi di
poter ottenere ciò che cerca. Pensiamo ora al
sig. Rossi, non vedente dalla nascita, e alla sua necessità
di accedere al proprio conto corrente bancario: se il
sito web della propria banca non è accessibile
tramite tecnologie assistive (in questo caso dei software
di lettura dello schermo) il sig. Rossi non potrà
accedere alle importanti informazioni sul saldo del
suo conto corrente e dovrà (alla faccia della
privacy) richiedere il supporto di un familiare o conoscente
per ottenere tale informazione.
E’ necessario tener conto inoltre che la popolazione
sta invecchiando e uno dei maggiori problemi in età
avanzata è dato dall’ipovisione: siti web
che non consentono il ridimensionamento dei caratteri
saranno inaccessibili a questi utenti. Il problema,
come si noterà, è ancor più grave
se il servizio inaccessibile è un servizio pubblico:
tutti i cittadini devono avere ugual diritto di accesso
alle informazioni, in particolar modo i cittadini che
non hanno altra modalità - se non quella telematica
- per ottenere tali informazioni.
Nel corso dell’anno 2003 si è sentito molto
parlare di accessibilità del web e di disabilità.
Il motivo è legato alla proclamazione dell’anno
europeo del disabile da parte dell’Unione Europea
con chiusura dell’anno coincidente alla chiusura
del semestre europeo di presidenza italiana dell’Unione.
L’Unione Europea già dal 1999 ha iniziato
dei progetti di promozione del diritto di accesso ai
servizi info-telematici (in particolar modo dei siti
web) da parte degli utenti con disabilità: già
da anni quindi l’Unione Europea auspica l’applicazione
del progetto WAI del W3C, definito come lo “standard
de facto” per l’accessibilità del
web all’interno del progetto europeo che come
finalità ha l’abbattimento delle barriere
telematiche, ossia della info-esclusione: il progetto
eEurope 2002 che richiedeva un adeguamento dei siti
web pubblici già per la fine del 2002.
In Italia il primo documento “utile” relativamente
all’applicazione del progetto eEurope è
una circolare ministeriale del 13 marzo 2001, emanata
dal Ministro per la Funzione Pubblica con un titolo
impegnativo: “Linee Guida per l'organizzazione,
l'usabilità e l'accessibilità dei siti
Web delle Pubbliche Amministrazioni”.
La direttiva contiene indicazioni per la costruzione
dei siti Web delle amministrazioni pubbliche di cui
all'art. 1, comma 2, del D.Lgs. n. 29/93, ed è
indirizzata a chiunque all'interno delle indicate amministrazioni
abbia responsabilità collegate alla progettazione,
realizzazione e manutenzione di sistemi informativi
basati sulle tecnologie del Web. Obiettivo della direttiva
è fornire indicazioni sugli aspetti più
importanti che riguardano le reali fruizioni dei siti
Web nelle amministrazioni pubbliche, con particolare
riferimento al contesto organizzativo, all'usabilità
del Web, all'accessibilità delle informazioni.
Il documento principalmente vuole focalizzare l’attenzione
delle pubbliche amministrazioni sulla comunicazione
ente-cittadino per renderla chiara e comprensibile come
richiesto dalle direttive comunitarie nonché
di riqualificare il personale coinvolgendolo “in
modo creativo”. La limitazione di questa circolare
è la non obbligatorietà di adeguamento
ma “l’invito” ad uniformarsi alle
linee guida nonché alla richiesta di applicazione
delle WCAG 1.0 limitatamente ad alcuni punti delle linee
guida. Nel documento purtroppo non vengono richiamate
le ATAG 1.0 raccomandazione W3C del 3 febbraio 2000
per l’accessibilità dei sistemi di sviluppo
per il web. Come ben sappiamo nelle amministrazioni
pubbliche - e non solo - è necessaria la presenza
di una legge che obblighi l’applicazione di determinati
standard altrimenti viene lasciato tutto alla discrezione
del dirigente responsabile: nel 2003, meno del 2% dei
siti internet della Pubblica Amministrazione hanno applicato
queste indicazioni e alla data odierna non mi risulta
l’esistenza di alcun strumento di sviluppo in
lingua italiana che sia conforme alle ATAG 1.0.
