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Gli atteggiamenti
“Non so chi mi metto in casa!”(la paura dell’ignoto, del diverso), “Che succede se dà di matto?” (la paura di essere lasciati soli a gestire una scheggia impazzita nel sistema aziendale), “La mia è un’impresa di produzione e non un ente di assistenza” (stereotipi sull’improduttività di taluni gruppi di lavoratori) oppure “Ma chi me la fa fare di imbarcarmi in un’impresa tanto difficile quando è così facile trovare dei ‘normali’ per la stessa posizione lavorativa?” (l’ignoranza circa le capacità ed il contributo potenziale di lavoratori normalmente discriminati) “So che ci sono dei vantaggi per chi assume ma non so a chi rivolgermi” (l’ignoranza delle normative di riferimento), “A qual pro?” (la sfiducia in una possibile ricaduta positiva sul clima aziendale e sull’immagine esterna dell’azienda).

Sono questi gli atteggiamenti e le paure più comuni manifestati dagli imprenditori agli operatori per l’integrazione professionale della Comunità Capodarco di Roma, che, da più di trent’anni, promuovono l‘inserimento di persone disabili (o comunque svantaggiate) in azienda, tramite tirocinio o assunzione.


La situazione

Anche se è evidente che la legge n. 68/1999 - con l’avvio di servizi di sostegno e di collocamento mirato - ha dato un notevole impulso all’integrazione lavorativa delle persone con disabilità, troppi lavoratori restano ancora “fuori dal sistema”: non solamente molte delle persone con handicap, che richiedono un maggiore impegno di mediazione e di adattamento del posto di lavoro ma anche tutti coloro i quali sono a rischio di emarginazione e quindi di discriminazione, per motivi diversi: persone con problemi di dipendenza da sostanze varie (alcol, droghe etc.), nomadi, ex detenuti, immigrati.


Il mondo aziendale

Nel Giugno del 2001 - a conclusione del progetto europeo Emporium: Europe in progress la Comunità Capodarco di Roma(1), somministrò un questionario a 27 imprenditori che già avevano avuto esperienza di collaborazione con il suo servizio per l’inserimento lavorativo di personale con disabilità. Lo scopo di tale iniziativa era quello di vagliare il loro giudizio circa l’adozione volontaria di un codice di buona prassi per l’inserimento lavorativo di personale svantaggiato.

Anche se l’80% del campione si dimostrò abbastanza o pienamente favorevole all’introduzione di un tale strumento, alla domanda circa verso quali tra i seguenti gruppi gli imprenditori avvertivano maggiori preclusioni, sono state ottenute le seguenti risposte:
Nessun problema per i giovani che non avessero adempiuto l’obbligo scolastico o senza qualifica professionale e per disoccupati di lunga durata.
Le maggiori difficoltà furono espresse nei confronti di:
Nomadi (8); Persone con pregressi problemi di tossicodipendenza ( 7); Ex-detenuti (6); Immigrati (2).

D’altra parte, fioriscono convegni ed iniziative a livello istituzionale (europeo e nazionale) sulla cosiddetta CSR (Corporate Social Responsibility), che in Italiano viene tradotto con “Responsabilità sociale aziendale”.

Se quindi da un lato la non discriminazione dei lavoratori appartenenti alle cosiddette fasce deboli non costituisce di certo una priorità per il mondo imprenditoriale, è pur vero che sta ormai passando il concetto, almeno nelle imprese più grandi (e quindi più attente alla propria immagine esterna), che “.. Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo “di più” nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate”(2).


In Europa

Il Regno Unito ha emanato una legge contro la discriminazione delle persone disabili (“Disability Discrimination Act”), nel 1995.
Per quanto riguarda l’impiego, è stato inoltre emanato un “Codice di procedura” che fornisce una guida pratica alle imprese ed altri - come i sindacati e coloro che utilizzano lavoratori interinali – al fine di eliminare ogni possibilità di discriminazione. Già 4000 imprese hanno adottato il logo della disabilità dell’Ufficio del lavoro, impegnandosi a svolgere azioni positive per quanto riguarda la selezione, l’assunzione, il mantenimento del posto di lavoro delle persone disabili nonché la sensibilizzazione degli altri lavoratori.
E’ del 2000 la direttiva 2000/78/CE del Consiglio europeo, che stabiliva un quadro generale per la lotta alle discriminazioni fondate sulla religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali, per quanto concerne l'occupazione e le condizioni di lavoro al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento.


Dall’obbligo all’incentivazione ed al supporto: una proposta innovativa?

“The non discriminating firm” è un progetto promosso e coordinato dalla Comunità Capodarco di Roma, finanziato dalla Commissione Europea(3) e realizzato in Italia, Francia, Spagna e Portogallo.
Un pool di dieci partner(4) dei 4 paesi sopra citati, comprendente associazioni, sindacati, enti di formazione, università, imprese ed enti di certificazione di qualità si è adoperato, a partire dal Dicembre del 2001, per offrire alle imprese strumenti ed assistenza al fine di favorire il processo di inserimento di personale con svantaggio.