L’Unione Europea, attraverso l’estensione
del progetto eEurope, ha richiesto con maggior forza
l’applicazione di queste linee guida del W3C,
anche con una risoluzione del parlamento europeo del
13 giugno 2002.
Non poteva mancare quindi, durante l’anno europeo
del disabile, la creazione di una legge sull’accessibilità
del web.
La prima iniziativa normativa si è sviluppata
nell’arco di un anno ed è stata avviata
da IWA/HWG e precisamente dal sottoscritto che ha predisposto
una proposta di legge, depositata alla Camera dei Deputati
al nr. 3486, presentata a Venezia il 16 dicembre 2002
dagli On. Campa e Palmieri. Tale proposta di legge,
recependo le indicazioni dell’Unione Europea,
richiedeva l’applicazione dell’intero progetto
WAI del W3C ed è stata sottoscritta da oltre
130 parlamentari.
La novità di queste proposte normative sta nel
coinvolgimento degli operatori del web. L’associazione
IWA/HWG ha predisposto una lista dedicata pdl3486@itlists.org
nella quale gli esperti del settore e gli onorevoli
firmatari dei progetti di legge hanno scambiato opinioni
ed hanno apportato proposte di integrazione al disegno
di legge.
Il 15 maggio 2003 il Governo ha presentato un disegno
di legge (n. 3978) “Disposizioni per favorire
l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”
sottoscritto da nove ministri del Governo Berlusconi.
Il 19 giugno 2003 i progetti di legge C. 232, C. 494,
C. 2950, C. 3486, C. 3713, C. 3845, C. 3846, C. 3862,
C. 3978 sono stati uniti nella discussione della commissione
IX (Trasporti e Comunicazioni) della Camera dei Deputati
con relatore l’onorevole Paolo Ricciotti. Finalmente
il 15 ottobre 2003 il testo entra ufficialmente alla
Camera e il 16 ottobre viene approvato all’unanimità
(306 voti favorevoli su 306 parlamentari presenti) passando
quindi al Senato per l’approvazione in VIII commissione
(Lavori pubblici, comunicazioni) dove è stato
approvato il 17 dicembre 2003. Il testo di legge è
stato quindi firmato il 9 gennaio 2004 dal Presidente
Carlo Azelio Ciampi e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
numero 13 del 17 gennaio 2004 come Legge nr. 04/2004.
L’effettiva entrata in vigore del testo di legge
è il 1 febbraio 2004. Considerando i tempi definiti
dalla legge per la creazione del regolamento di attuazione,
per giugno 2004 è previsto quindi l’inizio
dell’adeguamento dei siti web delle pubbliche
amministrazioni e gli sviluppatori di siti web dovranno
iniziare a seguire le indicazioni del W3C e del regolamento
di recepimento che sarà sviluppato dal Ministro
per l’Innovazione e le Tecnologie: questo garantirà
la nascita di siti web di qualità superiore nonché
l’accrescimento culturale di chi opera nel web.
IWA/HWG
si sta inoltre adoperando - tramite un gruppo di lavoro
per l’accessibilità info-telematica nell’industria,
commercio e servizi (GLA-ICS) - al coinvolgimento delle
realtà produttive per creare la cultura dell’accessibilità
anche in questi settori, come auspicato dall’Unione
Europea al fine di eliminare non solo le barriere telematiche
per l’accesso alla pubblica amministrazione ma
finalmente rendere vero il sogno dei fondatori del web:
consentire l’accesso al web in modo universale.
E’ da far presente inoltre che già nel
2003 Decreto Legislativo 9 luglio 2003, n. 216 "Attuazione
della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento
in materia di occupazione e di condizioni di lavoro"
(pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 13 agosto
2003) richiede l’eliminazione della discriminazione
diretta ed indiretta nei luoghi di lavoro, nella formazione
e nell’accesso al mondo del lavoro anche per gli
utenti con disabilità.
Questo significa che già da diversi mesi è
possibile ottenere un diritto di formazione e lavoro
non solo nel settore pubblico ma anche nel settore privato,
diritto che si vedrà rafforzato nella pubblica
amministrazione grazie alla legge 04/2004.
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