Quali strumenti e quale assistenza?


-
Un corso di formazione a distanza e degli stage all’estero per conoscere più da vicino il mondo dell’emarginazione, la legislazione di riferimento e buone prassi aziendali di responsabilità sociale.
Il sito www.nondiscriminatingfirm.org, in 4 lingue, offre gratuitamente un corso per gli imprenditori o il personale di aziende che intendono orientarsi all’assunzione di lavoratori
appartenenti a fasce deboli.
Sono già due gli stage, che hanno coinvolto una ventina di imprenditori dei quattro paesi partner per uno scambio di esperienze e buone prassi in materia. L’idea è quella di mostrare buoni esempi ad imprenditori in dubbio.

- Un codice di buona prassi e le relative linee guida, che costituiscono una bussola preziosa per organizzare un sistema di gestione aziendale non discriminatorio.

- Il marchio “Valore dalla differenza. Impresa a gestione etica del personale” che viene rilasciato alle imprese europee che adottano il codice di buona prassi per la non discriminazione dei lavoratori appartenenti alle cosiddette “fasce deboli”.

- Il bilancio di competenze, che, attraverso circa 25 ore di colloqui ed incontri di gruppo, l’operatore traccia insieme alla persona, mettendone in luce aspirazioni, capacità, esperienze educative informali, non formali e formali. L’imprenditore può quindi avere a disposizione una sintesi di tale profilo, in modo da sapere “chi si mette in azienda”.

- L’assistenza di personale specializzato nella fase di predisposizione del sistema di gestione, in quella di assunzione e nel processo di integrazione del lavoratore in azienda. L’imprenditore quindi non si sente lasciato a se stesso nella gestione dei processi di integrazione.


Piste per azioni future


Essendo stato finanziato nel quadro delle azioni innovative, il progetto “The non discriminating firm” ha esplorato nuove prospettive di lavoro. A tre quarti di progetto, si ritiene utile indicare alcune piste sulle quali varrebbe la pena approfondire l’impegno e la sperimentazione.

- E’importante che gli imprenditori scoprano il cosiddetto “profitto dell’etica”: essere buoni conviene, come attestano i risultati di molte ricerche ed affermano vari documenti dell’Unione Europea.

- E’ importante che il terzo settore (o comunque quanti si occupano di servizi per l’inserimento lavorativo) impari a parlare il linguaggio aziendale e funga da tramite tra mondo delle imprese, istituzioni e persone svantaggiate in cerca di occupazione, usando tutti gli strumenti a disposizione: dall’obbligo normativo all’incentivazione economica, dalla sensibilizzazione degli imprenditori al supporto tecnico in fase di selezione ed integrazione, dalla pubblicizzazione dell’impegno delle aziende che non discriminano.

- E’ importante coinvolgere maggiormente i sindacati in un processo come questo, che può essere considerato una metodologia aggiuntiva a quella della contrattazione. Nel progetto in questione c’è un sindacato che è membro del progetto tramite lavoro diretto con i lavoratori svantaggiati, un altro che ha impegnato la propria struttura nazionale ma stenta a coinvolgere i sindacalisti territoriali ed infine, il sindacato territoriale di una nazione meno avanzata, che pare alle volte essere sommerso da contrattazioni o vertenze sull’occupazione, considerate prioritarie rispetto alle vicende di persone che comunque hanno difficoltà aggiuntive rispetto al resto dell’esercito di disoccupati.

- E’ vitale non incrementare la “guerra tra poveri”, nel senso che vi sono alcune categorie di lavoratori svantaggiati che in taluni momenti storici sono più garantite di altri (la legge 68 sopra citata ne è un esempio) dal punto di vista normativo; vi sono inoltre, come accennato sopra, alcuni gruppi che incontrano maggiori resistenze da parte degli imprenditori, portati a discriminare sulla base delle loro conoscenze e delle loro esperienze; vi sono inoltre, a seconda dell’andamento generale dell’occupazione e della zona geografica, momenti in cui il mercato del lavoro è più o meno “ricettivo” di personale considerato di seconda categoria… in periodo di crisi gli ultimi ad essere assunti ed i primi ad essere espulsi sono i lavoratori più deboli. Non conviene a nessuno dividersi in tante corporazioni in lotta tra loro perché l’imprenditore se non è opportunamente incentivato e sensibilizzato sceglierà sempre, se obbligato ad assumere qualcuno, l’ingegnere maschio, “rampante”, trentenne, con il master.

In breve, gli imprenditori non devono essere lasciati soli: il progetto “The non discriminating firm” auspica e promuove un azienda con una gestione etica del personale e non solo di quello svantaggiato…quanto tempo dobbiamo ancora aspettare e che cosa dobbiamo fare di più per convincere che un mondo migliore per chi di solito è emarginato è un mondo migliore per tutti?

La Comunità Capodarco di Roma è attiva dal 1971 sul territorio sud est della città e nell’area dei Castelli Romani, con un’utenza che perviene ai servizi da tutta la città e dalle zone limitrofe. La sua presenza è organizzata in attività diversificate, quali strutture residenziali, servizi di riabilitazione, centri di integrazione sociale, centri di formazione professionale, interventi e progetti di orientamento e inserimento al lavoro per soggetti con svantaggio (disabilità, disagio individuale, esclusione sociale, tossicodipendenza).

Le metodologie di intervento di Capodarco si ispirano ad alcuni principi – chiave:
- la rilevazione della domanda sociale proveniente dal territorio (conoscenza e analisi dei bisogni);
- l’accoglienza come contatto diretto e continuo con i cittadini (spazi fisici divenuti ormai punti di riferimento importanti, ascolto, segretariato sociale) e come contenuto metodologico trasversale ad ogni intervento;
- il consolidamento del principio del “partenariato”, ovvero la ricerca del concorso di diversi attori, pubblici e privati, nella realizzazione degli interventi;
- l’approfondimento, anche operativo, del concetto di “partecipazione”, ovvero la promozione del coinvolgimento diretto degli utenti nella pianificazione e realizzazione delle specifiche azioni da privilegiare per il conseguimento di alcuni obiettivi;
- la consapevolezza di quanto sia importante fare riferimento alla dimensione economica e alle concrete opportunità di sviluppo di un particolare territorio per poter realizzare efficaci interventi nel suo tessuto sociale.

In questa ottica, la lunga esperienza nel campo della formazione professionale, dell’orientamento e dell’inserimento lavorativo ha condotto ad una sempre maggiore diversificazione della progettualità sul territorio, al fine di fornire servizi e attività il più possibile rispondenti ai bisogni emergenti e alle diverse tipologie di utenza. Si è così giunti all’attivazione della sperimentazione di un servizio integrato per l’orientamento e l’inserimento lavorativo rivolto anche alle fasce deboli, denominato “Emporio sociale per il lavoro”.

Questa agenzia si prospetta come un servizio complessivo per le persone con svantaggio, in grado di offrire loro opportunità di:
- ricevere informazioni sui percorsi formativi e sulle offerte occupazionali,
- fare un bilancio di competenze,
- partecipare a moduli formativi,
- usufruire di azioni di sostegno e counseling,
- accedere ad opportunità diversificate di inserimento:
   · inserimento nel mercato libero, tramite gli strumenti più idonei quali il
     tirocinio, i contratti di formazione e lavoro, i contratti di apprendistato, i
     contratti di lavoro temporaneo, ecc.
   · promozione dell’autoimprenditorialità
   · inserimento nella cooperazione sociale
- costruire un progetto personale.

· Sede legale ed amministrativa
Via Lungro 3
00178 Roma
tel. 06.7184784 / 7186733/71289483
fax 06.7187005
Sito web: www.capodarco.it

· Emporio sociale per il lavoro
Via M. Corvino
01 Roma
Tel: 06.7141251

· Segreteria del progetto “The non discriminating firm”
Via Appia nuova 1065
00178 – Roma
progetti@capodarco.it
www.nondiscriminatingfirm.org



(1) ente morale che da più di trent’anni opera nel campo della promozione sociale di tutte le persone a rischio di emarginazione e che, tra le sue attività, gestisce corsi di formazione professionale per persone disabili, giovani con svantaggio sociale, nomadi etc, finalizzati all’inserimento lavorativo.

(2) Cfr Commissione delle Comunità Europee Bruxelles, 18.7.2001 COM(2001) 366 definitivo “LIBRO VERDE Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”

(3) Azioni a carattere innovativo finanziate nel quadro dell'articolo 6 del regolamento relativo al Fondo sociale europeo
Linea Di Bilancio B2-1630 "Adattamento alla nuova economia nel quadro del dialogo sociale" VP/2001/005

(4) Partner: Università: Roma Tre – Dipartimento di Economia (I); LUMSA, facoltà di Scienze dell’educazione (I); Università di Coimbra – Facoltà di psicologia (P).
Sindacati: CISL nazionale (I); Uniao dos sindicatos de Coimbra (P); Findex - UGT di Extremadura (E)
ONG: NRC – APPC di Coimbra (P); Associazione per la formazione professionale degli adulti AFPA (F)
Confederazioni di imprenditori: CNA – Impresa sensibile (I)
Enti di certificazione: DNV Region South Europe Certification - Regional Office, Milan - Strategic Marketing Dept







 
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Paola Vulterini
Comunità Capodarco di Roma ONLUS
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